Erica, addestratrice di delfini patentata
«Se aveste la fortuna di incontrare dei delfini al largo di Trieste, trattateli bene e non date loro da mangiare, per nessun motivo: potete stare certi che vi ringrazieranno meglio di qualsiasi turista». Il consiglio arriva da un’addestratrice professionista, la triestina Erica Cramer: 21 anni, studentessa universitaria e per hobby (o meglio, per vera vocazione) migliore amica dei mammiferi più eleganti di tutti i mari.
Un amore nato spontaneamente in tenera età, che due anni fa l’ha portata nel cuore dell’arcipelago tropicale al largo della Florida, a Grassy Key. Da poco più di un mese è tornata a Trieste, in tasca quattro attestati: ricerca, conoscenze generiche, training di base e avanzato. «Un’esperienza unica, che ha marcato la mia vita per sempre: ho visto i delfini gioire quando mi avvicinavo con i loro giochi preferiti, riconoscere e distinguere numeri da uno a cinque e seguire ottanta segnali diversi senza mai sbagliare durante le esercitazioni. Ho perfino assistito – racconta Erica – alla visita di una ragazza gravemente malata, che dopo aver nuotato con loro ha deciso di tornare in ospedale e riprendere le cure».
Il punto è che «dietro a quella splendida figura si nascondono una mente geniale e un cuore grande»: sono animali dotati di un sofisticato sistema di comunicazione (ogni esemplare ha la sua “firma”, cioè un verso che lo contraddistingue dagli altri), in grado di sperimentare e scambiare con l’uomo emozioni forti. E’ proprio per questo, sostiene l’addestratrice, che i nostri consimili provano una simpatia spiccata verso i delfini, staccando centinaia di biglietti tutti i giorni per assistere alle loro evoluzioni a decine di chilometri orari, sopra e sotto il pelo dell’acqua. «Nel college dove ho studiato, tuttavia, la politica è “no profit”: l’ingresso ha un prezzo economico, si assiste alle medesime lezioni che vengono tenute “a porte chiuse” e tutti gli incassi vanno al mantenimento della struttura, cioè in un certo senso proprio ai delfini. È in questo campo che vorrei proseguire la mia attività», dice Erica. E mentre prepara il curriculum da inviare ai parchi marini, si impegna a far conoscere il più possibile le abitudini di questa specie. «Da dove vengano di preciso, e perché ultimamente frequentino più spesso il nostro golfo, è difficile spiegarlo. Ormai sono dappertutto e qui esistono molti allevamenti di pesce. Può darsi che trovino condizioni favorevoli e si fermino a Trieste anche in futuro».
La giovane trainer ha appreso con ovvio dispiacere la notizia del ritrovamento recente di una carcassa di tursiope sulla spiaggia delle Scuderie nella Riserva marina di Miramare, alcuni giorni fa. E, senza voler giungere a conclusioni affrettate, ci tiene a dare un avvertimento alle persone che dovessero imbattersi nei delfini: il miglior modo di comportarsi per il loro bene è limitarsi ad ammirarli. Soprattutto, bisogna assolutamente evitare di nutrirli, scongiurando così il rischio che si disabituino a procurarsi autonomamente il cibo.
«E’ stato accertato – precisa Erica – che per un paio di pasti “serviti” possono rendersi necessari mesi di riabilitazione, affinché riacquistino la propria indipendenza».
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