Enti locali in rosso, il debito per abitante sfiora i 3mila euro

Disavanzo di 2,4 miliardi: il 68% è della Regione Bankitalia: Friuli Venezia Giulia sopra la media
di Marco Ballico
TRIESTE Secondo la Banca d’Italia su ciascun cittadino del Friuli Venezia Giulia grava un debito pubblico locale di 2.925 euro. La nostra regione è nona in Italia in questa particolare classifica. Si trova a metà in un quadro allarmante per gli enti locali del nostro Paese: in dieci anni il debito è cresciuto nelle Regioni e nei Comuni italiani del 350%, tocca i 111 miliardi di euro, attualmente è di 2mila euro a cittadino.


LA MAPPA
Il Friuli Venezia Giulia sta dunque peggio della media. Segue Sicilia (7.052 euro), Veneto (6.329), Valle d’Aosta (5.135), Umbria (4.904), Puglia (4.234), Lazio (3.603), Abruzzo (3.471), Marche (2.928), ma ben undici regioni hanno quote di debito individuali inferiori, con le punte virtuose del Molise (559 euro) e della Basilicata (784) e le buone performance dell’Emilia Romagna (1.304), del Trentino Alto Adige (1.384), della Lombardia (1.439), della Sardegna (1.633), della Campania (1.718), della Toscana (1.751), tutte sotto la media nazionale.


IL DEBITO
Sempre sulla base dei dati forniti da Bankitalia, il 30% del debito locale – dieci anni fa pari allo 0,7% di quello nazionale e oggi al 7% – è costituto da emissioni obbligazionarie, pure queste in crescita esponenziale dal 1999 a oggi: +870%. Il debito degli enti locali del Friuli Venezia Giulia ammonta complessivamente a 2.412 milioni di euro, 1.657 dei quali a carico della Regione (68%), numeri fino a poche settimane fa al centro della campagna elettorale, con Riccardo Illy e Michela Del Piero a rispondere agli attacchi del centrodestra sostenendo che con un anno di entrate in più (900 milioni) si coprono 5 anni di debito per investimenti (pari a 800 milioni), ricordando che la nostra regione è la sola in Italia ad avere avuto un avanzo nel settore sanità (102 milioni di euro nel periodo 2001-06, rapporto Oasi) e citando le certificazioni lusinghiere incassate a metà 2007 da Fitch e ribadite nel dicembre scorso da Standard&Poor's.


L’EQUILIBRIO
Appena eletto, Renzo Tondo ha costituito un gruppo di studio per la valutazione e la razionalizzazione della finanza pubblica regionale. L’assessore competente, Sandra Savino, commenta con cautela i dati di Bankitalia: «Il debito pro capite non è l’unico parametro. Conta molto anche la sua durata: un conto è che sia spalmato su vent’anni, un altro conto è che lo sia su cinque. Certamente la questione è prioritaria per la giunta, l’abbiamo dimostrato già dalle variazioni di bilancio». La giunta precedente ha colpe? Tondo non ha dubbi. La Savino si limita a un discorso di rapporti tra poteri: «L’esecutivo di Illy si è mosso accentrando troppo le cose. Sarebbe stato preferibile condividere di più con il Consiglio alcuni interventi. Noi lavoreremo per ripristinare un rapporto più equilibrato».


TAGLIO ICI
E i Comuni? Anche lì il debito cresce. E le entrate diminuiscono. Il taglio dell’Ici crea preoccupazione, sottolinea Paolo Dean, vicepresidente dell’Anci, «ma non sarà questo ad aumentare ulteriormente il debito perché l’Ici serve per pagare i servizi, i dipendenti e gli interessi sui mutui, mentre i mutui servono per realizzare opere». Il motivo del debito? «Da un lato il patto di stabilità da rispettare, dall’altro il fatto che i trasferimenti dalla Regione vengono assegnati su base pluriennale e quindi la realizzazione degli investimenti deve necessariamente essere fatta aprendo mutui, cosa che fa ingessare i bilanci sulla spesa corrente». Il rischio futuro? Non già l’aumento del debito, quanto il taglio dei servizi: «Giusto ridurre la pressione fiscale sui cittadini, specie cancellando una tassa iniqua e superata come l’Ici, ma si deve pure permettere ai Comuni, in un'ottica di federalismo fiscale, di gestire al meglio la loro struttura. Servono trasferimenti compensativi: per fare l’esempio di Trieste, l’introito sulla prima casa vale il 40% dell’Ici complessivo».

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