Epidemia piena di segreti e misteri. Importanti i test
Quello che però ora ci serve è anche un test che ci dica se una persona oggi negativa alla presenza del virus in passato sia comunque venuta in contatto con questo senza accorgersene. Poco conta questo per la diagnosi o l’isolamento, ma è fondamentale invece per capire l’andamento dell’epidemia.
Un tampone
TRIESTE È inevitabile che ora non si riesca a parlare di altro che della tragicità del momento e dell’andamento del contagio, cercando di trovare spiegazioni al corso dell’epidemia e di scrutare cosa le prossime settimane ci riservano. Stiamo insomma tutti diventando un po’ epidemiologi, per necessità o per virtù. Perché tanti casi in Italia? E perché tanta la gravità di questi casi (mortalità stimata oltre l’8% da noi, contro l’1-3% di tutto il resto del mondo, addirittura lo 0,3% della Germania)? E perché l’epidemia non sembra fermarsi?
Il problema è che, ovunque nel mondo, nella lettura dei dati ci manca un’informazione fondamentale: quella della diffusione passata del virus. Il test che abbiamo a disposizione è basato sul riconoscimento della presenza del genoma virale in un tampone. Il test amplifica l’informazione genetica del virus fino a che questa riesce a essere riconosciuta da una sonda. Se non c’è RNA del virus in partenza, il test risulta negativo. Ottimo per diagnosticare l’infezione, sia nei sintomatici che negli asintomatici, e per seguire l’andamento della malattia nei pazienti. Quello che però ora ci serve è anche un test che ci dica se una persona oggi negativa alla presenza del virus in passato sia comunque venuta in contatto con questo senza accorgersene. Poco conta questo per la diagnosi o l’isolamento, ma è fondamentale invece per capire l’andamento dell’epidemia.
Un test del genere viene eseguito in maniera semplice, misurando i livelli di anticorpi nel sangue e le loro caratteristiche, anche a partire da una goccia di sangue ottenuta da un dito. Lo stanno mettendo in commercio ora diverse aziende in Inghilterra, Stati Uniti e anche in Europa.
Misurare i livelli di esposizione al virus è fondamentale. Ad esempio, la diffusione sproporzionata e la mortalità in Lombardia potrebbe essere dovuta al fatto che il virus era presente nella popolazione molto prima di quando ce ne fossimo accorti, con molti asintomatici che lo hanno disperso senza rendersene conto (ovvero il tasso di mortalità sarebbe in realtà come negli altri Paesi, soltanto che il numero di infettati presenti o passati è molto più ampio di quello che pensiamo).
Avere degli anticorpi potrebbe essere sinonimo di aver sviluppato immunità e quindi di poter tirare un sospiro di sollievo, ad esempio per lavorare più serenamente negli ospedali e negli altri settori critici della società. Alti livelli di anticorpi potrebbero indicare le persone che possono donare il proprio plasma per la terapia degli ammalati più gravi. E potrebbe anche farci capire se l’ipotesi di un’immunità protettiva di gregge basata sull’immunizzazione involontaria del 66% della popolazione sia così strampalata. –
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