A Monfalcone votanti in crescita rispetto al 2022: attesa per il verdetto per il post-Cisint
Alle urne fra domenica e lunedì il 57% degli aventi diritto contro il 52 % di tre anni fa. Primi veleni in attesa del risultato

Caustico, nervoso, umido. Il lunedì della politica monfalconese in attesa dell’apertura delle urne – che per qualcuno sarà come bucare il guscio dell’uovo di Pasqua e trovarci dentro una bella sorpresa, per qualcun altro, invece, l’esatto contrario: niente da scartare – è la fine della tregua, durata un battito di ciglia. E l’inizio delle recriminazioni. Sullo sfondo, l’unico fattore positivo e incontrovertibile, peraltro indipendentemente dagli esiti: l’affluenza. Che ha tenuto, non s’è afflosciata come un soufflé, anche se qualcuno lo temeva.
L’affluenza
Alle 22, anzi, ha superato il dato del 2022, fermo al 52%: si sono recati ai seggi 11853 elettori su 20.684 aventi diritto, il 57%. E cosa vuol dire, questo? Che a loro modo, e a dispetto dei linguaggi esibiti dai candidati, i cittadini sono stati stimolati a dire la propria, nell’unico modo possibile: il voto. È la democrazia. La peggior forma di governo, così la pensava Churchill, eccezion fatta per tutte quelle che si sono sperimentate finora. Dall’affluenza si deve del resto partire con le analisi. Perché l’esito è per forza avviluppato a quel dato.
Tregua finita
La tregua, invece, finita. La prima a segnalare comportamenti ai suoi occhi sopra le righe è Cristiana Morsolin, candidata di Monfalcone civica e solidale, pro Diego Moretti: «Confermo che è la campagna elettorale più politicamente scorretta di sempre. Mi dicono che domenica Fasan e Cisint sono andati al Centro anziani a fare gli auguri di Pasqua e io personalmente ho ricevuto due messaggi di invito al voto».
L’affondo di Moretti
Qualcuno, poi, ha segnalato come “anomala” la partecipazione dell’eurodeputata alla messa con fascia tricolore al San Nicolò. Ma l’affondo arriva da Moretti: «La destra chiude la partita delle elezioni così come l’aveva avviata, evocando paure che non hanno ragione di esistere, continuando a far leva sull’odio sociale e infischiandosene delle regole sul silenzio elettorale, con messaggi ai cittadini attraverso ogni tipo di social, da Facebook a Whatsapp». «E a darle man forte è anche Il Tempo – prosegue – che si conferma ogni giorno di più foglio organico della Lega e della destra, con un articolo che punta ad alimentare in città la paura verso un risultato privo di effettive chance».
«Nelle settimane di campagna e fino al venerdì prima del voto abbiamo assistito a battesimi di opere già inaugurate più volte, in barba alla par condicio – conclude –. Tra sabato e domenica, inoltre, la destra con l’ex sindaca in testa ha rotto ripetutamente il silenzio. Non ci stupiamo avendo letto sui social, nel week-end, di tutto e di più. Fasan e Cisint si sono fatti un baffo delle regole, spinti da un nervosismo di fondo che ha contraddistinto la loro campagna, trascorsa dal candidato sindaco solo a dileggiare gli avversari via social».
La replica di Cisint
Le cose stanno così? Ribatte l’eurodeputata Anna Cisint prima di prendere un volo: «A questi personaggi tristi dico che non si guadagna né si perde voti in ’sta maniera, infatti Altran andava a quattro messe al giorno ed è andata come è andata. Ho sempre partecipato alla funzione della Domenica delle palme con la fascia: rappresenta un’istituzione presso un’altra istituzione. Inoltre mi sono sempre recata, come Luca, Garimberti o Cristin, alle feste del Centro anziani, un polo comunale».
«Per legge io e gli altri, fino alla proclamazione di Fasan – prosegue – esercitiamo le funzioni. Si chiama continuità d’esercizio: non siamo yogurt scaduti». E i messaggi whatsapp di domenica con la scheda? «È solo la lista broadcast: la prima, con l’invio sbagliato, peraltro delle europee. Non è vietato», replica.
Le nuove forme di propaganda via internet, su social, con e-mail, sms tramite operatore o chat non sono ancora state disciplinate dalla legge.—
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