Esof 2020 Trieste, runner vicino ai vip nella “cittadella”. E al centro congressi arrivano in mille
La giornata d’esordio nell’area di Esof che resta aperta a tutti. All’interno arredo minimalista, mostre e misure anti-Covid

Curioso allestimento ad hoc per Esof 2020 al nuovo Centro Congressi in Porto Vecchio
TRIESTE Corre, come fa ogni pomeriggio, nella “sua” Porto vecchio sotto casa. E mentre si allena, quasi sfiora con la sua maglietta giallo fosforescente la giacca del ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi. Se ne sarà accorto quel runner? Chissà.
Ma è anche questo il bello di Esof che da ieri, fino al 6 settembre, celebra nei magazzini 27, 28 e 28-bis Trieste città europea della scienza attraverso eventi di ricerca e innovazione, lasciando comunque aperte le porte dell’antico scalo alla città. Non è una manifestazione affollata. Il Covid ha lasciato il segno. Prima dell’epidemia, si pensava che nel corso dell’intera settimana sarebbero confluite circa 5 mila persone. Sono invece un migliaio quelle che hanno raggiunto ieri la sede principale dell’iniziativa scientifica. Ci si è reinventati sui temi e sulle modalità di comunicazione: tanti ospiti partecipano in collegamento e il coronavirus è diventato uno dei temi principali.
Poco prima della cerimonia ufficiale, che è scattata alle 15, gli ospiti d’onore hanno raggiunto i magazzini 27 e 28, freschi di restauro, ora sede del nuovo centro congressi con vista mare. A ridosso dell’inaugurazione arrivano la virologa Ilaria Capua e Fabrizio Nicoletti, dirigente del ministero per gli Affari esteri. Non a caso il numero di forze dell’ordine presenti diventa sempre più cospicuo con l’avvicinarsi del momento clou. E poi c’è il segretario di Stato di Sua Santità Pietro Parolin. A presenziare invece già dalla mattinata inoltrata è la direttrice del Cern, Fabiola Gianotti.
Un arredo minimalista accoglie i visitatori, tra i tappeti azzurri e gialli e le sedie bianche. In questi spazi si alternano le aree dedicate esclusivamente ai panel scientifici, in programma per gli addetti ai lavori già dalle 8.30 del mattino, alle esposizioni sui temi più disparati, aperte invece a tutto il pubblico. Una commistione che permette, prendendo spunto dal Science in the city festival – la manifestazione di Esof organizzata in primis nella città per la città –, di coinvolgere anche i triestini stessi. Le esposizioni hanno inizio poco dopo l’ingresso, dove vengono espletate anche le procedure ormai divenute di rito nell’era del Covid: misurazione della temperatura, gel e compilazione dell’autocertificazione.
Ma cosa c’è da vedere a Esof? Dopo il corner realizzato per spiegare la scienza ai bambini, in altri 200 metri quadrati, volutamente “sotto sopra”, si parla di bora. Rino Lombardi, il deus ex machina del piccolo museo di via Belpoggio, dedicato al vento di Nord Est, si è trasferito qui. E spiega ai “viandanti” attraverso più installazioni, accompagnate anche da un video a cura di Renato R. Colucci, che cos’è la bora. «L’idea era di raccontare in maniera più ampia questo tema, non solo da un punto di vista meteorologico», spiega Lombardi.
Il percorso continua con una moderna installazione della Società Max Planck, una delle principali istituzioni tedesche nel campo della ricerca di base, che esplora il mutare della società. “Both ways” poi è una mostra che riunisce le idee dell’arte contemporanea dell’Europa dell’Est e di esperti di comunicazione della scienza. Spazio poi alla robotica e ad altre tecnologie, attraverso cui si esplora il rapporto uomo-macchina. Il percorso – che vede anche degli stand espositivi, in cui è presente ad esempio il gruppo RnBGate, nato con il compito di aiutare le aziende a diventare più tecnologiche – sembra però non d’immediata comprensione. Meno ermeticità e più spiegazioni, verrebbe da dire agli scienziati. È uno dei piccoli difetti ancora da sistemare, con il placet degli organizzatori. Dettagli da limare, come è normale che capiti nella giornata di debutto, a cui in parte si è già rimediato: lo staff, inizialmente carente d’indicazioni logistiche, è riuscito a rimettersi in carreggiata. —
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