Eni chiude tutti i suoi sportelli in Fvg e Veneto. Sono 54 i dipendenti in bilico

Alla Energy Saving Group, con sede legale a Gorizia, è stato ritirato il mandato. Nei magazzini 140 fra caldaie e condizionatori da installare. Clienti preoccupati

Bumbaca Gorizia 07_06_2021 Sede ENI chiusa © Foto Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 07_06_2021 Sede ENI chiusa © Foto Pierluigi Bumbaca

GORIZIA. “Chiuso per volontà di Eni a tempo indeterminato”. L’avviso comparso da qualche giorno sulle vetrine di tutti gli Energy Store Eni del Friuli Venezia Giulia e del Veneto ha disorientato i clienti. Per quanto chiaramente polemico, rimane anche ampiamente ambiguo. Eni chiude e se la prende con Eni? Che senso ha?

Per capire bisogna fare un passo indietro. Gli sportelli sono di una società monomandataria, la Energy Saving Group, con sede legale a Gorizia e con sedi operative oltre che nel capoluogo isontino a Pordenone, Latisana, Jesolo, Venezia, Bassano del Grappa, Montebelluna, Feltre e Vittorio Veneto. A lei, l’azienda fornitrice di energia il 20 maggio ha intimato la chiusura degli sportelli entro 7 giorni, questo nonostante a fine 2020 Eni avesse prorogato per tre anni un precedente mandato quinquennale scaduto il 31 dicembre. Tra uffici e operai, fino a un paio di settimane fa, la Energy Saving Group contava 54 dipendenti oltre a una trentina abbondante di agenti monomandatari. Al momento della chiusura aveva in sospeso anche 140 pratiche: doveva installare 75 caldaie e 65 condizionatori che si trovano nel magazzino di Gorizia e che ora Eni verrà a ritirare lunedì 21.

«È stata una doccia fredda un po’ per tutti», osserva Alessandro Di Dedda, consigliere della società, ricordando che il 17 febbraio l’azienda aveva ricevuto la richiesta di cedere i negozi del Veneto; una richiesta a cui era stata data una risposta negativa. «Ci accusano di malpractice, ma a causa dello smart-working non ho avuto la possibilità di parlare con nessuno. Arrivavano solo delle Pec e, anche volendo, non è stato possibile risolvere la cosa per le vie brevi, così ora abbiamo dovuto affidarci a un legale».

Di Dedda ricorda che nel 2016, dopo che l’azienda era subentrata a Isogas, a gestire e risolvere il caos creato delle cosiddette “Bollette pazze” era stato lui. «Venivo da Treviso ad aprire gli uffici di Gorizia», dice e aggiunge poi: «Noi abbiamo fornito un servizio impeccabile e per fortuna i dati rimangono su un sistema operativo. Per i dipendenti, non abbiamo la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione e c’è il blocco degli stipendi, ma alcuni si sono già licenziati. A Gorizia c’è ancora lavoro perché abbiamo la sede amministrativa e almeno fino a tutto il mese di luglio abbiamo da fare. Poi? Non sappiamo. Quanto agli agenti commerciali, sono a casa perché Eni non vuole che lavorino per terzi e sono monomandatari».

Il rammarico per l’attuale situazione è grande. «Abbiamo lavorato sempre: anche durante la pandemia. Abbiamo chiuso gli uffici solo nei 40 giorni del lockdown, ma i tecnici hanno continuato a lavorare fornendo l’assistenza. Sotto Covid vedevamo centinaia e centinaia di persone, rimanendo aperti anche durante la seconda ondata grazie alle sanificazioni. Nonostante questo, loro ci chiudono. Dicono che riapriranno a breve, con un altro gestore, ma non se ne sa niente. Di certo c’è che a Gorizia il nostro contapersone dice che servivamo in media una settantina di cittadini a settimana. Si tratta soprattutto di anziani che hanno bisogno del faccia a faccia».

La beffa finale è che la Esg continua ad essere contattata: «La gente continua a scriverci o a chiamarci perché il numero verde continua a dare il contatto dei nostri negozi».

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