Emergenza migranti al Silos di Trieste, il centrosinistra: «Un ricatto»

Pd, At, M5s e Punto franco presentano una nuova mozione: «Le soluzioni ci sono ma la giunta non le vuole trovare»
Giovanni Tomasin
Un’immagine dell’interno del Silos Foto Bruni
Un’immagine dell’interno del Silos Foto Bruni

TRIESTE «Un problema di salute pubblica e dignità umana», e ancora «un abominio». Non hanno usato mezze parole gli esponenti di Pd, Adesso Trieste, Punto Franco e Movimento 5 Stelle nella conferenza organizzata mercoledì mattina davanti al Silos per presentare il contenuto della nuova mozione con cui chiedono al Comune di trovare una soluzione per le centinaia di persone lasciate all’addiaccio da oltre un anno. Una questione su cui, secondo l’opposizione, «il sindaco Roberto Dipiazza è ostaggio di Fratelli d’Italia».

I consiglieri d’opposizione
I consiglieri d’opposizione

Ha aperto le danze il capogruppo dem Giovanni Barbo: «Presentammo una mozione sul Silos ancora nell’autunno del 2022. Alla commissione trasparenza presieduta dal consigliere Alberto Pasino, a inizio dicembre, il sindaco ha detto di non voler fare nulla. Ora sempre più cittadini hanno visto in che condizioni queste persone sono costrette a vivere e il caso è salito alla ribalta nazionale: pensiamo possa sbloccare qualcosa nel primo cittadino, che è responsabile della salute su questo territorio». Barbo ha ricordato come nel 2022 Dipiazza avesse dato la sua disponibilità a realizzare una struttura in via Gioia: «Poi intervenne il veto di un partito politico. Chiediamo al sindaco di fare il suo mestiere e di non lasciarsi dettare l’agenda da un partito che al momento crede di poter fare tutto quello che gli comoda».

La consigliera del M5s Alessandra Richetti ha dichiarato: «La scelta del sindaco è chiara e grida vendetta al cielo. È la scelta di lasciarli qui esplicitamente come deterrenza per l’arrivo di altre persone. Ora però il centrodestra deve misurarsi con l’opinione pubblica: questo abominio va risolto quanto prima, ne va della dignità delle persone, della salute della città e di una giustizia che direi universale». Così invece la consigliera di At Giorgia Kakovic: «È una questione di palese emergenza umanitaria in una città che si professa accogliente, ma accogliente è solo per chi è bianco e non per chi scappa da guerre e persecuzioni. Nella rinascita di Trieste, tanto proclamata da sindaco e giunta, troviamo una situazione in cui persone vivono nel fango, negli escrementi, in un edificio fatiscente, anche d’inverno e con la bora». Il capogruppo di Punto franco Paolo Altin ha affermato: «Nei suoi cittadini e nella loro solidarietà Trieste ha mostrato il suo volto migliore, ma la gestione politica ci ha fatto fare una figura davvero brutta. Il sindaco dismetta il celodurismo e si faccia carico di una questione prima di tutto umana».

La consigliera dem Laura Famulari ha preso poi parola ricordando la sua esperienza da assessore alle politiche sociali nella giunta Cosolini: «La stampa arrivò qui per la prima volta dieci anni fa perché ce la portammo noi. All’epoca il problema c’era già ma c’erano anche le soluzioni: e noi ne trovammo tantissime, organizzando spostamenti e trovando strutture di emergenza sul territorio. Ora siamo davanti a una totale inadeguatezza del sindaco nel suo ruolo di tutore della salute pubblica». A tirare le fila del discorso il consigliere del Pd Francesco Russo: «Il sindaco Dipiazza è ostaggio di Fratelli d’Italia su questa vicenda, ma la responsabilità più grande è del governo di Giorgia Meloni. Se oggi centinaia di persone devono vivere così è colpa dell’esecutivo, perché basterebbero i trasferimenti ordinari per venirne a capo».

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