Esplosione a Gorizia, perizia sui resti dell’ordigno

Aperto un fascicolo dalla Procura della Repubblica. Gli inquirenti: «Non c’è nessuna correlazione con il vicino cantiere dell’ascensore al Castello». Un precedente nell’area dell’ex ospedale
Di Francesco Fain

Un piccola bomba rudimentale. Interrata e coperta da un secchio, di quelli che si utilizzano per mescolare il cemento.

Emergono nuovi e inquietanti dettagli sull’ordigno esploso attorno alle 23 di martedì sul colle del castello. Il dottor Enrico Pavone, titolare delle indagini, pur non avendo ancora ricevuto il rapporto delle forze dell’ordine, ha dichiarato che disporrà le perizie sui frammenti del tubo metallico, utilizzato molto probabilmente come supporto per l’innesco. In questa fase, un ruolo di primo piano è affidato alla polizia scientifica che dovrà esaminare attentamente il reperto. Tutte le ipotesi sono aperte: dalla bravata al gesto intimidatorio. La Procura non parla di attentato perché non ci sarebbero gli estremi.

La polizia, inoltre, tende ad escludere possa esserci una correlazione con i lavori di realizzazione dell’ascensore al Castello. «L’area del cantiere non è stata interessata dall’esplosione - sottolinea Claudio Culot, il capo della squadra mobile -. Non ci sono nemmeno rivendicazioni che lascino intravvedere questa pista. Deduco che se si fosse voluto colpire l’impianto di risalita, lo si sarebbe potuto fare in mille altre maniere, più visibili». Il tubo metallico è stato trovato nella boscaglia sul colle del Castello, in una zona che è più vicina al maniero rispetto alla prima stazione dell’ascensore. I danni causati sono considerati «irrisori»: ci sarebbero alcuni alberi danneggiati, probabilmente colpiti dall’ordigno andato in frantumi.

Il sindaco Ettore Romoli avrebbe voluto effettuare un sopralluogo ma nel cantiere, ieri pomeriggio, non c’erano gli operai al lavoro. «Probabilmente - spiega il primo cittadino - le forze dell’ordine hanno fatto interrompere temporaneamente i lavori. Comunque, ho avuto modo di parlare con gli inquirenti e mi hanno confermato la presenza dei resti di un ordigno rudimentale fatto scoppiare nelle vicinanze del cantiere dove si stanno realizzando l’ascensore e la scala di collegamento fra piazza Vittoria e il castello. Personalmente mi auguro che i protagonisti di questo episodio siano solo dei giovinastri che non hanno null’altro da fare e che vengano individuati al più presto, anche per evitare la nascita di allarmismi e preoccupazione in tutta la città».

Romoli non nasconde, però, che si tratta di un «clima che comincia a non piacermi - scandisce chiaramente -. Di certo, simili comportamenti vanno condannati senza se e senza ma, così come i precedenti atti vandalici effettuati sia nello stesso cantiere sia nella galleria Bombi, dove sono state scritte frasi ingiuriose “siglate” da simboli politici. Fatti davvero spiacevoli».

Ma c’è un altro elemento. Che emerge soltanto oggi. Nei mesi scorsi, si è verificata un’altra forte esplosione nel compendio dell’ex ospedale civile. Anche se le bocche degli inquirenti restano rigorosamente cucite, pare che l’ordigno abbia più di qualche punto di contatto con quello fatto scoppiare sul colle del Castello. C’è un “Unabomber” in salsa isontina? C’è qualcuno o più persone che si “divertono” a confezionare ordigni rudimentali e li fanno scoppiare nelle aree isolate?

Punti interrogativi aperti. «Ripeto: mi auguro che sia soltanto una bravata e non qualcosa di più serio e inquietante», la conclusione del primo cittadino.

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