Escort “scontate” per i quasi sposi

Cominciato il processo a carico del titolare del Punto G, ricostruite le notti bollenti dietro i separè

Silvano Trieste 16/10/2010 Pattuglia Carabinieri al Punto G
Silvano Trieste 16/10/2010 Pattuglia Carabinieri al Punto G

“Pepati” addii al celibato, in compagnia di ballerine disponibili e generose con tutta la comitiva. Ma anche fugaci incontri a due, su compiacenti divanetti immersi nella penombra e nascosti alla vista altrui da spesse tende.

Tra questi due estremi- l’uno pubblico, l’altro privatissimo - si è sviluppata secondo l’inchiesta del pm Federico Frezza l’attività del Punto G, il locale notturno di via Economo che, prima di essere sequestrato nello scorso ottobre, ha impegnato per mesi un nutrito gruppo di carabinieri che indagavano sulle attività fuori ordinanza del gestore e delle “sue” ballerine.

Ieri si è aperto il processo che vede sul banco degli accusati Davide Ceglia, imputato di sfruttamento della prostituzione e perciò rinchiuso ai domiciliari nella sua abitazione di Monfalcone dalla metà di ottobre dello scorso anno. Entro qualche giorno però sarà libero ma dovrà firmare più volte alla settimana in una caserma dei carabinieri il registro riservato a chi è sottoposto a misure di sicurezza. L’istanza è stata presentata dal suo legale, l’avvocato Massimo Bergamasco, ed è stata accolta dal Tribunale presieduto da Filippo Gulotta.

Ieri per più di un’ora un sottufficiale della Compagnia carabinieri di via Hermet ha spiegato con numerosi dettagli piuttosto piccanti cosa avveniva all’interno del locale tra i clienti e ballerine e spesso sotto gli occhi degli uomini dello staff. Ha anche raccontato che per almeno due mesi tutto ciò che accadeva nei quattro separè posti su un soppalco è stato filmato da altrettante telecamere fisse. Un quinto apparecchio scrutava invece l’ingresso del Punto G e il suo obiettivo era “brandeggiabile” come un pezzo di artiglieria. Un operatore in divisa da un remoto “osservatorio” guardava quanto compariva sul monitor e puntava lo zoom ora su questo, ora su quel cliente.

Il contenuto di tutte queste riprese è racchiuso in una quarantina di Dvd che il Tribunale, su richiesta di accusa e difesa, dovrà esaminare prima di chiudersi in camera di consiglio per redigere la sentenza. Sarà un lavoro lungo e noioso e potrebbe svolgersi pubblicamente in aula perché, almeno dal racconto del testimone sentito ieri, procedure, metodi e tempi di contatto tra ballerine e clienti rientravano tutti nelle prassi più consolidate. Quattro “rendez vouz” sono stati illustrati nei dettagli, con nomi e cognomi di clienti e intrattenitrici. Tra queste teneva banco una certa Susanna che il maresciallo - testimone ha avuto una certa difficoltà a descrivere: perizoma, reggiseno destinato a sparire fin dai primi momenti. Fin qui tutto chiaro. Poi il teste si è smarrito quando ha dovuto precisare quanto accadeva. Si è rifugiato in un linguaggio Anni ’50, ancora vivo in talune sacche culturali del nostro Paese. “Usufruiva”, “si appartava”, “la prestazione” “abiti succinti”, “lo stimolava”.

Poi ha spiegato che inesorabilmente al decimo minuto del contatto, interveniva un certo Giuseppe: spostava il tendaggio e incurante del cliente batteva due colpetti sulla spalla della ballerina. “Prestazione conclusa”.

Prossima udienza a febbraio.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo