Esplosione nel condominio di via Boito, spunta l’ipotesi del tentato suicidio

Lo scoppio sarebbe stato provocato da un inquilino abusivo di 53 anni, ora in Rianimazione con ustioni sul 60% del corpo
Lasorte Trieste 02/10/19 - Via Boito, Scoppio
Lasorte Trieste 02/10/19 - Via Boito, Scoppio

TRIESTE Polvere e macerie, come una scena di guerra. O di un terremoto, come ha pensato la gente qui quando martedì sera ha sentito lo scoppio dal palazzo Ater di via Boito. Un boato fortissimo. «Tremava tutto», racconta chi abita nei dintorni. L’ultimo piano del civico 4, l’alloggio esploso, è sventrato. È stata una fuga di gas, questo è ormai certo. E non sembra un incidente, ma un gesto intenzionale. Provocato.

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Già, voluto. Man mano che passano le ore, la vicenda si svela in tutta la sua drammaticità. L’uomo rimasto ferito è un cinquantatreenne triestino che avrebbe tentato il suicidio. Adesso è ricoverato in terapia intensiva nel reparto di Rianimazione di Cattinara con ustioni sul 55-60% del corpo. È grave. Gli hanno fatto la tracheotomia. Ha anche una frattura alla tibia e al perone.

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Diversi i retroscena sul caso. Il primo. Tra i residenti che martedì a tarda sera si sono riversati in strada poco dopo lo scoppio, assiepati oltre ai nastri di sicurezza che delimitavano l’area del disastro, ha iniziato a circolare di cellulare in cellulare lo screenshot di un post su Facebook. Pare pubblicato dalla stessa vittima alcune ore prima. «Adesso basta, ghe dago un taio per sempre. Ciao amici», questo c’era scritto sul post. Un chiaro intento a voler farla finita.

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Ma c’è dell’altro. Da quanto risulta dagli accertamenti dell’Ater, l’appartamento era occupato abusivamente. L’alloggio, in effetti, rientra tra le case sfitte di disponibilità pubblica. E anche l’allacciamento alla rete gas era abusivo.

Peraltro non è l’unico appartamento che in quella zona viene utilizzato illegalmente. I vecchi caseggiati di via Boido sono pieni di appartamenti disabitati. E qualcuno ne approfitta. Una situazione che sfugge completamente al controllo delle istituzioni. «Io ho chiamato tante volte la Polizia per segnalare che all’ultimo piano viveva un abusivo - testimonia uno degli inquilini della palazzina - ma nessuno ha mai fatto niente. Sono anni che è così. Anzi, è gente che si scambia gli appartamenti. Per un po’ di tempo ci abita uno, poi arriva qualcun altro. Magari si fanno anche pagare...».



Sono quattro i residenti che, a causa dello scoppio, sono rimasti in strada. Cioè, tirando le somme, tutti gli inquilini dell’edificio: una conferma del fatto che gran parte della palazzina era vuota.

Le persone sono state invitate a rivolgersi all’Ater per trovare una soluzione abitativa immediata. Martedì hanno trascorso la notte a casa di parenti.

In queste ore sono in corso gli accertamenti tecnici degli specialisti del Vigili del fuoco per ricostruire con esattezza l’accaduto. Il sito è stato messo in sicurezza.

«Oggi (ieri, ndr) siamo intervenuti sulle parti pericolanti, quelle che avrebbero potuto precipitare sulla pubblica via», spiega Lorenzo Pecorella, funzionario di turno dei Vigili del fuoco di Trieste. «Inoltre - aggiunge - abbiamo spostato le autovetture danneggiate. Abbiamo bonificato gli appartamenti, svuotando i frigoriferi dal cibo rimasto (un intervento per assicurare i livelli minimi di igiene negli spazi, ndr) e abbiamo chiuso via Boito, così come la parte retrostante». Il fabbricato, dunque, resta isolato. Nei prossimi giorni le operazioni proseguiranno con la valutazione strutturale dell’edificio. Visto il disastro, con ogni probabilità sarà demolito.

La domanda che si pone chi abita da queste parti è chiara: il palazzo è a rischio crollo? Al momento il pericolo non è del tutto escluso. In effetti la parete del lato esterno, quella che dà su via Boito, è inclinata. Lo spostamento è visibile anche a un occhio non esperto. È l’effetto determinato dalla sovra pressione causata dallo scoppio. Il tetto si è staccato dal muro portante. I solai sono gravemente lesionati. Nessun danno strutturale, invece, agli stabili circostanti.

L’asfalto è ancora disseminato di schegge di vetro, intonaci e pezzi di mattoni. Le automobili parcheggiate ricoperte dai detriti. Indaga la Polizia. —


 

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