Emergenza immigrazione in Fvg, l’Anci: «Sì al piano, ma patti chiari con Roma»
TRIESTE. L’Anci dice sì alle linee guida della Regione Friuli Venezia Giulia per i richiedenti asilo, che prevedono in sostanza quote di persone assegnate a ciascuno dei 19 ambiti socio-sanitari del territorio così che vi sia una distribuzione quanto più diffusa ed elastica possibile. Tutti, o quanti più possibile, i Comuni - raccordandosi fra loro all’interno del proprio ambito - dovranno partecipare. Alleggerendo i municipi - i capoluoghi soprattutto - oggi sotto pressione.
Ma per il sì l’Anci pone come conditio sine qua non - dice il presidente Mario Pezzetta - che la Regione ponga a sua volta a Roma dei punti fondanti: non superare il tetto del 2,19% dei migranti; non vedersi trasferiti nel territorio profughi giunti in Italia via mare, giacché il Fvg fa già i conti con l’emergenza degli arrivi via terra; istituire hub di prima accoglienza, centri di smistamento che facciano da filtro indispensabile; e risolvere il problema dei minori non accompagnati, esploso negli ultimi giorni. Tutti punti, garantisce l’assessore regionale all’immigrazione Gianni Torrenti, «su cui la stessa Regione sta lavorando da tempo». Il tutto per fare fronte a numeri che a ieri - si legge nella nota diffusa dall’Anci - sono «i peggiori dall’inizio dell’emergenza: 2.252 profughi in regione».
Questo in sintesi l’esito dell’incontro Anci - Torrenti, che dà il via libera alla costruzione del piano. Le quote per ciascun ambito sono state definite tenendo presente la popolazione residente ma anche il numero di immigrati regolari già presenti sul territorio, in un meccanismo di compensazione. A Trieste i profughi dovrebbero scendere dagli attuali 800 circa «a meno di 500», dice Torrenti. E le cifre dovranno scendere anche a Udine e Gorizia. Quanto agli hub di prima accoglienza, ne va accelerata l’apertura: uno in ciascun capoluogo di provincia (tre invece a Udine). A Trieste, con la Prefettura, si stanno valutando un paio di strutture demaniali da adibire all’uso, dopo lavori di riatto.
Nella riunione è emerso con forza il problema dei minori non accompagnati, che sono a carico dei Comuni: «Le strutture sono sature, vanno trasferiti in altre regioni», dice l’Anci. Ma dal punto di vista legislativo non è possibile farlo nell’immediatezza, rimarca Torrenti, che dice chiaro: «Andranno stretti accordi anche con nuove strutture per evitare speculazioni economiche che qualcuno sta cercando di fare. Ci sono casi dove si è passati dai 65 euro richiesti al giorno fino ai 120: scandaloso». Quanto al tetto del 2,19%, il punto è che si tratta di una percentuale fissata con Roma sul numero totale di profughi. E se sale la cifra assoluta, sale anche quella in percentuale. Già i 2252 profughi presenti a ieri sforano di molto i circa 1700 corrispondenti al 2,19. Su questo però Pezzetta e Torrenti concordano: per il momento, «fino a che restiamo attorno ai numeri attuali, con il sistema diffuso ce la possiamo fare», dice Torrenti.
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