Esof e la rotta per il futuro di una città
TRIESTE Doveva essere l’appuntamento storico per l’affermazione internazionale della Trieste scientifica: è divenuto, causa tutto quanto sappiamo e viviamo da mesi, qualcosa di diverso. Non meno importante, certo più difficile (da organizzare e da far conoscere nei modi giusti) ma altrettanto stimolante e potenzialmente decisivo per il territorio. Esof2020 riesce infine a spiegare le sue vele, in presenza e digitali: segna la ripartenza della città, in un mare ancora molto mosso, con al timone la sua composita eccellenza chiamata scienza.
Trieste vuole dimostrarsi degna del titolo di capitale europea pro tempore del settore: lo farà radunando studiosi di valore indiscusso, elaborando documenti con gli orizzonti e i confini dell’impegno comune per lo sviluppo e il bene delle collettività. Traccerà una rotta e lungo questa dovrà sforzarsi di immaginare il proprio approdo, che non può e non deve esaurirsi in una convention pur senza precedenti.
Stefano Fantoni, campione e anima di Esof2020, parla di rinascita di Trieste dal punto di vista dell’innovazione, di una Trieste Valley (per altro vagheggiata da tempo e magari utopistica) verso cui dirigersi a tutti i costi. Che è ben oltre il riempire il calendario di un centro congressi e l’affermare un primato in termini di ricerca e sperimentazione che ha il suo riverbero più lontano da qui che vicino a noi.
Si tratta per Trieste di mettere la scienza al centro di un futuro prossimo e non di una settimana sotto i riflettori. Togliersela dall’occhiello come un fiore destinato ad appassire e, invece, coltivarla giorno per giorno. Non in condizione di subalternità, senza complessi di inferiorità, ma pretendendo dalla stessa comunità scientifica un rispetto reciproco e una progettualità illuminata, compatibile con i tempi. Ascolto e conoscenza, con obiettivi condivisi. Un’impresa, certo: a Trieste forse più che altrove. Ma proprio come è stata un’impresa il varo di Esof2020 in queste acque.
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