Enormi tracce nella neve. L’esperto: «Non si tratta di un orso»
SAN DORLIGO DELLA VALLE. Enormi tracce di animale nella neve: un orso oppure un altro mammifero di grossa taglia si aggira per il Carso triestino? Il mistero sulle impronte notate durante un’escursione nell’altipiano Est da parte del monfalconese Alessandro Zoff ha tenuto col fiato sospeso il popolo del web. Sul proprio profilo Facebook Zoff ha pubblicato tre immagini con immortalate delle grandi impronte impresse sulla neve presente lungo il sentiero che da Bottazzo, frazione del Comune di San Dorligo, in Val Rosandra, conduce al paesino di Beka, in territorio sloveno.
Nella mattina di giovedì è arrivato il parere dell’esperto, il naturalista triestino Nicola Bressi, che dopo un’attenta analisi si è sbilanciato bocciando la tesi dell’orso: «Partendo dal presupposto che analizzare delle impronte non fresche nella neve è sempre difficile, perché possono sciogliersi e quindi dilatarsi facilmente, gli arti dell’orso hanno cinque dita tutte in linea, che invece nelle foto non compaiono. Inoltre le impronte dell’orso sono meno strette e lunghe rispetto a quelle rinvenute in questo caso».
Scongiurata la presenza dell’orso, rimane il fatto che il mammifero che ha lasciato le proprie impronte è di grandi dimensioni. Di che animale potrebbe trattarsi? «A mio modo di vedere siamo davanti a un mix tra zoccoli di cinghiale e canide che hanno allargato lo stesso buco camminando sulle impronte dell’altro dove c’era meno neve. Impossibile dire che tipo di canide perché le impronte sono rovinate e sovrapposte. Potrebbe essere uno sciacallo oppure un lupo o più semplicemente un cane, di grandi dimensioni», spiega Bressi.
Qualcuno aveva subito stroncato l’ipotesi che si trattasse di un orso essendo per i plantigradi periodo di letargo. Bressi in realtà smentisce tale pensiero: «Possiamo tranquillamente toglierci dalla testa l’immagine di Yoghi e Bubu che in inverno si mettono a dormire per andare in letargo. I nostri orsi sono molto attivi anche nei mesi invernali. Solo in caso di forte freddo possono dormire un po’ di più. In realtà è prassi vederli gironzolare tanto nei mesi caldi quanto nei mesi freddi».
L’ultimo avvistamento conclamato di un orso in Carso, con tanto di splendido fototrappolaggio, risale all’estate scorsa quando Maurizio Zulian, cacciatore 61enne di Jamiano (Doberdò del Lago), riuscì a immortalare tra i boschi, in una zona vicino all’oleodotto, a pochi passi dalla Slovenia, tra le frazioni di Medeazza (Duino Aurisina) e Jamiano, un esemplare d’orso bruno, di poco più di due anni, quasi sicuramente maschio e del peso non di molto inferiore ai 100 chilogrammi.
Per il Carso triestino, invece, proprio nell’altipiano Est un orsetto di circa 50 chili venne avvistato e poi anche sfiorato da un’auto nel maggio 2016. In quel caso, quasi sicuramente proveniente dalla vicina Divaccia (Slovenia), venne avvistato da David Fonda, ex cacciatore, e sua madre Grosdana Gašperut, nella zona di San Lorenzo (San Dorligo).
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo