Enel riorganizza la rete italiana. In bilico il punto del Tergesteo

Gruppo intenzionato ad affidare all’esterno altri 120 spazi di vendita in tutta Italia. Il personale sarà spostato in altri uffici. Cgil e Cisl: «Qualità del servizio a rischio»

TRIESTE I quattro “punti Enel” del Friuli Venezia Giulia rischiano di chiudere i battenti. a cominciare da quello triestino, collocato nella prestigiosa galleria Tergesteo. Gli altri negozi sono situati a Monfalcone, Udine, Pordenone. L’apertura nel capoluogo è recente e risale all’aprile di cinque anni fa: era stato pensato - rammentano fonti sindacali - per fare concorrenza ad AcegasApsAmga sul cosiddetto mercato “libero” ma i risultati non sarebbero stati all’altezza delle attese.

Il gruppo energetico sembra intenzionato ad affidare questa rete a gestori esterni con una classica operazione di “outsourcing” da portare a termine entro la fine dell’anno: in ballo 120 strutture in tutta la Penisola, dove lavorano dipendenti diretti Enel. Perché altri 800 punti sono già seguiti dall’esterno. È comunque opportuno adottare una certa dose di prudenza, perché il progetto aziendale non è ancora del tutto chiaro e - riportano fonti sindacali - non sarebbe la prima volta che Enel innesta la retromarcia. I sindacati sono sul “chi vive”, forme di protesta, dal blocco degli straordinari allo sciopero, sono già state cantierate. Dal quartier generale della Capitale nessuna risposta alla richiesta di lumi sulle ricadute a Trieste e nel resto della regione.

Andrea Modotto, segretario regionale di Filctem Cgil, e Alfeo Lenardis, pari grado cislino, non sono preoccupati tanto dall’impatto occupazionale, perché i 60-70 addetti interessati saranno ricollocati in altri uffici Enel, quanto per le ricadute negative sull’utenza, specialmente quella più anziana avvezza al contatto diretto con il personale. Perché l’alternativa al negozio sono i numeri “verdi” e il web. «Con le informazioni diffuse dai numeri verdi, tanti auguri», ironizza Modotto.

Il problema sembra delinearsi a causa di una sentenza che avrebbe imposto al gruppo la separazione fisica tra gli sportelli adibiti al mercato libero e quelli al “servizio di maggiore tutela”. Enel non avrebbe preso in considerazione l’eventualità di un raddoppio dei “punti” orientandosi invece verso la soluzione degli affidamenti esterni. L’amministratore delegato Francesco Starace - ricordano i sindacalisti - aveva recentemente fatto riferimento a un taglio del 30% dei costi relativi al settore vendita.

Anche se il primo semestre si è chiuso decisamente bene per Enel, spinto dalle rinnovabili, dall'aumento delle tariffe in Argentina e Spagna e dal miglioramento dei margini dei mercati finali in Spagna e Romania. Un leggero calo dei ricavi soprattutto a causa dell'effetto cambi viene bilanciato da margini e utili in aumento. Tant’è che nei primi sei mesi dell'anno l’utile netto è stato pari a 2.020 milioni di euro, in crescita del 9,4%, e un utile netto ordinario (sul quale si calcola il dividendo) in crescita del 4,6% a 1.8 milioni di euro. —


 

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