Elezioni in Kosovo, puniti i partiti nati dal disciolto Uck
PRISTINA Il Kosovo vuole cambiare pagina. Ieri si è votato per le parlamentari anticipate: dopo lo spoglio del 95% delle schede elettorali, il movimento Autodeterminazionè (Vetevendosje) è in testa con il 25,70% delle preferenze. Come ha riferito la commissione elettorale a Pristina, segue a breve distanza la Lega democratica del Kosovo (Ldk) con il 25,07%, una differenza di 4.775 voti. Si tratta di due forze politiche schierate entrambe all'opposizione. Terzo il Partito democratico del Kosovo (Pdk) al quale è andato il 21,15% dei voti.
Tali risultati, è stato precisato, non comprendono i voti inviati per posta e quelli della diaspora. I rispettivi candidati premier sono Albin Kurti per Autodeterminazione, movimento della sinistra nazionalista, Vjosa Osmani per l'Ldk, partito moderato di centrodestra, e Kadri Veselj per il Pdk, partito del quale fa parte il presidente kosovaro Hashim Thaci.
Nessun partito sembra poter formare un governo da solo, e molto probabilmente, come era ampiamente previsto peraltro alla vigilia, servirà una coalizione. L’affluenza alle urne, secondo la commissione elettorale, è risultata del 44,12%, in rialzo rispetto alle politiche di due anni fa. Più alta la partecipazione al voto nel nord a maggioranza serba, dove l’affluenza alle urne è stata del 49,7%.
Un'alleanza tra i due partiti per il nuovo governo risponderebbe, come detto, alla forte richiesta di cambiamento che viene dalla società e dai giovani in particolare, stanchi di vedere al potere ex leader e vecchi combattenti dell’Esercito di liberazione del Kosovo (Uck), quali sono il premier uscente Ramush Haradinaj, il presidente Hashim Thaci e il capo del parlamento Kadri Veselj. Tutti peraltro nel mirino del Tribunale speciale dell’Aja per i crimini dell’Uck.
Haradinaj e Veselj sono leader e candidati premier rispettivamente dell’Alleanza per il futuro del Kosovo (Aak) e del Partito democratico del Kosovo (Pdk), del quale fa parte il presidente Thaci. Ad eccezione di Haradinaj, tutti gli altri candidati alla guida del nuovo governo sono inclini ad abolire i dazi per consentire la ripresa del dialogo con Belgrado, prerequisito dei negoziati per l’integrazione europea.
E alla guida del nuovo esecutivo potrebbe andare per la prima volta una donna, fatto che sarebbe di portata storica per una società ancora patriarcale e fortemente tradizionalista come quella del Kosovo, a maggioranza di etnia albanese e di religione musulmana.
Il personaggio nuovo potrebbe essere Vjosa Osmani, 37 anni, candidata premier della Lega democratica del Kosovo. Laureata in giurisprudenza all’Università di Pristina, con un master conseguito a Pittsburgh, negli Usa, Osmani – attualmente docente all’ateneo della capitale – è entrata in politica molto giovane ed è stata in passato capo dell’ufficio di gabinetto dell’ex presidente Fatmir Sejdiu. Deputata dal 2011, è stata eletta per tre mandati. Su posizioni moderate, Vjosa Osmani – che parla inglese, spagnolo, turco e serbo oltre all’albanese sua lingua madre – è favorevole al dialogo con Belgrado, la cui ripresa, come oramai lo sanno anche gli asini in Kosovo e Serbia, passerebbe per l’abolizione dei dazi antiserbi. –
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