Emergenza alcol tra i giovanissimi, la prima sbornia già a quindici anni

In aumento i casi di abuso e “bringe drinking” tra minorenni Gli under 25 in cura a Trieste cresciuti di dieci volte in 7 anni

TRIESTE. La lieve flessione del numero di utenti presi in carico a livello regionale dai servizi di Alcologia non deve trarre in inganno. Perché, spiegano gli esperti, quella della diffusione di drink a base di alcolici e superalcolici tra gli under 18 in Fvg è una vera e propria emergenza che, nonostante le tante campagne di informazione e prevenzione, continua inesorabilmente a crescere. E , proprio nel caso dei giovanissimi, accade con particolare frequenza che all’alcol vengano abbinati stupefacenti o farmaci. L’età del primo sballo alcolico, tra l’altro, si è notevolmente abbassata nell’ultimo periodo: in molti casi avviene già attorno ai 15 anni.

Drink e droghe, dipendenze “miste” in salita: «L’accesso alle sostanze è sempre più facile»
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In totale, nel 2018, gli utenti a carico dei diversi servizi regionali di Alcologia sono stati 3.589, nello specifico 2.715 uomini e 873 donne. L'anno precedente ne risultavano 3.668. Anche allargando il confronto, e analizzando i dati raccolti nei report dal 2013 al 2018, si riscontra un calo nel numero degli utenti rispetto agli ultimi 5 anni, in modo particolare nei nuovi utenti in carico. Ma questo calo non indica che il fenomeno si sta ridimensionando ma, al contrario, che il problema del consumo di alcolici viene pesantemente sottovalutato. Bere, anche molto e magari in compagnia, è considerato un comportamento socializzante e una forma di divertimento “glam”, specie appunto tra i giovanissimi. Che quindi faticano molto più che in passato a percepire i rischi e, di conseguenza, a chiedere aiuto.

Stando ai dati regionali, i nuovi ingressi rappresentano il 25,4% degli utenti dei servizi di Alcologia. Analizzando, invece, l’età di chi è seguito da questo tipo di servizio, risulta una maggiore prevalenza dell’utenza nella fascia 50-59 anni (5,41 utenti ogni mille abitanti). Confrontando i dati con quelli nazionali, la nostra rientra tra le regioni dove si registrano le percentuali più elevate di consumatori di alcol definiti a «maggior rischio». Oltre ad un elevato consumo abituale che tocca il 5,6 per cento della popolazione regionale, destano preoccupazione gli indicatori relativi ai bevitori fuori pasto (il 16,2%) e soprattutto il fenomeno del così detto “binge drinking”, ovvero l’assunzione in poco tempo di molto alcol.

Un fenomeno diffuso soprattutto tra i giovanissimi, fascia d’età che in questa fase preoccupa particolarmente gli operatori sanitari. A Trieste, lo spazio “Androna Giovani”, l’unica struttura regionale nata nel 2012 con l’obiettivo di dedicarsi esclusivamente agli under 25 che presentano problematiche connesse alle dipendenze, segue attualmente circa 180 ragazzi. Il primo anno di attività erano 20, nel 2014 sono saliti a 84 mente nel 2016 si è raggiunta quota 166. Utenti che si vanno a sommare ai giovani utenti del servizio Alcologia e che evidenziano una conclamata dipendenza da alcol. «Si tratta di ragazzi e ragazze anche molto giovani, - spiega Antonina Contino, responsabile dei progetti Androna Giovani e Overnight - che hanno problemi con più sostanze. Alcuni ci contattano anche grazie al passaparola. Per dare loro risposte in aprile è stato siglato un importante Protocollo tra Regione, Aziende sanitarie e 12 associazioni del Terzo settore».

«Sulle dipendenze che coinvolgono i giovani, ma non solo, serve un’azione capace di rispondere in modo integrato alle fragilità che le originano, - valuta il vicepresidente della Regione Riccardo Riccardi -, la risposta che non può essere esclusivamente settoriale. E questo perché occorre partire dalla consapevolezza che la salute va consolidata fuori dagli ospedali: nella società, nella famiglia, nelle relazioni sociali. Per tutelare i giovani e aiutarli nel percorso di superamento della fragilità, serve una grande alleanza che coinvolga famiglie, scuola, imprese e istituzioni». —


 

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