Elezioni a Monfalcone, il centrosinistra lancia Diego Moretti e sfida Fasan al confronto a due

Al Kinemax la presentazione di candidato e liste della coalizione: «Uniti per cambiare la città»

Tiziana Carpinelli
La platea (Bonaventura)
La platea (Bonaventura)

Perfidia, nessuna. Tanto da autobattezzarsi «ecumenico». Non è il suo stile e lui, a snaturarsi, non ci pensa. Ma tra sette settimane Monfalcone avrà un nuovo sindaco e Diego Moretti, candidato del centrosinistra, ha rotto il ghiaccio al Kinemax mettendo da parte la connaturata paciosità per tirare fuori la cazzimma, un sana cattiveria politica, ché «non ci intimidiranno e forse nemmeno ci conoscono, ma i buoni, quando si arrabbiano, sono i peggiori».

La perfidia vera e propria, comunque, l’ha lasciata agli altri. Che non si son fatti pregare, davanti alla platea gremita. Una zampata l’ha sferrata proprio il collega in Consiglio regionale Enrico Bullian: il “poliziotto cattivo” del collaudato duo (Moretti è quello “buono”). Rivolto a Luca Fasan, candidato sindaco leghista, ha scandito: «Se non sei un burattino, allora accetta il confronto pubblico, come ovunque».

L’altro colpo d’artiglio, qui ferale, invece da Michele Luise, capolista di Insieme con Moretti. Ha citato, il presidente della Lilt, pure diretto a Fasan, Umberto Eco: «Ci vuole sempre qualcuno da odiare per sentirsi giustificati nella propria miseria». La stoccata non sorge dal nulla.

Sui social l’assessore al Marketing pare non sia andato giù morbido nei confronti del medico che ha cambiato rotta politica. Davanti a tutti Luise ha letto il commento in cui, a proposito del suo passaggio a sinistra, Fasan scriveva: «Credetemi, ora sta nel posto giusto e, dopo aver fatto più e più volte il giro dell’oca, adesso riparte dal via. D’altronde la quiescenza può essere dura senza una mazza da fare». Francesismi.

Al netto delle silurate, comunque, buona la prima, ieri al Kinemax, dove Moretti ha potuto tirare un sospiro di sollievo: oltre 260 persone, tra seduti e assiepati. Perché puoi essere uno che fa politica da quando c’avevi le braghette, ma quel brivido lì, di dover riuscire a riempire la sala, resta intatto. Non s’è presentato in modalità monologo: ha voluto le domande a tutti i costi. E per questo s’è portato appresso «un giornalista da poco in pensione, Roberto Covaz, che tutti in città conoscono». E al termine dell’appuntamento lo scrittore l’ha interrogato per dritto e rovescio.

Alle 10 Moretti ha dunque esordito con «quest’avventura» intrapresa per «cambiare la città». Primo applauso. «Non voglio usare termini forti», ha premesso. «Vai tranquillo! », ha urlato qualche scalmanato in platea. Ma nello stigmatizzare «l’aggressività» verso l’avversario tout-court ha lodato il «coraggio di chiunque si candidi» perché «ci sono realtà associative e sportive che hanno paura di esporsi», «temendo ritorsioni, e questo è inaccettabile». «Un modo di fare politica – ha ripetuto – da modificare». Monfalcone, così ai diversi amministratori dei comuni “amici” in sala, «deve tornare a essere un punto di riferimento, non un Comune che impone e poi non ottiene alcun risultato».

Quindi la parola ai capilista, la prima Lucia Giurissa (Pd): «Sono stati nove anni bui». Di una «narrazione tossica che ha fatto piombare nella negatività tutta la città». Un territorio complesso, dai redditi più bassi, dove le «battaglie nazionali su salario minimo, sanità, ius scholae» servono, perché «il diritto all’istruzione è importante» e in questa realtà urge supporto ministeriale extra. «Si riparta – ha auspicato – da coesione sociale, dignità del dibattito e antifascismo, che accomuna tutte le liste». Il secondo intervento, di Alessandro Saullo (Mcs): «Una città, ricordata come patria dei partigiani, oggi è dipinta come un posto da cui scappare. Serve una svolta, per i giovani».

E allora Michele Luise (Insieme con Moretti): «Sono, come Covaz, emozionato, ma non a disagio, perché nella nuova sede Giurissa m’ha accolto con un “Bentornato a casa!”». Ha ricordato d’esser a Monfalcone dal ’79, i 40 anni di lavoro nella sanità, le «persone della civica che potrebbero scrivere trattati sull’amianto», cioè Claudio Ceron e Luigino Francovig: quel killer silenzioso di cui lui ha visto gli effetti «aprendo i toraci della gente». E quindi l’insediamento nella Commissione regionale amianto, con la prima riunione funestata dalla notizia del decreto sugli 80 milioni alla società partecipata: «Con che coraggio potevamo andare a parlare di sicurezza a scuola?». La decisione di fare qualcosa. Pure alla luce (frecciata a Stefano Vita) «del fatto che abbiamo un presidente d’Ambito che dice che non si può parlare in quella sede di amianto». Quasi stessa solfa in Consiglio. Fino all’arringa sulla sanità: «Attenzione perché sull’Unità di terapia intensiva cardiologica, a fine anno, sarà la politica a esprimersi. Non altri». Davide Strukelj (Progressisti) ha pensato a ricompattare le righe, dopo gli screzi, roba sepolta: «Moretti è il nostro candidato». Punto.

Finiti i capilista, a caricare la platea c’ha pensato Bullian: «Oltre quattromila unità di immigrati in più è la più grande autodenuncia di fallimento politico per chi amministra; noi, che non avevamo quelle premesse lì, puntiamo invece a gestire le complessità, con uguali diritti e doveri per tutti. C’è pure in sala – ha rilevato – chi non crede nell’integrazione, ma proprio a queste persone si deve puntare, con l’obiettivo di una “convivenza migliorata”, mantra nella nostra campagna. A destra non sono imbattibili e la loro fase decadente è già iniziata, non so se basteranno pochi mesi o ci vorrà di più, ma lo si evince dalle ultime clamorose retromarce». E quindi il dito nella piaga: «Il sindaco reggente che si ritira non è cosa da poco. Succede quando si azzera l’autonomia funzionale delle persone». E poi: «È curioso si parli continuamente di bengalesi, non di sanità: sul Piano oncologico l’eurodeputata non ha proferito verbo». Quanto a Moretti: «Diego è la terza vota che mi tocca votarti senza veder ricambiata la cortesia. Scherzi a parte, chi amministra sa quanto Moretti si sia qui sempre prodigato: è ora di tornargli la cortesia».

E Moretti è pronto. Ha voluto parlare «senza girare la testa dall’altra parte» dei temi: l’attenzione al sociale, «negli anni mancata», un nuovo rapporto con Fincantieri («che ancora condiziona in maniera pesante la città: pur legittimamente, ha continuato a fare quello che voleva»), una sicurezza concreta e non declamata, la gestione del fenomeno migratorio.

«Monfalcone è una città industriale, ma la diversificazione è centrale», ha puntualizzato. Covaz gli ha ricordato di «esser stato paracadutato, anzi no quello è Vannacci, nell’esperienza di candidato...». «Ci sono momenti – ha convenuto il dem – in cui per senso di responsabilità bisogna mettersi a disposizione, qui sì, senza paracadute: è l’impegno politico, così m’è stato insegnato». «C’è scoramento quando leggiamo di nuovo dell’accordo transattivo che ormai dovrebbe essere politicamente archiviato – sempre Covaz –, ci si rende conto che è un’offesa a centinaia di morti?». «Noi, la transazione, politicamente l’abbiamo pagata – ha replicato Moretti –, ora però, davanti al decreto che insulta gli esposti, il Comune ha avuto il coraggio di andare contro il Governo di cui è espressione? Altro che burattini...». Materia per un confronto? Ci sono sette settimane.

 

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