Elezioni, vince Janša: «Gli sloveni al primo posto»

In testa con il 25% i conservatori anti-migranti, ma all’Sds solo 26 dei 90 seggi: si apre la difficile ricerca delle alleanze

ZAGABRIA. Il conservatore Janez Janša vince le elezioni legislative anticipate in Slovenia. Secondo i primi dati pubblicati ieri sera con il 97% delle schede scrutinate, l’ex primo ministro (in carica dal 2004 al 2008 e dal 2012 al 2013) ha ottenuto il 25% dei voti, portando il suo Partito democratico sloveno (Sds), su posizioni antimigranti e alleato del leader nazionalista ungherese Viktor Orban, in testa alle preferenze. La sua tuttavia, con 26 deputati conquistati su 90 e l’esigenza di cercare alleanze, potrebbe rivelarsi una vittoria di Pirro, dati i risultati dei ben otto partiti che lo seguono a ruota.

Elezioni in Slovenia, vittoria dei conservatori di Jansa
epa06783541 Janez Jansa (C), President of the SDS (Slovenian Democratic Party) and candidate for the snap parliamentary elections talks to the media after his party won, according to the initial polls result, in Ljubljana, Slovenia, 03 June 2018. EPA/ANTONIO BAT


Vediamoli, dunque. In seconda posizione si è piazzata la Lista di Marjan Šarec (Lms, 12,6%), ex attore comico e oggi sindaco della cittadina di Kamnik, la cui formazione partecipava per la prima volta a delle elezioni politiche. A seguire il Partito socialdemocratico (Sd) con il 10%, mentre per quanto riguarda la formazione di Miro Cerar, il Premier centrista uscente, il risultato è impietoso se confrontato con il successo di quattro anni fa (da oltre il 34% si è passati al 9,7%). Cerar è comunque riuscito a non arretrare oltre il quarto posto.

Tra i partiti più piccoli, il fronte di sinistra Levica realizza senza dubbio il risultato più sorprendente, arrivando quarto con il 9,2%; mentre superano la soglia di sbarramento del 4% anche i cristiano-democratici di Nuova Slovenia (7,1%), il Partito democratico dei Pensionati della Slovenia (Desus) guidato dall’ex ministro degli Esteri Karl Erjavec (5%), la formazione dell’ex premier Alenka Bratušek (4,9%) e il Partito nazionale sloveno (Sns) di Zmago Jelinčič, di estrema destra (4,2%).

Diversi scenari si aprono ora nel panorama politico sloveno. Durante la giornata di ieri, il presidente Borut Pahor ha dichiarato di essere fiducioso in un processo rapido di formazione del parlamento e del nuovo governo. «La prima seduta del nuovo parlamento potrebbe tenersi il prossimo 22 o 23 giugno», ha affermato il capo di Stato sloveno. Le consultazioni necessarie alla nascita di un nuovo esecutivo rischiano tuttavia di richiedere molto più tempo. I 90 seggi che compongono il parlamento di Lubiana sono infatti frammentati tra nove partiti. I tre gruppi attualmente al governo - il Smc di Cerar, il Desus di Erjavec e i socialdemocratici - potranno contare su appena 25 parlamentari in totale, segno di una pesante sfiducia elettorale. Ma anche il partito di Janša, vincitore relativo dello scrutinio e che ottiene 26 rappresentanti da solo, avrà comunque bisogno di alleati per controllare la maggioranza relativa di 46 seggi.

Il secondo classificato, Marjan Šarec, con i suoi 13 deputati, ha peraltro già escluso ogni accordo con Janša, augurandogli «buona fortuna» nel trovare degli alleati. Rimane dunque in lista Nsi, con appena 7 seggi e (ma soltanto sulla carta) il partito di Alenka Bratušek (5 seggi) e i radicali dell’Sns (4 seggi). Con quest’ultime due formazioni, una coalizione con l’Sds potrebbe essere meno scontata. Paradossalmente dunque, la vittoria di Janez Janša potrebbe rivelarsi insufficiente a governare. Inoltre, il sorprendente risultato di Levica, che conquista 9 seggi, potrebbe rendere possibile una coalizione progressista che per il momento, tuttavia, è ancora da ipotizzare.

Il tasso di affluenza basso (soltanto il 50% dell’1,7 milioni di elettori si è recato alle urne), rispecchia una campagna elettorale sostanzialmente sotto tono, con pochi comizi e gazebo, ma scossa dalle invettive anti-migranti di Janez Janša che in vista di queste legislative si è apertamente ispirato al modello del premier ungherese Viktor Orban, copiandone gli slogan e persino i manifesti.

«Mi auguro che il voto di oggi sia il primo passo per mettere gli sloveni al primo posto, per dare priorità alla sicurezza e al benessere della Slovenia e degli sloveni», ha dichiarato Janša subito dopo aver votato. Subito dopo la chiusura delle urne, il leader del Partito semocratico sloveno ha pubblicato un comunicato dichiarando di essere pronto ad «assumersi la responsabilità di governo» e di «non aver paura del domani», ricordando di aver preso più voti dei secondi e terzi arrivati messi assieme (Lms e Sd) e sottolineando ancora una volta l’importanza del tema della sicurezza nel suo nuovo (e a questo punto eventuale) esecutivo.

Una coalizione di almeno quattro partiti sarà necessaria per formare il prossimo governo sloveno, che a questo punto non potrà che essere il frutto di un compromesso tra i programmi.

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