Eredità Hack, assoluzione per la badante
Tatjana Gjergo accusata di circonvenzione di incapace. Ma secondo il giudice non aveva condizionato il marito dell’astrofisica
Margherita Hack e il marito Aldo De Rosa
TRIESTE Assolta. Il fatto non sussiste. L’ex badante di Margherita Hack, la sessantaduenne Tatjana Gjergo, esce a testa alta dal processo. Era imputata per il reato di circonvenzione di incapace: secondo l’accusa avrebbe approfittato della demenza di Aldo De Rosa, l’anziano marito della celebre astrofisica. Gjergo, di origini albanesi, si sarebbe appropriata dell’eredità, tanto che il pubblico ministero Federico Frezza aveva chiesto un anno di reclusione.
Ma il giudice Luigi Dainotti ha prosciolto la donna nell’udienza di ieri celebrata in rito abbreviato. La sessantaduenne era difesa dall’avvocato Paolo Pacileo che è riuscito a dimostrare l’innocenza della propria assistita. La signora di servizio aveva accudito per anni la coppia, ma i sospetti su un possibile “interesse” si sono addensati solo dopo la morte della scienziata e del compagno, deceduti rispettivamente il 29 giugno 2013 e il 26 settembre 2014. I dubbi sul comportamento della badante ruotavano tutti su un interrogativo: era lucido e consapevole, Aldo De Rosa, quando, ancora in vita, aveva messo nero su bianco il testamento su un foglio di carta? O, come sospettava il pubblico ministero, l’anziano signore era stato piuttosto vittima di un raggiro? Curiosamente, peraltro, dal lascito era stato escluso il fratello Athos, legittimo erede.
Il pm Frezza, nelle sue indagini, si era avvalso anche della consulenza tecnica di uno psichiatra, incaricato di esprimere una valutazione a posteriori sulle condizioni cognitive del marito della Hack.
In ogni caso nel testo scritto da De Rosa apparivano piuttosto chiare le intenzioni sulla destinazione degli averi della famiglia. «Aldo De Rosa nato a Firenze il 20 luglio 1920 - si legge nel documento - desidero che dopo la mia morte tutti i miei beni vengano dati alla signora Gjergo». Inoltre, come appurato dall’inchiesta giudiziaria, la casa di via del Pratello 8 a Roiano dove abitava la coppia, era stata intestata alla badante ancor prima che Aldo De Rosa morisse.
Dal canto suo il pubblico ministero aveva accertato che l’uomo, nel periodo in cui aveva preparato il testamento, versava già in una condizione di «decadimento cognitivo in probabile demenza». Il marito della Hack, in altri termini, non sarebbe stato pienamente consapevole di quanto aveva deciso. Qualcuno lo aveva influenzato nel redigere il testo? La badante aveva avuto un ruolo? L’inchiesta aveva acclarato come il compagno di Hack soffrisse di «lacune mnemoniche», di «perdita di autonomia» e dipendesse completamente «da terzi» per lo svolgimento delle normali attività della vita quotidiana. Le funzioni cognitive erano già «alterate» molti anni prima dei fatti. L’uomo, insomma, soffriva di «demenza arteriosclerotica».
Il sospetto era che Tatjana Gjergo potesse aver sfruttato tutto ciò per ottenere un beneficio personale, facendosi intestare il patrimonio. Ma così, evidentemente, non è stato. L’assoluzione disposta dal giudice Dainotti chiude il caso. Ma nella vicenda sono spuntati anche altri due testamenti, preparati direttamente da Margherita Hack: si tratta di testi in cui l’astrofisica aveva concesso una donazione anche alle associazioni animaliste a cui era particolarmente legata, l’Astad, il Gattile e l’Enpa. La scienziata, come noto, amava molto gli animali. «A ognuna di queste realtà vanno 20mila euro», aveva precisato la studiosa nello scritto. Ma l’intero patrimonio in ballo ammonta a 500mila euro. Soldi che però non sono stati elargiti seguendo le volontà della “signora delle stelle”. In un documento del 2011, inoltre, la Hack aveva disposto di suo pugno un lascito a favore della badante: 100mila euro e la casa di via del Pratello 8, ma indicando espressamente di concederli «alla morte mia e di Aldo».
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