Esplosione di un residuato bellico a Gorizia, condannato a un anno

Maurizio Plesnicar dovrà pagare anche 3 mila euro per la deflagrazione dell’ordigno avvenuta nel dicembre 2015
L’area di Sant’Andrea dove si verificò la seconda esplosione (Foto Bumbaca)
L’area di Sant’Andrea dove si verificò la seconda esplosione (Foto Bumbaca)

TRIESTE. Nuova condanna per il sessantaduenne goriziano Maurizio Plesnicar, incappato nell’esplosione di un residuato bellico nell’area circostante via Gregoric. In questo caso la pena stabilita dal Tribunale è stata di un anno e 3 mila euro, oltre ad un’ammenda di 70 euro.

I fatti risalgono al 2015, allora era il primo ordigno che l’uomo aveva in dotazione - di acquisizione ignota - ad esplodere nella zona, vicina ad un terreno di proprietà dov’era situato il suo capannone. Una circostanza evidentemente pericolosa, quella di armeggiare “reperti” inesplosi, e che tuttavia all’epoca si era fortunatamente limitata ad una deflagrazione senza drammatiche conseguenze, considerato che quando s’era verificato il “botto” il 62enne si era ormai allontanato. Il tutto salvo poi ripetere la micidiale esperienza due anni dopo.

Il suo primo “esperimento” lo ha portato davanti al Collegio giudicante, che giovedì ha pronunciato la sentenza. Il presidente Marcello Coppari con a latere i giudici Concetta Bonasia e Francesca De Mitri ha disposto la condanna ad un anno di reclusione e 3 mila euro in merito al reato di accensione ed esplosione pericolose, in base all’articolo 705 del Codice penale, riconoscendo le attenuanti generiche. Quindi l’ammenda dei 70 euro in ordine alla detenzione di materiale esplosivo. L’imputato è stato invece assolto per il reato di ricettazione (648 del Codice penale). Quanto alla confisca degli ulteriori “residuati” di cui era stato trovato in possesso, è stata disposta la restituzione. Disposto quindi il pagamento delle relative spese processuali.

Il Collegio giudicante si è riservato 90 giorni per il deposito della sentenza. A rappresentare il sessantaduenne goriziano sono stati gli avvocati Alberto Tarlao e Samo Sanzin. Il pubblico ministero titolare del procedimento è Ilaria Iozzi. L’evento era accaduto il 10 dicembre 2015, Plesnicar aveva in mano un ordigno del calibro di circa 150 millimetri, una granata di artiglieria caricata con esplosivo tra i 4 e i 6 chili, com’era stato ricostruito dalle indagini inquirenti. «Allora aveva dato fuoco alla polvere per inertizzarla – ha spiegato l’avvocato Tarlao che giovedì era presente in aula, assieme al proprio assistito –. Aveva quindi gettato tutto in un bidone, l’esplosione era avvenuta quando si era già allontanato».

Nessuna conseguenza, dunque, l’uomo non aveva riportato alcuna ferita, né era stato investito alcuno da quello scoppio improvviso. Nel corso delle verifiche all’interno della proprietà di Plesnicar, il terreno regolarmente recintato, dietro lo stabilimento Coveme, erano stato rinvenuto altro materiale bellico, che era stato posto sotto sequestro, e che ora sarà restituito. Il legale ha osservato: «Nel processo abbiamo sostenuto che il materiale conservato nel capannone era rappresentato da inerti, non penalmente rilevanti, pezzi sostanzialmente di metallo». 

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