ESTATE A BARCOLACapitaneria, no ai cartelli del Comune"Ai Topolini non c'è divieto di tuffi"
Malgrado il Comune abbia esteso la proibizione fino all’ultimo tratto nessuna multa per i ragazzini che si sono lanciati in acqua. Il motivo: non esiste alcun divieto di tuffarsi a Barcola. La Capitaneria di Porto: "Quei cartelli vanno tolti". Il vicesindaco Paris Lippi: "Non credo che li cambieremo"

Tuffi ai Topolini
TRIESTE.
Nei giorni scorsi, chiamati da alcuni bagnanti inferociti, carabinieri e vigili urbani sono intervenuti ai Topolini per dissuadere alcuni ragazzini dal lanciarsi in acqua con gli schiamazzi - e gli schizzi - che ne conseguivano. I giovani sono stati identificati e invitati a non tenere un simile comportamento. Ma non c’è traccia dell’appioppata multa da 200 euro di cui si era sparsa la voce tra i bagnanti. E il motivo è semplice: non esiste alcun divieto di tuffarsi a Barcola. Malgrado il Comune abbia esteso la proibizione posizionando di recente degli evidenti cartelli color mattone fino all’ultimo Topolino.
Ma a fare chiarezza interviene la Capitaneria di Porto: «Quei cartelli vanno tolti e sostituiti con altri che allertino i bagnanti su un eventuale pericolo - sostiene Antonio Basile, comandante della Capitaneria - non esiste nessun divieto di tuffarsi». Il tuffo insomma è libero. Eppure le migliaia di frequentatori dei Topolini e della Pineta hanno sempre creduto che in quello specchio d’acqua fosse severamente proibito tuffarsi. Una convinzione generata proprio da quei cartelli e diventata ormai di dominio pubblico.
Il Comune però non ci sta: «Quei cartelli sono un dissuasore - precisa Paris Lippi, vicesindaco con delega agli stabilimenti balneari - mi meraviglio che la Capitaneria non li abbia mai notati fino ad ora: non credo li cambieremo». Di fatto, in ogni caso, quella scritta ”Vietato tuffarsi” con tanto di disegno di omino che si lancia in mare è una sorta di bluff. Il divieto non è imposto da nessuno. Non esistono normative che impediscono ai frequentatori dei Topolini di entrare in acqua tuffandosi, non è proibito cimentarsi - come ogni giorno fanno frotte di ragazzi e non - in una ”clanfa” o in un ”volo d’angelo”.
«Io, e anche i bagnini, diciamo sempre alla gente che è vietato tuffarsi - ammette Renata Schiberna, responsabile della cooperativa La Bora che da sette anni ha in gestione lo stabilimento di Barcola - abbiamo sempre pensato ci fosse un reale divieto a causa dei fondali troppo bassi».
«La Capitaneria - evidenzia il comandante Basile - impone agli stabilimenti di segnalare le zone a rischio. Corretto e doveroso dunque un avviso che metta all’erta i bagnanti sul fatto che i fondali non sono troppo alti, ma il divieto è tutt’altra cosa. Non c’è un’ordinanza comunale che dice che non ci si può tuffare e nemmeno nostre indicazioni». A meno che, naturalmente, qualcuno tuffandosi non rispetti le regole dell’educazione bagnando gli altri, urlando e infastidendo chi prende il sole. «Ma in quel caso - precisa il capitano - il reato c’è: le molestie sono punite dal codice penale. Quando si va al mare bisognerebbe astenersi da certi comportamenti».
Un discorso a parte merita invece il porticciolo di Barcola dove la Capitaneria ha imposto un divieto di balneazione che non consente dunque di tuffarsi.
Eppure i tuffatori maleducati sono diventati da tempo un problema ai Topolini. Le lamentele sono costanti e fino ad oggi, per far fronte a tanta maleducazione, veniva fatta leva proprio su quel divieto.
«Il Comune, in qualità di concessionario di quello stabilimento, - suggerisce Basile - potrebbe pensare di individuare una zona da destinare a chi vuole starsene in pace senza venir infastidito da chi si tuffa; e un’altra dove, pur evidenziando il pericolo dovuto ai fondali poco profondi, consentire ai bagnanti di decidere liberamente se rischiare o meno».
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