«Era soltanto un saluto ai nostri connazionali»

TRIESTE Di fronte alle critiche piovute da Lubiana il presidente del parlamento europeo Antonio Tajani fa dietrofront e assicura che il suo saluto era riferito agli italiani di Istria e Dalmazia, senza alcuna «rivendicazione territoriale».
Tajani ha approfittato della seduta plenaria dell’europarlamento per spiegare le ragioni del suo «viva l’Istria italiana, viva la Dalmazia italiana»: «Nel corso del mio intervento di ieri ho voluto sottolineare il percorso di pace e di riconciliazione tra i popoli italiani, croati e sloveni e il loro contributo al progetto europeo. Il mio riferimento all’Istria e alla Dalmazia italiana non era in alcun modo una rivendicazione territoriale. Mi riferivo agli esuli istriani e dalmati di lingua italiana, ai loro figli e nipoti, molti dei quali presenti alla cerimonia».
Così l’esponente del centrodestra, che pure ha origine politica nel movimento monarchico, “dirotta” la ben nota espressione verso un significato meno esplosivo: «Domenica ho partecipato alla commemorazione della Giornata del Ricordo delle vittime delle Foibe, deponendo una corona sul ciglio della Foiba di Basovizza a Trieste. È una celebrazione solenne istituita da una legge dello Stato italiano del 2004», ha spiegato Tajani.
Il presidente del parlamento europeo ha poi ricordato il discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, secondo cui «non si trattò di una ritorsione contro i torti del fascismo» perché tra le vittime vi erano anche non fascisti. Tajani ha poi detto che con la sua presenza ha «voluto ricordare le migliaia di vittime, principalmente italiane, ma anche croate e slovene, di quella che va considerata una tra le tragedie più efferate del secolo scorso. L’orrore di migliaia di persone gettate, spesso ancora vive, nelle profondità delle cavità carsiche, è un fatto storico acclarato. La Giornata del Ricordo mira a ristabilire questa verità».
Un tema non facile, visto che le affermazioni di Tajani, così come quelle delle alte cariche istituzionali italiane di questi giorni, sono difficili da accostare al recente “Vademecum sul Giorno del Ricordo” pubblicato dall’Istituto regionale per la Storia della Resistenza, il più accreditato dal mondo accademico in materia.
In quel testo si afferma che «parlare di “pulizia etnica” è un clamoroso errore, che rivela come chi lo commette non abbia idea di che cosa fossero né l’esodo né l’italianità adriatica». Polemiche come quella in corso portano alla luce lo iato fra il discorso dell’accademia e quello delle istituzioni in Italia.
All’accademia pure fa riferimento lo stesso Tajani nel chiudere il suo discorso su un auspicio di pace: «Proprio ristabilendo la verità storica è stato possibile dare un punto di svolta alle relazioni tra Italia, Croazia e Slovenia, oggi Paesi legati da una salda amicizia. La pace duratura tra i nemici di un tempo è il migliore esempio di come l’Unione europea sia una storia di successo - queste le sue parole di conclusione -. Mi spiace se il senso delle mie parole sia stato mal interpretato. Non era mia intenzione offendere nessuno. Volevo solo inviare un messaggio di pace tra i popoli, affinché ciò che è accaduto allora non si ripeta mai più». –
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