Entro l'estate Porto Vecchio sul mercato
«Il Porto Vecchio di Trieste potrà essere presentato agli investitori internazionali alla fine dell’estate già libero da ogni vincolo e nella disponibilità piena del Comune». Lo ha annunciato il sindaco Roberto Cosolini all’indomani della riunione in cui la stessa amministrazione comunale e l’Autorità portuale rappresentata dal commissario Zeno D’Agostino alla presenza di rappresentanti della Direzione generale e della struttura territoriale dell’Agenzia del Demanio e di dirigenti della Regione hanno raggiunto un accordo definitivo sui nuovi confini territoriali che lasceranno al Demanio marittimo tutta la linea di costa, le banchine compresa la Stazione marittima sul Molo Quarto, l’Adriaterminal, gli stabilimenti balneari del Dopolavoro ferroviario e del Cral del porto e le società nautiche sul terrapieno di Barcola.
Al Comune saranno invece ceduti tutti i Magazzini storici e gli edifici oltre alle aree scoperte. Per trovare un accordo su questa “spartizione”, del resto piuttosto logica sono bastati due incontri di nemmeno un’ora ognuno. Ora bisogna definire gli ultimi dettagli e stendere la mappa definitiva: per questo sono stati fissati due ulteriori appuntamenti per l’esattezza nelle date del 15 e del 28 aprile entrambi allargati alla Capitaneria di porto e al Genio opere marittime su cui al riguardo ricadono specifiche competenze.
Nel frattempo l’Autorità portuale farà scattare il monitoraggio ufficiale, attraverso la consultazione con gli operatori: terminalisti, agenti, spedizionieri sulle nuove zone dove collocare i quasi 500mila metri quadrati di area franca che verranno appunto spostati dal Porto Vecchio. Operazione non semplicissima dal momento che la governance dell’interporto di Fernetti sembra aver già declinato l’opportunità, non ovunque un’area franca è utile e alcuni siti che potrebbero trarne giovamento sono appena da costruire come la Piattaforma logistica o il terminal traghetti alle Noghere.
La segnalazione però sarà fatta al commissario di governo che, «previa intesa con il presidente della Regione e con il sindaco di Trieste e d’intesa con le istituzioni competenti», adotterà lo spostamento. Solo a questo punto potrà esserci il documento ufficiale da parte dell’Agenzia del Demanio che sancirà il passaggio, sostanzialmente di tutta l’area retrostante la linea di costa, al patrimonio del Comune.
«In conseguenza dei sopracitati provvedimenti (spostamento del Punto franco, ndr.) - afferma infatti la norma diventata legge - le aree, le costruzioni e le altre opere appartenenti al Demanio marittimo compresi nel confine della circoscrizione portuale, escluse le banchine, l’Adriaterminal e la fascia costiera del Porto Vecchio, sono sdemanializzate e assegnate al patrimonio disponibile del Comune di Trieste per essere destinate alle finalità previste dagli strumenti urbanistici. Il Comune di Trieste aliena, nel rispetto della legislazione nazionale ed europea in materia, le aree e gli immobili sdemanializzati e i relativi introiti sono trasferiti all’Autorità portuale per gli interventi di infrastrutturazione del Porto Nuovo e delle nuove aree destinate al regime internazionale di Punto Franco».
In questo momento incomincerà un’altra fase difficile per la ricerca degli investitori. I due precedenti bandi emessi dall’Autorità portuale sono sostanzialmente falliti. Stavolta però si parte su basi completamente diverse: non solo con l’area libera da vincoli, ma anche con la possibilità di acquistare anziché avere in concessione Magazzini e aree. «A fine estate - ha ribadito il sindaco - il Porto Vecchio di Trieste, cioé il più bel waterfront d’Europa ancora da riconvertire potrà essere lanciato sui mercati internazionali».
«In modo simile - ha affermato recentemente il senatore del Pd Francesco Russo, autore dell’emendamento sulla sdemanializzazione - si è agito ad Atene, Amburgo, Bilbao e Belfast, solo per fare alcuni esempi. Il mondo è pieno di fondi e gruppi sauditi, indiani, cinesi, russi e statunitensi che aspettano occasioni come quella di Trieste per poter fare i propri investimenti. Logicamente saranno questi investitori e non il Comune, come afferma chi agita falsi problemi, a finanziare anche l'infrastrutturazione dell'area».
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