Eternit, Monfalcone teme l’”effetto domino”
Il pronunciamento della Cassazione, che a Torino ha annullato la condanna al manager svizzero Schmidheiny per disastro ambientale doloso, ritenuto prescritto, azzerando il processo Eternit, ha suscitato forte impatto nel Monfalconese, alle prese con il maxi-procedimento ancora monco delle motivazioni alla sentenza emessa oltre un anno fa. Nel processo goriziano, il Comune di Monfalcone, la Provincia di Gorizia, l’Associazione esposti amianto e la Fiom-Cgil s’erano costituiti parte civile.
L’Aea intanto intende chiedere al sindaco della città dei cantieri, Silvia Altran, la proclamazione del lutto cittadino, come ha già stabilito il sindaco di Casale Monferrato, Titti Palazzetti, in segno di solidarietà e di condivisione del dramma-amianto. E dalla Cgil arrivano i commenti più netti. «Quanto è accaduto a Torino, pur nel rispetto della sentenza, è grave - sostiene il segretario provinciale Paolo Liva -, significa non considerare le morti per amianto una strage. Non può esserci la prescrizione di fronte agli innumerevoli decessi avvenuti e a quelli che ancora ci saranno. Va rivista la normativa. Il nostro sindacato aveva considerato il dramma amianto una strage di Stato: la consapevolezza dei rischi legati all’esposizione al minerale era maturata ben prima della legge che nel ’92 bandì l’eternit».
Liva aggiunge: «Paradossalmente per i procedimenti goriziani la situazione è migliore. Aver anticipato il processo penale con il riconoscimento del danno differenziale per le famiglie in sede civile, s’è rivelata una scelta opportuna. Ritengo comunque che non sia giustificabile il ritardo, poichè va consolidata la responsabilità penale che è stata stabilita».
La senatrice del Pd, Laura Fasiolo, commenta: «La prescrizione del processo Eternit, in tutta la sua assurdità, richiama l’attenzione anche sulla vicenda Fincantieri. Trovo già paradossale che a più di un anno di distanza la sentenza Fincantieri non sia stata ancora depositata. Penso alla memoria delle vittime e alle famiglie che continuano a sperare che giustizia sia fatta. Ma il vero pericolo dietro l’angolo è che anche questo processo cada in prescrizione. L’Associazione esposti amianto e la comunità scientifica prevedono inoltre che le persone in passato già esposte all’amianto, potrebbero correre rischi ancora per i prossimi 5 o 10 anni. È un dato allarmante che va tenuto in considerazione».
Il sindaco Silvia Altran osserva: «Di fronte a quanto avvenuto a Torino, non posso che esprimere sgomento. Ritengo doveroso garantire una conclusione dei processi in tempi congrui. Tenere in sospeso tante famiglie di lavoratori morti a causa dell’amianto è oltremodo doloroso. È necessario un efficientamento del sistema giudiziario, che permetta di dare risposte certe e adeguate». Per il presidente della Provincia di Gorizia Enrico Gherghetta «la riforma della giustizia è indispensabile. Quanto è accaduto a Torino è ignobile, non perchè non rispetto le sentenze, ma perchè ci sono sentenze che portano a interrogarsi se vi sia ancora uno stato di diritto». Quanto alla situazione monfalconese dice: «L’assenza delle motivazioni a un anno dalla sentenza del processo-amianto, mi lascia sbigottito. Dimostra che il problema della giustizia è serio».
L’avvocato Chiara Paternoster, componente dell’Aea, argomenta: «La grande amarezza è quella di trovarsi a dover constatare che una cosa è la giustizia e altro è il diritto: così il nostro Paese ha un futuro segnato. Il rischio di prescrizione anche per il nostro processo è molto alto. Al ritardo delle motivazioni alla sentenza, si aggiungono gli anni attesi per l’istruzione del procedimento. Allo stato attuale restano sospese le possibili impugnazioni e per rispettare i termini di prescrizione è necessario arrivare alla Cassazione, o comunque a una sentenza definitiva, a fronte dell’assenza di ricorsi. Abbiamo sollecitato lo Stato, e continueremo a farlo».
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