Europee 2014: svolta slovena a destra Janša punta al governo

Il leader di Sds, condannato per corruzione nel caso Patria, brinda alla vittoria e si prepara al voto di luglio denunciando la «manipolazione della giustizia»
epa03438534 Slovenian Prime Minister Janez Jansa arrives for the second and last day of the European Council Summit in Brussels, Belgium, 19 October 2012. European Union leaders overcame their differences on a eurozone banking supervisor early 19 October, paving the way for the new mechanism to likely become operational in 2013. The measure, which had caused friction between France and Germany, is a prerequisite for the eurozone's bailout mechanism to directly assist troubled banks. It is seen as key to restoring trust in the common currency area amid its debt crisis. EPA/THIERRY ROGE
epa03438534 Slovenian Prime Minister Janez Jansa arrives for the second and last day of the European Council Summit in Brussels, Belgium, 19 October 2012. European Union leaders overcame their differences on a eurozone banking supervisor early 19 October, paving the way for the new mechanism to likely become operational in 2013. The measure, which had caused friction between France and Germany, is a prerequisite for the eurozone's bailout mechanism to directly assist troubled banks. It is seen as key to restoring trust in the common currency area amid its debt crisis. EPA/THIERRY ROGE

TRIESTE. Il centrodestra in Slovenia è riuscito là dove il centrodestra in Italia ha fallito: ha vinto le elezioni europee con il leader pregiudicato. Janez Janša, dunque, batte Silvio Berlusconi anche se poi lui, Janša rischia veramente il carcere e non i servizi sociali. Del resto il successo di Janša & Co. era atteso. E successo è stato. Tre eurodeputati per la Sds (democratici), ovvero Milan Cver, Roman Tomc e Patricija Šulin, due alla lista comune Nsi+Sls (Nuova slovenia e popolari), l’immarcescibile Lojze Peterle che così si guadagna già il nomignolo di Andreotti sloveno e Franc Begovi›. Al centro spicca l’acuto elettorale di Igor Šoltes, ex presidente della Corte dei conti che con la sua neonata formazione Verjamen (credo) si è garantito il seggio a Bruxelles.

E la sinistra? Lacrime e sangue. Deve accontentarsi di due seggi: Ivo Vajgl (Desus) e Tanja Fajon (socialdemocratici). In termini percentuali il verdetto è: Sds 24,86%, Nsi+Sls 16,46%, Verjamen 10,5%, Desus 8,16% e Sd 8,05%. Le altre formazioni hanno avuto invece: Slovenia positiva 6,6%, Sinistra unita 5,5%, Concretamente 4,9%, Sns (estrema destra di Jelin›i›) 4,04%, Zares 0,94%, Ufficio dei sogni 3,6%, Pirati 2,5%, Solidarnost 1,5%, Lista nazionale 1% (il suo presidente Gregor Virant attuale ministro degli Interni si è dimesso), Verdi 1% e Popolo sloveno 0,4%.

Ribaltone in vista dunque? Lo sapremo a luglio quando la Slovenia tornerà alle urne per le elezioni politiche anticipate. Il quadro politico cambierà leggermente in quanto entrerà in lizza anche il nuovo partito della premier dimissionaria Alenka Bratušek, ma i sondaggi svolti da Mediana mostrano come i risultati non si discosteranno di molto da quelli di domenica scorsa con il partito di Alenka quotato al 4,3% e questo senza neanche che si sia tenuto il congresso costitutivo previsto per sabato prossimo e con Nsi e Sls che correranno ciascuna per conto proprio e perderanno consensi a vantaggio della Sds che potrebbe superare il 25%.

L’algido Janša ha sostenuto che l’esito del voto «dimostra come in Slovenia c’è solo un partito che in questo momento offre un programma serio e soluzioni professionali». Janša però esprime preoccupazione, in vista del voto di luglio, per la grande frammentazione politica del Paese che potrebbe rendere molto difficile costruire una forte coalizione di governo. E lui, pregiudicato, sarebbe pronto a lasciare la leadership della Sds se questa fosse una pregiudiziale per fare il nuovo esecutivo? «Domande che si fanno quelli che credevano di vincere con l’abuso delle istituzioni», risponde secco. «La nostra concorrenza - precisa subito - non aveva alcun programma se non la manipolazione della magistratura nel processo Patria».

La confusione, invece, regna a sinistra. Lo schiaffo più pesante dalle urne lo hanno ricevuto i socialdemocratici che hanno eletto all’Europarlamento un solo deputato e neanche il capolista che era lo stesso presidente Igor Lukši›. A passare è stata l’uscente europarlamentare Tanja Fajon. «Vincere in politica con il voto di preferenza mi sembra un grande successo anche come donna, ma non sono contenta del risulato del mio partito». La Fajon invita la sinistra a smettere di frammentarsi e a pensare a una coalizione per le prossime politiche di luglio. E l’eurodeputata non nasconde la voglia di un’offensiva rosa al mondo politico e cita le parole della Bratušek: «Sta arrivando il tempo delle donne». Lukši›, intanto, si è dimesso dalla carica di presidente dei socialdemocrati, una delle vittime del dopo-elezioni. Il voto di domenica in Slovenia ha chiaramente bocciato la politica fin qui espressa dal centrosinistra al governo. Ha vinto relativamente la Sds, ma ha trionfato il centrodestra. Fa poi meditare il fatto che la gente abbia sostenuto i democratici nonostante la condanna esecutiva a due anni di carcere del suo leader per corruzione. La destra è andata in massa alle urne (ha votato il 24,08% degli aventi diritto), la sinistra no. La sinistra si è scavata la fossa già nella formazione delle liste elettorali massacrando tutto il potenziale del suo corpo elettorale.

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