Estorsione, Prioglio a giudizio
Estorsione. Per questa accusa è stato rinviato a giudizio Francesco Prioglio, 84 anni, già amministratore unico della Duke grandi marche, lo storico salumificio triestino specializzato in prodotti tipici fallito un anno e mezzo fa. A disporre il giudizio è stato il giudice Laura Barresi che ha accolto la richiesta del pm Maddalena Chergia. L’udienza dibattimentale è stata fisata per il prossimo 22 ottobre.
In sostanza, secondo l’accusa, Prioglio ha preteso e ottenuto 40mila euro dai soci per firmare il contratto di vendita di un immobile a una terza persona. Presunte vittime dell’estorsione Luigi e Fernando Ascani, 68 e 65 anni, comproprietari assieme a Prioglio di un immobile situato in via Canapificio a Udine e adibito ad allevamento di equini. Una struttura che appunto Prioglio, in qualità di amministratore della Duke grandi marche che ne era proprietaria al 33 per cento, e gli altri due avevano deciso nel dicembre del 2011 di mettere in vendita. Era stato trovato un compratore che aveva proposto irrevocabilmente la somma di 600mila euro da ripartire tra i soci.
Ma, secondo la querela sporta da Fernando Ascani, inaspettatamente Prioglio aveva revocato la propria decisione di vendere pro quota l’immobile salvo che gli altri soci non avessero provveduto a versargli l’importo di 20mila euro a testa a mezzo assegni circolari intestati a lui personalmente, non alla Duke Grandi marche come amministratore. Nella querela - che ha dato origine all'inchiesta del pm Maddalena Chergia - si riferisce che l’imprenditore aveva preteso che i soci firmassero una dichiarazione nella quale si affermava che tali somme erano personalmente dovute a lui stesso per precedenti prestiti in denaro.
Quando finalmente era stata decisa la vera e propria vendita, l’acquirente in via preliminare aveva versato la somma di 200mila euro al momento. Un paio di mesi dopo era stato stipulato il contratto. E proprio in questa occasione - secondo l’accusa - Prioglio aveva dichiarato di non avere intenzione di firmare se gli altri due non avessero depositato fiduciariamente due assegni da 20mila euro presso un notaio indicato, dando mandato irrevocabile al professionista di consegnare a lui i titoli dopo la definizione della compravendita. E così è stato. Secondo Fernando Ascani, che si è rivolto all'avvocato Ferdinando Ambrosiano, in un tale comportamento è ravvisabile il reato di estorsione. Perché si tratta di somme che non erano dovute. Al contrario secondo l’avvocato Alfredo Antonini, difensore di Francesco Prioglio, quanto è avvenuto è «riconducibile a una trattativa commerciale. Nessuna finalità estorsiva. Perché nessuno - ha affermato ieri - può essere costretto a svendere un bene». E poi ancora: «Francesco Prioglio non aveva alcun interesse alla vendita alla quale invece erano interessati i signori Ascani. Dunque - per la difesa - si è trattato solo di un libero accordo».
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