Elezioni congelate nei Balcani, partiti alle prese con il rebus rinvio
ZAGABRIA Anche gli elettori finiscono in quarantena nei Balcani occidentali. Da Zagabria a Skopje, passando per Podgorica, Sarajevo e Belgrado. L’emergenza anti coronavirus, infatti, ha determinato lo slittamento di tutti gli appuntamenti elettorali previsti da qui a giugno. Ma le situazioni politiche che si aprono sono molto diverse da Paese a Paese.
In Croazia secondo l’Hdz, il partito di centrodestra al potere con il premier Andrej Plenković , la soluzione migliore sarebbe che le elezioni politiche si svolgessero ad agosto o a settembre, mentre il principale partito di opposizione, i socialdemocratici (Sdp), vedrebbe meglio un ricorso alle urne a dicembre. In questo modo sarebbero rispettati tutti i termini costituzionali. Ma c’è un rischio dietro l’angolo: che gli aventi diritto al voto si ritrovino nuovamente a fronteggiare un pesante riacutizzarsi dell’epidemia di Covid-19. Per giungere a questo ultimo termine “costituzionalmente compatibile” l’attuale Parlamento (Sabor), per permettere la formazione delle liste elettorali e lo svolgimento della campagna elettorale dovrebbe essere sciolto al più tardi a luglio. Certo L’Hdz, anche senza l’appoggio dei voti dei deputati del sindaco di Zagabria Milan Bandić con cui si regge in piedi l’attuale maggioranza, riuscirebbe a racimolare i voti necessari allo scioglimento del Sabor in quanto gran parte dei partiti di opposizione è favorevole a tale soluzione, tranne, come detto, la Sdp. Il fatto è che proprio la Sdp minaccia se, a causa dell’epidemia e i conseguenti divieti di raggruppamento in luoghi pubblici non fosse possibile tenere comizi elettorali e raggiungere così l’intero corpo degli aventi diritto, di ricorrere alla Corte costituzionale e chiedere l’annullamento della consultazione elettorale.
Diverso il discorso a Belgrado dove re Aleksandar Vučić regna imperturbabile e imperturbato. Lo spostamento delle elezioni parlamentari di qualche mese non determinerà particolari cambiamenti sul piattissimo orizzonte politico serbo dove l’unico dibattito aperto tra le forze di opposizione è se sia opportuno o meno partecipare al voto. Figuriamoci a quanto siamo lontani nel cercare di cucire un programma elettorale e motivare gli uomini più adatti per presentarlo ai propri concittadini per cercare finalmente di dare del filo da torcere a Vučić.
Discorso facile per il Montenegro dove le politiche di maggio sono state spostate a data da destinarsi. Qui, con o senza coronavirus, il potere è destinato a rimanere nelle mani di chi lo detiene saldamente oggi, ossia capo dello Stato Milo Djukanović e i suoi uomini. In Bosnia sono state rinviate le amministrative che, qualsivoglia sarà il loro esito, non scalfiranno il potere nelle mani di Milorad Dodik (serbo), Bakir Izetbegović (Musulmano) e Dragan Čović (croato). In Macedonia del Nord, infine, l’essere diventata membro della Nato non farà vincere le elezioni posticipate all’uscente socialdemocratico Zoran Zaev. Conterà di più la sorte della guerra al Covid-19. —
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