Esclusi dalla graduatoria sugli alloggi Ater, 21 stranieri ricorrono per discriminazione a Monfalcone
MONFALCONE. Sono 21 gli stranieri che non si sono arresi all’esclusione dalla graduatoria per accedere ai 20 alloggi dell’Ater a Monfalcone a causa della mancata presentazione dei documenti in grado di attestare l’assenza di proprietà immobiliari all’esterno. Il 26 gennaio il Tribunale civile di Gorizia terrà la prima udienza del ricorso presentato nei confronti di Ater per loro conto dall’avvocato Riccardo Cattarini.
L’azione legale intrapresa da 20 cittadini bengalesi e da un cittadino albanese punta ad accertare e dichiarare il possibile carattere discriminatorio della condotta tenuta da Ater Gorizia, che nel 2019 ha emesso il bando a fronte della legge regionale numero 24 del 2018 di riforma organica e riordino delle Ater. A caduta al giudice viene quindi chiesto di accertare e dichiarare l’illegittimità dell’esclusione dalla graduatoria dei ricorrenti e di tutti i cittadini stranieri che non hanno prodotto la documentazione richiesta, ordinando all’Azienda territoriale di valutare nuovamente le domande e di reinserire in graduatoria i cittadini stranieri esclusi. Ater, in base al ricorso, dovrebbe inoltre, se dovesse trovare un riconoscimento, essere condannata a pagare a ciascun ricorrente 20 euro per ogni giorno di ritardo nell’eventuale reintegro.
L’azione punta, però, anche a evitare che una situazione del genere si ripeta nei bandi futuri. La discriminazione, secondo il ricorso presentato dall’avvocato Cattarini, è «palese», innanzitutto perché i cittadini italiani possono attestare il possesso dei requisiti mediante dichiarazioni sostitutive di certificazioni e di atti di notorietà, mentre ai cittadini stranieri è richiesta la documentazione attestante che tutti i componenti del nucleo familiare non sono proprietari di altri alloggi nel Paese di origine e nel paese di provenienza. Quanto i ricorrenti non hanno poi potuto ottenere sia per «il ristrettissimo tempo disponibile imposto da Ater» (il bando è stato pubblicato il 28 giugno 2019 con scadenza il 16 settembre 2019) sia per l’«impossibilità di procurarsela».
Il legale nell’atto cita l’assenza in Bangladesh di un sistema catastale adeguato, mentre «le liti sulla proprietà pendono per anni davanti ai giudici e sono caratterizzate dal ricorso alla violenza». La documentazione deve poi risalire ai sei mesi precedenti, un requisito assente nella normativa regionale, ma richiesto da Ater Gorizia.
A confermare la «discriminazione» ci sono poi, per il legale, i dati relativi alle domande presentate da italiani e stranieri e alle esclusioni, oltre che assegnazioni degli alloggi. In sostanza, per il ricorso, italiani e stranieri che «si trovano in situazioni uguali, cioè non dispongono di un alloggio idoneo all’abitazione», vengono trattati in maniera differente. L’inammissibilità di autocertificazioni da parte degli stranieri sarebbe inoltre da ritenersi discriminatoria alla luce della normativa sia nazionale sia eurounitaria. Il ricorso solleva anche il problema della compatibilità della legislazione regionale, che richiede la documentazione del possesso di immobili all’estero, con quella statale, che riconosce l’impossibilità per alcuni Paesi (tra cui Bangladesh e Albania) di ottenerla, prevista per altre prestazioni sociali come il reddito e la pensione di cittadinanza, calcolati sulla base dell’Isee.
«Le ingiustizie sono sempre ingiustizie – afferma il legale, dato a più riprese come possibile candidato sindaco del Pd alle prossime elezioni comunali –, indipendentemente da chi le subisce. E in questo caso si tratta di persone che lavorano e pagano le tasse nel nostro Paese e quindi concorrono in condizioni di parità all’assegnazione di un alloggio. A fronte dei precedenti esistenti in materia, siamo convinti dell’azione intrapresa». Un ricorso dovrebbe essere presentato a breve anche da una parte degli stranieri rimasti esclusi dai contributi taglia-affitti per la medesima ragione.
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