Eredità Hack, litigi e falsi allarmi
«Margherita vorrebbe solo serenità. Per questo la mattina del 27 giugno ha chiamato Marinella Chirico e me perché le promettessimo di favorirla e di custodirla: una richiesta morale, senza implicazioni legali». Margherita Hack muore in ospedale due giorni dopo. Don Pierluigi Di Piazza, che con l’astrofisica ha scritto il libro “Io credo. Dialogo tra un’atea e un prete” e che le è stato amico per 20 anni, avrebbe preferito la consegna del silenzio. E, invece, è costretto a fare valere il ruolo di esecutore testamentario morale che la Hack prima di morire ha affidato a lui e alla giornalista Rai Marinella Chirico (nessuno dei due, è utile precisarlo a scanso di equivoci, compare nel testamento vero che l’astrofisica ha consegnato nella mani del notaio Camillo Giordano).
Il motivo di questa presa di posizione del parroco del Centro Balducci di Zugliano? La «serenità» tradita da quelli che, a mezzo stampa, si sono definiti gli amici più vicini, gli amici del cuore triestini, denunciando lo stato di “abbandono” di Aldo De Rosa, il marito e il compagno di una vita, di Margherita Hack chiedendo al Tribunale di Trieste un amministratore di sostegno. «Ho letto con sorpresa alcune affermazioni nell’articolo pubblicato da questo giornale il 28 luglio scorso», scrive Di Piazza. La “sorpresa” è una denuncia rispetto a un appello umanitario di questi amici che, a questo punto, appare tutt’altro che disinteressato. Una brutta storia che intreccia serrature cambiate, conti correnti bancari, eredità da spartire. A Margherita non importava nulla dei soldi e la sua generosità era disinteressata. L’ultima sua preoccupazione, in punto di morte, è stata per il marito, il compagno di una vita, l’extraterrestre, che da tempo vive perso dentro le coordinate di spazio e tempo dell’Alzheimer, ma non abbandonato a se stesso come qualcuno vuole far credere. «Mi sento di dire pubblicamente - scrive don Di Piazza - che il marito Aldo è seguito costantemente dalla fedele Tatjana Gjerco che vive in casa da sei anni; che delle sue condizioni di salute si prende cura la dottoressa Irena Tavcar dell’équipe del professor Sinagra; che le volontà testamentarie e tutti gli aspetti legali sono affidati alla competenza professionale del notaio Camillo Giordano. Per la fiducia espressami da Margherita, insieme alle persone che le sono state vicine in questi anni e in quest’ultimo tempo della malattia, fino agli ultimi giorni, mi sento di rassicurare che le volontà di Margherita sono rispettate, prima e soprattutto l’attenzione e la premura per l’amatissimo marito Aldo». Il prete di Zugliano rassicura tutti dall’alto della sua autorità morale e allontana queste “attenzioni” verso la Hack. «Aldo sta bene ed è in buona salute. È pieno di affetto. Era disperato i primi giorni quando non trovava la sua “Marga”. Ma poi grazie all’aiuto della dottoressa Tavcar, di Marinella e di Pierluigi ora è sereno», assicura Tatjana, a cui è stata affidata la casa di via Del Pratello, che è tutto meno che una badante come gli “strani” amici del cuore vorrebbero fare credere. «Margherita considerava me e mia figlia parte della famiglia. La conosco da quando mia figlia aveva 10 anni. Prima di entrare nella casa di Margherita abbiamo avuto un lungo rapporto di affetto e amicizia. E ora sto cercando di rispettare il suo desiderio, che stessi vicino a Aldo. Non mi ha mai considerato come una donna di servizio e basta. Mi trattava come una di famiglia. E ora assisto Aldo come uno di famiglia», racconta Tatjana. Nessuna emergenza assistenziale, insomma, legata ala compagno di Margherita. Tutto procede secono le sue volontà. «Tutti impegnati a mantenere la serenità da lei voluta», conclude don Di Piazza. Una serenità che non ha prezzo. E soprattutto non ha eredi.
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