Ennesima spaccata nella notte a Trieste: svaligiato un salone di parrucchiera
Preso di mira Un Diavolo per capello in via di Monfort: tra refurtiva e i danni la perdita è di almeno mille euro

Altra spaccata nella notte a Trieste: i ladri svaligiano un salone di parrucchiera scappando con il fondo cassa e 15 profumi. Nel mirino è finito il negozio "Un diavolo per capello" di via Principe di Montfort. Tra refurtiva e danni, l'ammanco si aggira sui mille euro.I ladri hanno agito nella notte tra il 5 e il 6 febbraio. La stessa in cui un ladro ha sfondato a calci e spallate la vetrata dell'Hostaria Malcanton, nell'ex ghetto, dietro piazza Unità d'Italia. In quel caso, però, il titolare era all'interno, a luci spente, e ha messo in fuga il predone. Saranno le indagini a chiarire se l'autore sia lo stesso.
Il colpo
All'una meno un quarto una residente ha sentito un frastuono, a cui lì per lì non ha dato troppo peso, anche perché poi è calato il silenzio. I malviventi hanno buttato all'aria il negozio, a caccia di contanti e prodotti da rivendere al mercato nero. Nel sacco sono finiti circa 30 euro di fondo cassa e 15 profumi. La titolare Michela Turecek si è accorta del furto la mattina dopo, quando ha aperto il salone. «La porta a vetri era in frantumi e dentro era un caos - racconta - ho chiamato subito i carabinieri. In tanti anni di attività non mi era mai successa una cosa del genere. Ormai le spaccate ai negozi sono all'ordine del giorno. È davvero preoccupante».

Le telecamere vicine
Sul posto è intervenuta una pattuglia dell'Arma per il sopralluogo e i rilievi. Purtroppo il negozio è sprovvisto di telecamere, ma la palazzina a nove piani che lo ospita o gli edifici di fronte potrebbero aver inquadrato i responsabili. I filmati sono ora al vaglio degli investigatori. «Spero che fermino questi malviventi - sospira la parrucchiera -. Il negozio per me è una seconda casa, fa male vederlo violato». La donna giovedì ha tenuto aperto lo stesso per non creare troppi disagi ai clienti: «Alcuni di loro sono turnisti, mi dispiaceva rinviare».
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