Eluana è morta dopo 17 anni di agonia
Dopo 17 anni in stato vegetativo è deceduta alle 20.10 alla Quiete di Udine. Rissa al Senato dopo la notizia
di Tommaso Cerno
di Tommaso Cerno
UDINE Eluana non c'è più. Come un angelo se n'è volata via mentre l'Italia stava per cominciare a discutere su come tenerla fra la vita e la morte per legge. Arresto cardiaco. Alle 20.10. Proprio quando le manifestazioni fuori dalla casa di riposo La Quiete dividevano i friulani in due, il primario Amato De Monte, che guidava l'equipe di volontari che l'ha assistita, ha alzato il telefono e chiamato papà Beppino. Poche parole. In friulano. «Beppino, ce mut statu? Ben? Ce mut setu?». Come stai, come ti senti? Poi gliel'ha detto, secco, da carnico: «E je lade vie».
E' andata via. In quelle due stanze che sono rimaste per settimane sotto i riflettori di mezzo pianeta, sospese fra la sofferenza di Eluana e l'ipotesi di un sequestro preventivo, è calato il silenzio. La commozione. E per Beppino, che ha vietato immediatamente l'ingresso a qualunque estraneo, c'è stato un solo pensiero: la moglie Sati Englaro, gravemente malata, lì vicino a lui nella sua Lecco.
E devono essergli suonate ancora più commoventi quelle frasi di De Monte pronunciate nella sua lingua madre, originario com'è di Paluzza. In quel friulano che aveva convinto papà Beppino Englaro a chiedere aiuto al Friuli per l'ultimo viaggio di sua figlia.
Una richiesta che Udine ha ascoltato, pur spaccata in due dalle polemiche, e che alla fine ha visto davvero Eluana lasciare la clinica Beato Luigi Talamoni di Lecco per tornarsene a casa. Tutti parlavano di dieci, forse quindici giorni. Ma De Monte non ci ha mai creduto. Così come Carlo Alberto Defanti, il neurologo che l'ha curata per diciassette anni.
Eluana era fragile. Sempre di più. Ieri, dopo quattro giorni senza alimentazione artificiale, dopo lo stop al sondino da venerdì scorso alle sei di mattina, una crisi. Pesante. Un attacco cardiaco. I volontari dell'associazione "Per Eluana", composta dai medici e infermieri volontari che hanno deciso di assisterla nel suo ultimo viaggio lo hanno chiamato immediatamente. Una staffetta della Questura vola a prenderlo nel traffico della sera. La corsa per le vie della città l'ha portato al capezzale di quella donna che, durante il viaggio da Lecco a Udine, l'aveva «profondamente devastato come uomo, come padre, come cittadino».
E così, mentre al Senato si discutevano gli emendamenti alla legge che serviva per bloccare tutto, mentre fuori, sul marciapiede c'era chi pregava per lei. Se n'è andata senza suo padre. Senza Beppino. Senza quell'uomo scarno che per diciassette anni è stato tutto mentre lei era niente. E' stato presente mentre lei era assente. Le aveva fatto una promessa: ti libererò. Gliel'aveva ripetuto centinaia di volte al suo capezzale. E lei, che non poteva sentirlo, se n'è andata senza dargli il tempo di salutarla dopo quella veglia cominciata quel maledetto 18 gennaio 1992 dopo un incidente che la rese un vegetale. Eluana era arrivata a Udine martedì mattina. Dopo un viaggio in ambulanza durato cinque ore sotto la pioggia e la neve che affliggeva il Nord.
E dopo un rifiuto, il 16 gennaio scorso, quando la clinica Città di Udine, la prima che si era offerta di ricoverarla, era stata costretta al ritiro dopo l'atto di indirizzo del ministro del welfare Maurizio Sacconi che impediva al sistema sanitario nazionale di fermare l'alimentazione forzata che pompava dentro lo stomaco di Eluana cibi predigeriti. Da venerdì mattina Eluana non era più alimentata attraverso quel sondino. Né idratata. E a quattro giorni dallo stop ha avuto il malore che l'ha portata via. Un respiro sempre più affannoso.
Come già era negli ultimi mesi. Poi, all'improvviso, la crisi. Arresto cardiaco, probabilmente seguito a una crisi renale. I primi ad arrivare dentro la casa di cura, convocati da De Monte su richiesta di papà Beppino sono il sindaco di Udine, Furio Honsell. Poco dopo, scortato dalla Digos, giunge in via Sant'Agostino l'uomo che ha reso possibile il ricovero di Eluana e che con papà Beppino fece un patto di sangue: Aldo Gabriele Renzulli, ex assessore regionale alla sanità ed ex ministro ombra nei governi Craxi. Si accomodano in una sala d'aspetto proprio di fronte all'atrio che dà sulle stanze riseervate a Eluana. Lì arrivano la presidente della clinica, Ines Domenicali, il vicepresidente Stefano Gasparin e lo stato maggiore del distretto sanitario. De Monte esce dalla stanza. Ha il cellulare in mano.
Beppino gli ha chiesto di non farla vedere a nessuno. Al di fuori di chi dovrà indagare, verificare, controllare. Il primario fa di sì con la testa. E' sereno. Non parla. Nemmeno una dichiarazione. Nulla di nulla. La notizia della morte di Eluana fa subito il giro della città, dell'Italia e del mondo intero.
E se dentro si radunano polizia e carabinieri, medici legali e magistrati, fuori dalla clinica di via Sant'Agostino la folla, divisa in due, resta per un attimo in silenzio. Ma è solo un attimo. Poi le urla. «Assassini!», gridano i gruppi per la vita. «Silenzio, rispetto e libertà», ribattono i laici che stanno leggendo a voce alta la Costituzione italiana. Il sindaco Honsell parla col padre. Così fa Renzulli. Mezz'ora dopo dall'ingresso principale della Quiete entra Armando Englaro, lo zio di Eluana, fratello di Beppino, che vive a Paluzza nella casa di famiglia e che guida una ditta di pavimenti.
E' commosso. Forse è il solo che ha appreso la notizia dalla radio. Di sfuggita. Mentre fuori casa in Carnia, in una zona dove i cellulari non ricevono il segnale. Si guarda in giro, torna a casa di corsa e prende la macchina per precipitarsi a Udine. La sua amata nipote non c'è più.
L'hanno liberata, borbotta mentre compone il numero di suo fratello a Lecco. Ma quando entra alla Quiete e si fa il segno della croce davanti a quell'angelo indifeso che se ne è andato via, si rende conto che se una vicenda è appena finita ce n'è un'altra che sta per cominciare. «De Monte dov'è?», chiede ai custodi. «Dai carabinieri con l'avvocato Campeis».
Ma un po' di pace in quella famiglia la pretende. «Che cosa posso dire in un momento come questo? Eluana non c'è più. E adesso spero che ci lascerete in pace». Eluana, sua nipote, sarà sepolta a Paluzza. Nella tomba di famiglia. Vicino al nonno Giobatta che tanto l'amava. Nulla si sa di certo su tempi e modi. Non che papà Beppino e zio Armando non ne abbiano mai parlato. Ma ora non importa. Ora importa che Eluana è volata via. E non c'è più.
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