«Ero svenuto quando travolsi i velisti»

Il tycoon croato, a processo per la morte dei due diportisti padovani, contrattacca con i suoi legali. E ottiene nuove perizie

SEBENICO. Accompagnato dai suoi tre avvocati difensori, il controverso imprenditore zagabrese Tomislav Horvatin›i„, è entrato nella tarda mattinata di ieri nel Palazzo di Giustizia a Sebenico, presentandosi alla prima udienza del processo bis a suo carico, accusato della tragica morte dei due velisti padovani, i coniugi Francesco Salpietro e Marinelda Patella. Dopo un anno di pausa per la malattia della presidente della corte, giudice Maja Šupe, nonchè a causa delle modifiche al Codice penale croato, il procedimento contro Horvatin›i„ è tornato ai nastri di partenza e nell’udienza di ieri la difesa ha chiesto perizie aggiuntive per dimostrare che Horvatin›i„, al momento del tragico impatto contro la barca a vela italiana, era stato colpito da una sincope vasovagale.

In pratica, si vuole dimostrare che il tycoon – alla guida di un potente motoscafo, il Santa Marina – era svenuto qualche attimo prima della collisione che aveva ucciso all’istante gli sventurati veneti, a bordo dell’imbarcazione Santa Pazienza. Due medici legali, la radiologa Kristina Poto›ki e la neurologa Vesna Šeri„, hanno confermato che Horvatin›i„ aveva perso i sensi per alcuni secondi durante la navigazione, aggiungendo di non potere però specificare se la cosa fosse avvenuta al momento della tragedia. La corte ha accettato la richiesta della difesa, disponendo ulteriori perizie. Inoltre la difesa ha presentato ieri le perizie della facoltà di Marineria di Fiume e di un perito legale spalatino, esperto di traffico marittimo e che sarebbero in contrasto con le valutazioni precedenti. Gli avvocati di Horvatin›i„ sono apparsi visibilmente soddisfatti dopo l’udienza e uno di essi, Branko Baica, ha addirittura affermato che i «due diportisti italiani non avevano reagito in modo ottimale, facendo svoltare a destra la loro imbarcazione e mandandola a sbattere contro il fuoribordo di Horvatin›i„, manovra verificatasi quando i due natanti erano distanti tra essi non più di 80 metri».

In pratica (ed è il titolo apparso anche sul quotidiano spalatino Slobodna Dalmacija) Salpietro e la Patella potrebbero trasformarsi da vittime – così la Difesa – in responsabili dell’incidente avvenuto il 16 agosto 2011. Ricordiamo che la tragedia si verificò nelle acque a meridione della cittadina turistica di Capocesto (Primošten), nella regione di Sebenico. Sulla barca a vela degli italiani, che procedeva ad una velocità di 4 nodi, si era schiantato il motoscafo di Horvatin›i„, che filava a 26 nodi ed aveva anche scavalcato l’imbarcazione dei padovani, morti sul colpo. Il sinistro aveva avuto per teatro le acque dell’isoletta di Maslinovik. A bordo del motoscafo c’era anche la compagna di Horvatin›i„, la giovane Anica ‹er›a Dilber, che aveva dichiarato alla polizia e in sede giudiziaria che Horvatin›i„ era svenuto prima della collisione, non riuscendo così a fare nulla per evitare l’orribile scontro.

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