Evasione fiscale, indagato il medico triestino Ennio Furlani

Presidente dei Donatori sangue nei guai con la convivente: la loro società avrebbe fatto vendite fittizie per frodare l’Iva
Tommasini -Trieste-Stazione Marittima-Asssociazione Donatori Sangue-Premiazioni-Labaro offerto alla Guardia di Finanza
Tommasini -Trieste-Stazione Marittima-Asssociazione Donatori Sangue-Premiazioni-Labaro offerto alla Guardia di Finanza

Il dottor Ennio Furlani, 74 anni, presidente dell’Associazione donatori di sangue (Ads) di Trieste, è finito nei guai per evasione fiscale: la somma contestata è di un milione e 200mila euro.

Il pm Federico Frezza accusa il professionista di aver indicato nelle dichiarazioni relative al 2007 una serie di fatture che secondo la Tributaria erano state emesse per operazioni inesistenti. Lo scopo, secondo la Procura, era quello di effettuare una serie di vendite fittizie attraverso una società austriaca in modo tale da frodare l’Iva. Perché le merci, come hanno accertato gli investigatori che nei giorni scorsi hanno perquisito l’abitazione del medico imprenditore, non erano mai né arrivate né partite da Trieste. Insomma, secondo il pm Frezza tutto era assolutamente finto. Era stata realizzata una frode, quello che i tecnici definiscono carosello. Nei guai assieme a Furlani anche la convivente Marina Braidot, 55 anni.

Ennio Furlani, così si appare sul sito dell’Ads di Trieste di cui è il presidente, è tenente colonnello Medico di complemento, Cavaliere dell'ordine Al merito della Repubblica Italiana, ma, soprattutto «è un cittadino che ha dedicato gran parte della propria vita agli altri, lottando in prima persona, in campo medico e in quello etico-sociale, per la città di Trieste e per la tutta la sua gente».

«Le accuse sono solo ipotesi che fa la Procura. Non ho mai fatto nulla di illegale», ha dichiarato ieri il medico accusato di essere un evasore. Ha parlato di «teorema» e respingendo ogni addebito ha aggiunto: «Io e la mia convivente siamo al di fuori di questa situazione. Se la ditta è stata chiusa dopo poco più di un anno è stato per motivi di salute della mia convivente. Non certo per altre ragioni. Non sapevamo nulla di questo giro. Chiederò di essere interrogato dal magistrato per chiarire tutto».

L’indagine a carico di Furlani, iniziata dall’Agenzia delle entrate, è stata poi acquisita dalla Tributaria. È partita qualche mese fa proprio su Marina Braidot, titolare della ditta individuale Asa Electronic, rimasta attiva appena per meno di un anno e mezzo e cioè dall’8 agosto del 2007 al 31 dicembre 2008 e che, come risultava alla Camera di comercio, esercitava l’attività di ingrosso di elettrodomestici e di apparecchi e materiali telefonici. Dalle indagini del pm è emerso che la Asa, di cui il presidente dell’Ads Furlani è ritenuto essere stato l’amministratore di fatto, aveva emesso nei 16 mesi di attività appena 9 fatture per un totale di un milione 207mila euro relative - emerge dagli atti - ad altrettanti «acquisti fittizi effettuati da soggetti che mai avevano comprato da terzi quei beni» per cui non potevano di certo rivenderli. Gli acquisti fittizi erano stati effettuati dalla Komeka Srl, dalla Sial di Forlì, dalla Supporti tecnologici e dalla Hi Tech Cxp. Mentre le vendite altrettanto finte che avevano generato un credito fittizio dell’Iva per la somma di 209 mila euro erano state tutte intestate alla ditta austriaca Sf Elektronic Handel di Klagenfurt. In tutto otto fatture per la somma di un milione 144mila euro.

C’è poi il nono documento contabile emesso a carico della ditta Acs per la cifra di 144mila euro. Ma la cosa ritenuta singolare dagli investigatori è che tra i clienti di Sf Eektronic Handel gmbh figurava Supporti tecnlogici che, secondo la Procura, aveva ceduto ad Asa i beni che poi passavano a Sf Elektronik e che infine li ricedeva a Supporti tecnologici. Insomma un giro vorticoso solo apparente delle merci, ma sicuramente dei documenti contabili allo scopo di frodare l’Iva.

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