Entro il 2100 piazza Unità a Trieste rischia di finire sott’acqua con Grado e Lignano
Arance al posto dell’uva sul Carso con il clima cambiato: sono alcuni degli scenari ipotizzati nel convegno nel palazzo della Regione alla presenza del climatologo dell’Ictp Premio Nobel Filippo Giorgi
TRIESTE Piazza Unità sott’acqua, ma anche Grado e Lignano mentre in Carso si coltiveranno le arance anziché l’uva. Sono le nefaste conseguenze che a lungo andare il cambiamento climatico eserciterà anche sul territorio del Friuli Venezia Giulia. Ne hanno dato conto gli esperti riuniti ieri all’incontro incontro "COP26: da Glasgow al Friuli Venezia Giulia, gli effetti del cambiamento climatico sul nostro mare", organizzato dalla Regione Fvg assieme ad Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente Fvg (Arpa) e l’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs) nel palazzo dell’ente e moderato dal giornalista Roberto Vitale. Ospite d’eccellenza il climatologo Premio Nobel Filippo Giorgi, che ha invece posto l’accento sugli effetti dirompenti a livello globale.
Le soluzioni, per il direttore della sezione di Fisica della Terra del Centro Internazionale di Fisica Teorica, esistono, bisogna metterle in atto attraverso un sostanziale cambio di rotta. Ovvero: decarbonizzare ed elettrificare il sistema energetico, attuare un’economia circolare e a chilometro zero, ridurre gli sprechi alimentari e gli allevamenti intensivi oltre a promuovere la riforestazione e prima ancora bloccare la deforestazione.
Il suo discorso rappresenta anche un monito ai big della Terra: il percorso verso l’obiettivo zero netto di emissioni entro il 2050 deve essere attuato con gradualità, perché, ha sottolineato “conta la traiettoria, altrimenti sarà più difficile il traguardo”. Stessi big della Terra che ora sono riuniti a Glasgow, alle prese con la bozza della Conferenza delle parti numero 26, a un tavolo cui però Giorgi crede poco: “Tante promesse spesso non sono state mantenute dopo queste iniziative”.
Parigi, e ora Glasgow, sono invece per l’assessore regionale alla Difesa dell’ambiente Fabio Scoccimarro - che ha aperto i lavori prima dei saluti del sindaco Roberto Dipiazza, di Michele Pipan, vicepresidente Ogs e Anna Lutman, direttore tecnico-scientifico Arpa Fvg - lo spunto per organizzare “gli 'Stati Generali dello sviluppo sostenibile dell'alto Adriatico e del centro Europa'”, l’evento in cui riunire anche i Paesi vicini e arrivare alla firma del 'Memorandum di Trieste' nel settembre 2022. “Solo attraverso un confronto con le Regioni e gli Stati limitrofi della Mitteleuropa – ha detto - potremo delineare una visione di sviluppo integrata su temi quali l'energia, il clima, la lotta all'inquinamento marino, la difesa della biodiversità e dell'ambiente in generale, considerato che l'inquinamento dell'aria, dell'acqua e le alterazioni degli ecosistemi, non conoscono confini".
Nell’attesa del documento d’intesa bisogna alzare la guardia, perché i fenomeni ad alto impatto per la terra sono già in corso, anche in regione. A partire dalla siccità, come ha spiegato Andrea Cicogna, dell'osservatorio meteorologico di Arpa Fvg. Ma ci sono anche le gelate anticipate: “Nel corso di questi ultimi sessant’anni – ha spiegato - le colture da frutto tendono a risvegliarsi prima – con una proiezione di un anticipo di quattro giorni ogni dieci anni, fino a un mese entro il 2100 - perché gli inverni sono più miti”. Con la conseguenza che il Carso sarà più adatto per la coltivazione di arance anziché di uva.
E poi c’è il capitolo “piogge intense, sempre in aumento, soprattutto nelle zone delle Prealpi giulie e carniche”. Per la glaciologa dell’Ogs Florence Colleoni il problema, causa aumento di temperature, è invece lo scioglimento dell’Antartide e della Groenlandia, che provoca l’innalzamento del livello del mare: a Trieste le proiezioni parlano di un aumento, come scenario peggiore, fino a 70 centimetri entro la fine del 21 esimo secolo, il che si traduce in molo Audace sotto acqua e piazza Unità allagate con sempre più frequenza. Non resta indenne dal cambiamento climatico ovviamente il mare. L'ecologo Cosimo Solidoro, direttore della sezione di Oceanografia dell’Ogs, ha parlato di alterazioni importanti dell’ecosistema marino, in parte già osservabili con la presenza di nuove specie.
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