«Ero nell’inferno in Indonesia fra desolazione e abbandono»

Il goriziano Livio Decolle racconta la sua vacanza a Gili Meno diventata un incubo: «Dopo il terremoto sono scappati tutti, senza un piano, lasciandoci allo sbando»
In this photo released by the Indonesian Marine Police, tourists affected by the earthquake struggle to board a boat as they are evacuated to the main island of Lombok, on Gili Trawangan Island, Indonesia, Monday, Aug. 6, 2018. Indonesian authorities said Monday that rescuers still haven't reached some devastated parts of the tourist island of Lombok after a powerful earthquake flattened houses and toppled bridges, killing a number of people and shaking neighboring Bali. The death toll is expected to rise. (AKBP. Dewa Wijaya, West Nusa Tenggara Marine Police via AP)
In this photo released by the Indonesian Marine Police, tourists affected by the earthquake struggle to board a boat as they are evacuated to the main island of Lombok, on Gili Trawangan Island, Indonesia, Monday, Aug. 6, 2018. Indonesian authorities said Monday that rescuers still haven't reached some devastated parts of the tourist island of Lombok after a powerful earthquake flattened houses and toppled bridges, killing a number of people and shaking neighboring Bali. The death toll is expected to rise. (AKBP. Dewa Wijaya, West Nusa Tenggara Marine Police via AP)



Si chiama Livio Decolle. Ha lavorato a lungo al Comune di Gorizia ed è una persona molto conosciuta in città.

Sta trascorrendo una vacanza in Indonesia e, nei giorni scorsi, si trovava nell’isola di Gili Meno. Era lì proprio la notte in cui la località turistica è stata colpita da un terremoto di magnitudo 7. La piccola Gili Meno si trova a circa 20 chilometri di distanza dall’epicentro del sisma che ha sconvolto l’Indonesia provocando centinaia di morti. Il suo racconto è piuttosto duro in merito a tutte le difficoltà incontrate dai turisti che sono stati «abbandonati a se stessi».

«Sono finalmente – racconta Decolle –, scappato da Gili a causa del terremoto. Leggo sui giornali di aiuti da parte delle autorità indonesiane. La mia esperienza, come quella dei nostri connazionali e tutti gli altri turisti, è stata devastante. Dopo il terremoto sono scappati con i propri mezzi tutti i residenti locali, tutte le maestranze, tutti gli addetti negli hotel. Senza luce, senza internet, senza cibo, senza trasporti e senza nessuno che dicesse cosa fare. Niente polizia, niente assistenza sanitaria, nessuna organizzazione per l’evacuazione. Il nostro hotel a circa 2 chilometri dal porto si raggiunge attraverso sentieri di sabbia che abbiamo dovuto attraversare con i bagagli. Ma questo è nulla. Al porto eravamo ammassati in centinaia in attesa di trovare una barca che ci portasse a Lombok. Nessuna autorità. Soli, abbandonati».

Decolle va oltre. E continua a raccontare il calvario suo e di tanti turisti. «Dopo ore e ore finalmente siamo arrivati a Lombok dove centinaia di persone non sapevano cosa fare né dove andare. Niente taxi, nessun pullman e nemmeno la possibilità di contattare qualcuno. Niente internet, nessuna traccia di una linea telefonica. Io sono stato fortunato perché avevo una guida che dovevo incontrare a Lombok: intuendo la nostra difficoltà, ci è venuto a prendere. La mia rabbia è rivolta contro le autorità indonesiane che si vantano di avere tenuto tutta la situazione sotto controllo mentre siamo stati abbandonati a se stessi».

Il goriziano chiede che si possa rendere giustizia a tutti i turisti «che hanno patito le pene dell’inferno. Questa è la verità. Anche per l’evacuazione ci hanno chiesto il biglietto». Il terremoto ha spinto migliaia di turisti a fare le valigie con l’intenzione di andarsene al più presto dall’isola, tanto che alcune compagnie aeree hanno annunciato voli extra per consentire a più persone di lasciare l’isola. Ma nelle parole di tutti emerge il senso di abbandono. In un quadro di assoluta desolazione e disorganizzazione, Decolle vuole riservare un pensiero agli italiani. «Una grandissima considerazione va ai ragazzi connazionali che si sono prodigati in aiuti a tutti. Un ragazzo ha cucito la ferita in faccia a un indonesiano che purtroppo il giorno dopo è morto per l’assoluta mancanza di assistenza. Gli italiani all’estero ritrovano quell’indice di civiltà che, purtroppo, in Italia sta scomparendo. Ma questa è solo una mia piccola riflessione. Grazie».





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