Evasione fiscale, prosciolto Cividin Regolare la cessione della tenuta

L’Accusa gli contestava di aver sottratto al fisco 2,5 milioni ma l’avvocato Campeis ha dimostrato che non essendoci differenza tra prezzo di vendita e di acquisto non si poteva truccare i numeri
Di Corrado Barbacini
Lasorte Trieste 21/12/10 - Assindustria, Donatello Cividin
Lasorte Trieste 21/12/10 - Assindustria, Donatello Cividin

Nessuna evasione fiscale. Il costruttore Donatello Cividin esce a testa alta dal procedimento per il quale era stato accusato dal pm Federico Frezza di aver nascosto dolosamente tasse per oltre 2,5 milioni di euro. A pronunciare la sentenza di proscioglimento è stato il gip Raffaele Morvay che ha accolto le richieste del difensore, l’avvocato Giuseppe Campeis. Il pm Frezza aveva definito l’operazione congegnata a fini ingannevoli e cioè dolosa. E quindi aveva proposto una condanna a 3 mesi e 10 giorni.

La vicenda ruota attorno al principato di Parrano i cui passaggi di proprietà sono incappati nella lite tra i figli sull’eredita di Mario Cividin. Si tratta di un antichissimo feudo medievale, con il suo borgo perfettamente conservato in provincia di Terni, su cui domina il castello a protezione dei 3.000 acri di territorio incontaminato. Vi sono conservate testimonianze di interesse storico e archeologico che risalgono all’età paleolitica e del bronzo, sino all’età etrusca e romana. È rimasto pressoché integro fino ai nostri giorni. Si trova a solo un’ora e mezza di auto da Roma e Firenze, in posizione centrale per godere le bellezze dell'Umbria e della Toscana.

L'indagine era scattata dopo la morte del costruttore avvenuta il 4 aprile 2008. Quando i cinque figli avevano iniziato una vera e propria guerra giudiziaria per la spartizione dell'immensa fortuna. Erano entrati in campo gli esperti dell'Agenzia delle entrate. Avevano scoperto che solo apparentemente la tenuta in Umbria con tanto di castello e residenza storia (attualmente ospita un albergo boutique di charme in cui oltre al resort si trovano una Spa con tepidarum, calidarum, e frigidarum, con acqua termale e un centro benessere) era di proprietà per il 48 per cento a una fiduciaria olandese. Mentre la famiglia Cividin attraverso la Cividin & Co Spa risultava titolare delle rimanenti quote del 52 per cento. Ma in realtà l'antico feudo con il suo borgo arroccato intorno al castello di origine medioevale era, secondo l'Agenzia delle entrate, per intero della famiglia del costruttore Mario Cividin. Quando la tenuta è stata ceduta è stato contabilizzato nel bilancio della società solo il 52 per cento del valore del feudo di Parrano. Da qui l'apertura di un contenzioso fiscale milionario e anche del procedimento penale a carico di Donatello Cividin per l'evasione di imposta di 2,5 milioni di euro. Contenzioso dal quale è poi scattato l'accertamento. E a seguito di questo la società Cividin ha già versato lo scorso 14 ottobre la prima rata di 93mila euro.

Sotto la lente della procura - dopo la segnalazione della Guardia di finanza - è finita la cessione per 15 milioni di euro delle quote della “Effe A.T., finanziaria agrituristica termale Principato di Parrano”. L’accusa principale (inizialmente riguardava anche la madre Bruna Frigelli che nel 2006 ha cessato la carica di legale rappresentante e per la quale il pm ha chiesto e ottenuto l’archiviazione in quanto non è risultato avesse avuto parte attiva nella trattativa di cessione del bene) è in sostanza quella di non avere dichiarato al fisco (dopo la morte del padre Mario) una parte della plusvalenza relativa alla vendita dell’immensa tenuta a una fiduciaria olandese che però era riconducibile, secondo le indagini dell'Agenzia delle entrate, proprio alla Cividin e Co Spa. Insomma, solo un trucco.

Ma per il difensore situazione è stata completamente diversa. Nessuna dichiarazione illegale, nessuna frode. Anche perchè la stessa Agenzia delle Entrate ha smontato la tesi della Guardia di finanza. «Il reato contestato - ha spiegato l’avvocato Campeis - presuppone che vi sia una differenza tra prezzzo di vendita e di acquisto. Ci sono le prove che l’acqisto è avvenuto allo stesso prezzo».

In una lunga e articolata memoria Campeis ha concluso che «nessuna evasione c’è stata in quanto nessuna imposta doveva essere corrisposta, perché la società ha sì venduto anche il 48 per cento, ma la ha anche acquistato. E i due dati coincidono perfettamente. Il reato - ha quindi rilevato Campeis - è quindi inconfigurabile perché l’evasione di imposte non è mai esitita».

Nessun reato, nessuna evasione fiscale. Da qui il prosciogimento per Donatello Cividin.

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