Escalation di morti sul lavoro a Nordest

Decessi cresciuti in un anno del 20,7%. Record negativo al Veneto. La più colpita è la fascia d’età che va dai 45 ai 54 anni
Un'immagine simbolo degli infortuni sul lavoro
Un'immagine simbolo degli infortuni sul lavoro

TRIESTE Da 87 a 105. È il tragico bollettino delle morti sul lavoro nel Nord Est dal 2014 al 2015. Lo evidenzia l’Osservatorio sicurezza Vega Engeneering di Mestre che, rielaborando dati resi noti dall'Inail, riscontra ed evidenzia un incremento del 20,7%. «Percentuale allarmante» commentano, in attesa di verificare le tipologie, Cgil e Cisl del Friuli Venezia Giulia.

Dal 2010 la società di ingegneria mestrina pubblica nel proprio sito www.vegaengineering.com le risultanze statistiche dell’Osservatorio sicurezza sul lavoro, mettendole a disposizione della comunità, degli operatori della prevenzione e di quanti siano interessati al fenomeno delle morti bianche. Con una precisazione che serve alla lettura delle cifre: nell’indagine rientrano tutti i casi di infortunio mortale accaduti sul territorio nazionale, avvenuti nell'esercizio di un’attività lavorativa, con esclusione delle morti bianche che si sono verificate durante la circolazione stradale o in itinere.

La più recente analisi statistica sul 2015 mette in rilievo il forte incremento a Nord Est. In Veneto gli infortuni mortali sono stati 71, in Trentino Alto Adige 19, in Fvg 15. Verona è la provincia con il maggior numero di vittime (15), seguita da Venezia (14), Vicenza (12), Padova (11), Bolzano e Treviso (10), Trento (9), Rovigo (7), Udine e Pordenone (6), Trieste e Belluno (2), Gorizia (1). Un «bilancio sanguinoso», sintetizzano gli esperti dell’Osservatorio entrando nel dettaglio: il settore più colpito è quello delle Costruzioni (17,1% del totale delle vittime), quindi Trasporti e Magazzinaggi (12,4 %) e Attività manifatturiere (11,4%).

Tra gli altri approfondimenti relativi al territorio nordestino, gli stranieri che hanno perso la vita da gennaio a novembre sono stati 23. Le donne decedute sul lavoro, sempre nel 2015, sono state 3. Mentre le fasce d’età più colpite sono quelle che vanno dai 45 ai 54 anni (41 infortuni mortali) e dai 55 ai 64 anni (28 vittime).

Nel dossier compare anche una classifica, quella dell’indice di incidenza, vale a dire del rapporto tra numero degli occupati e infortuni. Quello del Fvg è pari a 30, inferiore alla media delle regioni (39,2) e diciassettesimo in Italia. A guidare la classifica, e quindi con un fenomeno molto accentuato, è il Molise, seguito da Umbria, Basilicata, Abruzzo e Campania. Gli indici più bassi sono invece quelli della Valle d’Aosta (nemmeno un incidente mortale nel 2015), della Sardegna e della Lombardia. Il Fvg viene subito dopo, ma i sindacati non sottovalutano la situazione. «Anche a livello nazionale si registrano dati all’insù – spiega Orietta Olivo della segreteria regionale Cgil –, per il solo fatto che, a parità di incidenti, la platea è diminuita. Dopo di che è la fame di lavoro di questi ultimi anni di crisi che porta a situazioni emergenziali. Senza dimenticare l’eccesso di semplificazione che ha determinato il ridimensionamento dell’impatto di un’ottima legge, il decreto 81 del 2008. Tra le altre cose che sono cambiate il fatto che alle agenzie di somministrazione non sia più imposto il vincolo della formazione di base, poche ore che servivano però a costruire basi importanti sul fronte della sicurezza. Ora la formazione la dovrebbe fare l’utilizzatore, ma è evidente che le regole si seguono solo nel caso in cui il lavoratore entri in azienda per un periodo sufficientemente lungo».

Preoccupato anche Giovanni Fania, segretario regionale della Cisl: «La ripresa delle attività lavorative nel 2015 ha di sicuro favorito un aumento delle morti bianche. Un segnale che ci deve far riflettere in vista di una pur auspicata uscita dalla crisi e nonostante in Italia le norme siano tra le più rigide del panorama europeo». Tra le criticità Fania sottolinea «il collegamento tra l’aumento dell’uso dei voucher e gli infortuni sul lavoro».

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