Elezioni regionali. Il Pdl cambia pelle, nasce la lista Tondo
TRIESTE. È la convention di Renzo Tondo, prima che del Pdl. Oggi nel palazzetto dello sport di Manzano, a partire dalle 18.30, in un incontro aperto al pubblico, andrà in scena una sorta di “one man show” del presidente della Regione. Parlerà solo lui, nessun altro big del partito. Svelerà le priorità del programma di governo 2013-2018, in primis la tutela della specialità regionale, farà chiarezza sulle alleanze e cercherà di mediare tra le due anime pidielline: chi vuole il partito autonomo in versione catalana, chi invece avverte l’esigenza di attendere le politiche, per capire se il Pdl è ancora in vita e, magari, pure in buona salute.
Ieri il governatore era irrintracciabile. Stava limando la relazione che sarà il culmine della manifestazione manzanese, luogo simbolo del lavoro, area già colpita dalla crisi prima ancora del collasso di Lehman Brothers. Il programma di oggi, a quanto filtra da un’organizzazione molto abbottonata, prevede un video introduttivo sulla storia della Regione Fvg, con chiusura sui risultati prodotti dall’amministrazione Tondo. Quindi gli interventi di sei-sette testimonial, scelti dal presidente nella società civile, tra gli amministratori locali (il sindaco di Valvasone Markus Maurmair ), tra chi è al lavoro tra mille difficoltà e chi pure disoccupato. Anticamera dell’atteso intervento di Tondo, «molto più una relazione delle cose da fare che delle cose fatte», anticipa Alessandro Colautti, il braccio destro dell’operazione Manzano. «In un luogo emblematico – spiega il consigliere regionale –, il presidente si concentrerà sui temi dell’autonomia, del lavoro, del rilancio dell’economia. Risponderà sostanzialmente alle domande “quale regione, come e con chi?”».
Difficile parlare di alleanze, con un quadro nazionale in fase di scomposizione e ricomposizione. Colautti è però convinto che Tondo, viste le premesse, possa eventualmente aprire una fase nuova: «È finita la guerra tra curve opposte, serve aggregazione per poter vincere la grande sfida della difesa e del rilancio della specialità. Gli alleati? Certo Tondo non sarà il Monti di turno ma il messaggio politico è che lo spazio è a disposizione per tutti quelli che ci staranno». Quanto al partito regionale, pare che non sarà quella odierna l’occasione per l’ufficializzazione del nome. Tondo, con ogni probabilità, delineerà le caratteristiche del Pdl regionale ma non potrà mandare in archivio il predellino, non in una fase di rimonta targata Berlusconi. Affiancato al partito autonomo (tanto o poco si vedrà dopo il voto delle politiche), ci sarà senz’altro la lista del presidente, quella “civica” con i vari Roberto Dipiazza, Giorgio Ret, Anna Maria Cisint, Attilio Vuga. «Mi aspetto un incontro di grande partecipazione, con il presidente che comunicherà il grande lavoro fatto in termini di cambiamento positivo per la regione, di sostegno alla sviluppo, di lotta alla disoccupazione – aggiunge il capogruppo Daniele Galasso – e lancerà poi il messaggio di fiducia nell’opportunità di proseguire nell’azione di riforma per altri cinque anni. Il modello del partito regionale potrebbe poi fare da laboratorio a livello nazionale, mentre la presenza civica intende calamitare tante persone nuove a dare un contributo dalla base. Niente nomi, al momento. Solo linee guida. Escludendo inutili slogan, riempiremo nelle prossime settimane il progetto di contenuti». L’incontro sarà un evento anche per il web. A partire dalle 18 sul sito www.renzotondo.it verrà attivato il sistema di LiveBlogging, strumento di comunicazione che permetterà di descrivere in tempo ciò che accadrà nel corso della serata. Non mancheranno anche i cinguettii di Twitter. Per seguire i lavori in diretta basterà digitare l’hashtag #manzano2013 oppure seguire l’account del presidente @renzotondo.
A margine non si spegne la polemica a destra tra Sergio Dressi e Roberto Menia. Il futurista risponde al vicecoordinatore del Pdl che aveva parlato di uso del Pdl da parte di Menia «come un autobus». «Incomprensibile atteggiamento quello di Dressi – afferma il coordinatore nazionale di Fli – Nel Pdl ci sono entrato, con le perplessità che erano comuni a molti, Dressi compreso, e ci sono rimasto fino a quando non è stato cacciato Fini che era stato per noi e per la destra politica italiana il capo di un lungo tratto di strada. Da quell’autobus non sono certo sceso per convenienza, dimettendomi da una carica di governo. Altri hanno scelto, dopo una vita politica passata assieme, non autobus ma aeroporti e aerei per raccomandarsi il posto “lasciato libero” dal traditore Menia».
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