Elezioni per l’Ue mai così politiche. Test sul futuro del governo Conte

Il voto di oggi è un sondaggio anche per l’opposizione. Polemica sul ministro Salvini: «Violato il silenzio elettorale»
epa07592233 A campaign area to encourage EU citizens to vote in the European Parliament elections on display at Luxembourg Station in Brussels, Belgium, 22 May 2019. The European Parliament elections are being held by member countries of the European Union (EU) from 23 to 26 May 2019. EPA/OLIVIER HOSLET
epa07592233 A campaign area to encourage EU citizens to vote in the European Parliament elections on display at Luxembourg Station in Brussels, Belgium, 22 May 2019. The European Parliament elections are being held by member countries of the European Union (EU) from 23 to 26 May 2019. EPA/OLIVIER HOSLET

ROMA. Sono consultazioni europee, ma sembrano elezioni politiche: il governo Conte rimarrà in carica? La coalizione gialloverde sarà ancora maggioranza nel Paese? La Lega sfonderà o meno quota 30%? La seconda forza politica sarà il Movimento Cinque Stelle o il Partito Democratico? E Forza Italia resterà sopra la soglia del 10%? . Sono questi i grandi interrogativi che dominano questa concitata vigilia elettorale, giornata in cui irrompe nello scontro politico il fallimento di Mercatone Uno, 55 punti vendita in tutta Italia per 1.800 dipendenti a rischio. Uno choc per il governo, tanto che il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, annuncia di aver anticipato a lunedì il tavolo sulla vertenza al ministero. Ma è il suo alleato-antagonista, Matteo Salvini, a bruciarlo sul tempo: «Mi impegnerò personalmente incontrando sindacati, lavoratori, fornitori e proprietà, non si possono lasciare dipendenti a casa senza rispettare gli impegni presi», dice sui social il ministro dell’Interno. Pd e sinistra all’attacco chiedono al capo politico dei Cinque Stelle di riferire in Parlamento. Anche Giorgia Meloni (FdI) chiede al governo «un intervento tempestivo».



Scontro anche sul tradizionale silenzio elettorale. Ieri mattina, Matteo Salvini ha dichiarato su Twitter: «Domani dalle 7 alle 23 scriviamo insieme il Futuro. Domenica voto Lega, stavolta voto, stavolta voto Lega». Poco dopo la dura reazione dell’ex segretario dem, Matteo Renzi: «Salvini, ministro dell’Interno, dovrebbe dare l’esempio rispettando il silenzio elettorale che invece sta violando». Protesta anche Laura Boldrini (Leu): «Abbiamo un Ministro dell’Interno che non lavora, sempre in giro a fare comizi. Almeno oggi poteva sfruttare questa occasione per sbrigare qualche pratica. E invece no, viola il #SilenzioElettorale e come al solito passa la giornata a twittare».

Polemiche a parte, malgrado gli italiani siano chiamati a scegliere la composizione del Parlamento europeo, mai come stavolta, l’esito della consultazione avrà un rilievo tutto nazionale, rappresentando un importantissimo test per ogni partito a poco più di un anno dalle politiche.

Lo scrutinio darà infatti risposte, chissà forse decisive, circa la tenuta dell’esecutivo: nelle ultime settimane, in un violento crescendo di botta e risposta, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, si sono fronteggiati in un duello che ha sfiorato la rissa verbale.

Secondo tanti osservatori si sarebbe trattato solo di un gioco delle parti: insomma, fare la faccia feroce per raccogliere consensi, ognuno nel proprio campo, ma sicuri che a partire da lunedì tutto verrà ricomposto. In particolare, il capo politico dei Cinque Stelle, ha dato la sensazione di spingere su una linea più moderata, in netta opposizione alla Lega, per cercare di drenare i consensi di chi non ha mai amato troppo l’alleanza con i sovranisti del Carroccio.

Una mossa anche per frenare l’eventuale travaso di voti dal Movimento al Pd, un flusso inverso a quello del 4 marzo, ora che il segretario dem è Nicola Zingaretti, non più Matteo Renzi. Anche il ministro dell’Interno, aprendo quotidianamente nuovi fronti polemici, uno tra tutti quello dell’abolizione dell’abuso di ufficio, ha cercato di imporre la sua agenda, mostrando impazienza per le presunte titubanze del premier.

Tra i leghisti, tanti sperano in un exploit: un risultato oltre il 30% potrebbe accrescere la voglia, sinora sempre smentita, di staccare la spina, chiudere con i 5S e andare al voto per tentare la spallata per il governo. Magari grazie a una maggioranza autosufficiente, in grado di stare in piedi anche senza i voti di Forza Italia. Giancarlo Giorgetti, incontrando nei giorni scorsi la stampa estera, ha professato prudenza: la Lega «non ha i numeri della Dc degli anni ’80». Ma potrebbe essere solo scaramanzia.

Di contro, all’interno del Movimento, cresce l’incertezza. Secondo le ultime stime, sembra che i toni anti-Lega di Di Maio abbiano interrotto il calo degli ultimi mesi. Tuttavia, il mancato superamento di quota 20%, o peggio, il sorpasso da parte del Pd, potrebbe scatenare una sorta di resa dei conti interna. Anche questo scenario potrebbe far vacillare la stabilità del governo. —
 

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