Evade gli arresti domiciliari per essere portato in carcere

L’uomo, ridotto in carrozzina a causa di un incidente, esce in strada e al bar. Terza volta alla Guardia di finanza e per quest’ultimo caso viene condannato

GORIZIA Ex carabiniere evade dai domiciliari per essere portato in carcere. L’uomo, G.C., residente a Gorizia, dal 2011 è ridotto a muoversi in carrozzina, in seguito ad un incidente che ne aveva causato la paralisi agli arti inferiori. Era stato posto agli arresti domiciliari in attesa di giudizio. Un carattere non facile, quello dell’uomo, le sue condizioni avevano provocato uno stato depressivo.

E i rapporti con la compagna s’erano complicati. Finché la donna l’aveva denunciato per maltrattamenti. L’ex carabiniere dopo due giorni di carcere a Gorizia, era stato “confinato” tra le mura di casa, in via Del Santo.

Invalido e privo di assistenza, in preda all’esasperazione era uscito dall’abitazione, aveva chiamato i carabinieri e la polizia avvisandoli di essere evaso e di raggiungerlo per farsi accompagnare in cella. Le pattuglie intervenute l’avevano trovato ad una cinquantina di metri da casa, dove l’avevano riaccompagnato.

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L’evasione s’era ripetuta con le stesse modalità e richieste, in quel caso le forze dell’ordine l’avevano raggiunto in un bar, sempre vicino a casa riportandocelo in stato di quasi incoscienza, alterato dall’alcol.

Terza evasione: questa volta l’uomo s’era recato alla caserma della Guardia di Finanza, in via Diaz, per denunciare la compagna, sostenendo che gli avesse sottratto beni e denaro.

È partito il procedimento. Lo scorso 15 ottobre, il giudice monocratico del Tribunale di Gorizia, Fabrizia De Vincenzi, lo ha assolto per le “uscite” in strada e al bar, ma lo ha condannato per essersi recato alla caserma della Guardia di Finanza a sporgere denuncia. Che la Procura aveva poi archiviato procedendo invece per calunnia a carico dell’uomo.

Nel frattempo, il Tribunale lo aveva condannato in ordine a maltrattamenti psicologici nei confronti della compagna: tre anni e quattro mesi, ridotti a due anni in appello. Il legale difensore, avvocato Massimo Macor, aveva sottolineato proprio le gravi difficoltà e le problematiche depressive che affliggevano l’uomo, oltre al fatto che la decisione lo avesse ritenuto responsabile di nessuna prevaricazione fisica, ma solo morale.

«Il mio assistito – ha osservato il legale – ha sempre sostenuto la sua innocenza riconoscendo come il suo comportamento fosse evidentemente dettato unicamente dalla depressione legata alla sua condizione di invalido».

L’uomo in carcere comunque ci è arrivato, due giorni trascorsi a Gorizia e sei a Udine. Insomma, un caso complicato, sicuramente umano per le problematiche fisiche e psicologiche che dal giorno di quell’incidente hanno scombussolato la vita dell’ex carabiniere.

G.C., del resto, lo ha sempre riconosciuto: «Ho trascorso sei giorni di detenzione a Udine, ma un carcere non è una casa adeguata “su misura” per un disabile. I medici e la stessa direttrice della struttura carceraria avevano espresso parere contrario circa l’opportunità della detenzione. Sono stato trattato molto bene dal personale, una sensibilità apprezzata nel comprendere le condizioni davvero difficili nelle quali mi trovavo. Quanto alla detenzione a Gorizia, invece - ha concluso -, sono tornato a casa con infezioni urinarie, febbre alta e piaghe tuttora in cura».—
 

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