Elezioni a Trieste. Tondo sconfessa il Pdl locale su Antonione

Il governatore d’accordo col ”placet” del segretario leghista Fontanini, accusato di ingerenze
Il presidente della Regione Renzo Tondo
Il presidente della Regione Renzo Tondo
Il presidente carnico tende la mano al segretario friulano e sconfessa così, a meno di 24 ore di distanza, i vertici triestini del suo stesso partito. Alla fine, a ridersela più di tutti è Roberto Antonione, che incassa l’ennesima attestazione di stima nel suo tentativo di avvicinamento alla scalata verso il Municipio. Già, perché la saga della “questione Trieste” nello spezzettato centrodestra locale continua a tenere banco: in ballo c’è sempre la scelta del candidato sindaco della coalizione guidata dal Pdl. «Mi fa piacere il fatto che l’idea di Fontanini coincida con la mia idea», così ieri Renzo Tondo, a margine della cerimonia solenne svoltasi alla Risiera di San Sabba in occasione del Giorno della Memoria.


Il presidente carnico è proprio Tondo, che più volte si è dichiaramente speso pro-Antonione («Sarei felice se alla fine fosse il candidato sindaco di Trieste per il Pdl» e poi «C’è Antonione ed è un candidato di prestigio»). Il segretario friulano è invece il leghista Pietro Fontanini, che sulla candidatura e sui nomi targati Pdl inclusi nel famoso e segretissimo sondaggio demoscopico dei berlusconiani si era espresso così: «Dall’inizio, Antonione è sempre stato la nostra preferenza». Charissimo. Tanto da far uscire dai gangheri i vertici locali del Popolo della Libertà, con il coordinatore provinciale Sandra Savino in testa e una compagine a forte “trazione Camber” (Giulio, chiaramente) al suo fianco nonostante la presenza di ex missini e aennini di lungo corso in rosa. All’indomani dell’uscita di Fontanini, proprio dagli “arrabbiatissimi” pidiellini di Trieste erano piovute addosso al padano del Friuli immediate accuse di «invasione di campo», di «insider trading» e di aver addirittura «bruciato» così il nome di Antonione. Accuse di esponenti politici del Pdl che ieri Tondo, governatore del Friuli Venezia Giulia e uomo forte dello stesso partito, ha sbriciolato una per una. Senza alzare la voce, ma con pacatezza totale. Facendo gongolare l’alleato più fedele, la Lega Nord, e pure Antonione.


Non solo questioni di preferenza sulla persona. Ma anche di invasioni di campo che, a sentire Tondo, in questo caso proprio non esistono: «Considero legittimo il fatto che un partito possa esprimere un giudizio sui candidati». Come ha fatto Fontanini e quindi la Lega con Antonione. E se il segretario regionale padano osa: «Savino e Tononi? Il mio dirimpettaio si chiama Isidoro Gottardo e io parlo con lui», facendo imbufalire ancor più Savino, dal canto suo Tondo lascia fare e, anzi, legittima: «Fontanini dialoga giustamente con il coordinatore regionale Isidoro Gottardo». Preso in mezzo, Gottardo dribbla il pericolo di impantanarsi nelle sabbie mobili della “questione Trieste”: «È tutto chiaro. Non c’è nulla da commentare». Mentre Fontanini opta per il profilo basso dopo il polverone sollevato: «Sono contento della posizione espressa da Tondo. Pesa visto il ruolo che ha, certo».


Il presidente della Regione non è comunque parso turbato da quelle che ha definito «normali schermaglie della politica in cui uno dice la sua e qualcuno, alla fine, farà la sintesi. Troveremo una conclusione, non mi preoccuperei più di tanto». Se Tondo non si preoccupa, c’è chi invece lo farebbe se si trovasse al suo posto. È un’altra voce che arriva, in giornata, dal Pdl. Nella fiera delle repliche e controrepliche intestine, il vicecoordinatore provinciale e consigliere regionale Piero Tononi sceglie di avvisare il “suo” presidente: «Io mi preoccuperei e molto, se dovessi avere le stesse idee del leghista e friulanista Fontanini». Incipit ironico quanto duro. Ma conclusione nel segno della ragion comune: «Comunque sono convinto che alla fine troveremo una sintesi perché il Pdl triestino - afferma Tononi - è sicuramente in grado di individuare il candidato che meglio coniuga le preferenze dell’elettorato, il gradimento del partito di cui è espressione e quello degli alleati che devono condividere la candidatura».


Il messaggio di Tononi, nella sua parte iniziale, va letto anche tenendo in considerazione un fatto di non poco conto: l’ex aennino è uno dei quattro moschettieri triestini del Pdl in Consiglio regionale. Gli altri sono Maurizio Bucci, Piero Camber e Bruno Marini. Un quartetto che, dall’interno della maggioranza, è in grado di spostare gli equilibri dell’assemblea con i propri voti, alla luce dell’attuale assetto dell’assise, diventando decisivo. Che la risposta indirizzata a Renzo Tondo sia un modo di fare pressing per rivendicare qualcosa in aula? Commercio? Circoscrizioni? Per ora, da piazza Oberdan emerge una lettura sola: il Pdl di Trieste vuole decidere in proprio ciò che interessa la sua città, senza interferenze. Né romane, né friulane.


«Mi conforta il sostegno del presidente - commenta intanto a caldo Roberto Antonione -. Il Pdl triestino? Ritengo la posizione del presidente Tondo sufficiente ed esaustiva, ha l’autorevolezza e l’autorità per chiudere una polemica su cui non occorre aggiungere altro e nella quale non è il caso che io entri».


E il grande rivale che Antonione ha in casa, il senatore Giulio Camber? L’Irrintracciabile si è confermato tale anche ieri, come ormai tradizione vuole. A lui sì, in qualsiasi caso, nessuno potrà muovere accuse di invasione di campo.

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