Esame del sangue negato per un errore di prescrizione
«Come è possibile respingere un paziente che si presenta a fare un prelievo di sangue e rimandarlo per un errore nella prescrizione?»A chiederselo un nostro lettore, Adriano Chinni, che ha scelto di...
«Come è possibile respingere un paziente che si presenta a fare un prelievo di sangue e rimandarlo per un errore nella prescrizione?»
A chiederselo un nostro lettore, Adriano Chinni, che ha scelto di scrivere una lettera aperta al giornale.
« Arrivo al Cup - scrive il cittadino goriziano - e, dopo la solita fila, l’operatrice di sportello riferisce che non è possibile l’accesso alle analisi: una delle voci nella ricetta non è conforme, bisogna trascriverla per singola voce. Chiedo la possibilità di effettuare il prelievo, pagare quanto dovuto riportando una nuova ricetta come da format richiesto. La risposta è negativa e mi invita a rivolgermi alla guardia medica (che nel frattempo ha terminato il turno) oppure all’ufficio “Relazioni con il pubblico” (ma accetta fuori dall’orario per i prelievi)».
La disavventura non finisce qui. «Mi reco agli uffici della direzione sanitaria, mi accoglie una gentile signora, ascolta le motivazioni, fa una telefonata interna e, con garbo, mi riferisce che non può risolvere la problematica. Di fatto il presidio ospedaliero, nei suoi aspetti burocratici, ha temporaneamente sospeso un servizio pubblico negando l’accesso ad una prestazione sanitaria andando a ledere i diritti dell’utente. Io sono un paziente e non ho la capacità di controllare in quale forma viene scritta una ricetta e non posso neanche fare il portavoce o la pallina di ping pong tra le componenti dell’Aas (Cup-Guardia Medica-Urp–Direzione sanitaria-Medico di base). Del resto, quando ci rechiamo al Cup, sono gli operatori che elaborano analiticamente i codici delle analisi e delle quote da pagare ed è giustificabile che i medici possano, qualche volta, scrivere le analisi su un solo rigo. I contenuti delle prestazioni sanitarie sono gli stessi è solo una questione per poter definire l’ammontare da pagare e quest’aspetto è scrupolosamente curato dal Cup. Chi fa le analisi delle procedure è consapevole di questa disfunzione e pone rimedi o lascia che sia il paziente a trasportare la ricetta in tutti i suoi percorsi? Paghiamo fior di tasse, ticket e contributi per essere respinti da una cieca burocrazia che arreca danni in termini temporali e finanziari».
Conclude Chinni: «No, non è questo che meritiamo pur riconoscendo i grandi meriti della nostra sanità».
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