Elezioni a Trieste: il “gioco delle coppie” per strappare un seggio

La novità della doppia preferenza di genere impone l’abbinata uomo-donna In pista ticket storici come Dressi e Brandi, veri mariti e mogli, santini per due
Un momento dei preparativi nei seggi elettorali di Napoli per le elezioni del sindaco oggi 14 maggio 2011. L'insediamento dei circa 13 mila seggi elettorali, avvenuto nel pomeriggio, è stato l'ultimo tassello del complesso puzzle organizzativo che darà il via a una tornata amministrativa caratterizzata da una forte valenza politica a livello nazionale. Del resto, in tempo di federalismo, in ballo c'é la guida di 1.315 comuni (30 i capoluoghi di provincia, tra cui Milano, Torino, Bologna e Napoli), e 11 province, vale a dire Mantova, Pavia, Treviso, Ravenna, Lucca, Macerata, Campobasso e Reggio Calabria, Gorizia e Trieste. ANSA/CESARE ABBATE/
Un momento dei preparativi nei seggi elettorali di Napoli per le elezioni del sindaco oggi 14 maggio 2011. L'insediamento dei circa 13 mila seggi elettorali, avvenuto nel pomeriggio, è stato l'ultimo tassello del complesso puzzle organizzativo che darà il via a una tornata amministrativa caratterizzata da una forte valenza politica a livello nazionale. Del resto, in tempo di federalismo, in ballo c'é la guida di 1.315 comuni (30 i capoluoghi di provincia, tra cui Milano, Torino, Bologna e Napoli), e 11 province, vale a dire Mantova, Pavia, Treviso, Ravenna, Lucca, Macerata, Campobasso e Reggio Calabria, Gorizia e Trieste. ANSA/CESARE ABBATE/

Finché scrutinio non ci separi. A un mese dal primo turno per la presa del Municipio sta fiorendo un’inedita stagione dell’amore. Il fatto è che qui, a trionfare, non sono i sensi ma il tornaconto, se è vero che i candidati in corsa per il Consiglio comunale si trovano costretti dalla legge ad accoppiarsi, a trovare nella propria lista una o anche più anime, sedicenti gemelle, con cui provare ad accumulare più voti personali di quanti non riuscirebbero a racimolare da soli. E allora venghino, siore e siori, ce n’è per tutti, anche se ben pochi faranno “outing” sui santini pubblicitari chiedendo pubblicamente di votare “per due”: si spazia dalle coppie fisse anche nella vita alle convivenze di comodo, che dureranno il tempo di una campagna elettorale, passando per gli harem in cui un candidato (o una candidata) vanterà due o tre “dolci metà”.

Al di là insomma dell’abolizione dell’appendice del lunedì mattina, e della conseguente compressione del voto nella sola giornata della domenica, l’unica novità della chiamata alle urne del 5 giugno è proprio l’introduzione del ticket delle pari opportunità: la possibilità per un elettore di indicare sulla scheda (in ossequio alla nuova legge elettorale regionale 19 del 2013) non più una bensì due persone candidate al Consiglio, a patto però che non siano entrambi uomini o entrambe donne sennò la seconda indicazione finisce nel cestino.

Sarà pure un salto culturale per chi vota, ma lo è di più per chi il voto lo deve prendere. Sì perché questa, a Trieste, sarà la prima volta in cui i candidati dovranno allearsi nel nome, che più “politically correct” non si può, delle quote di genere. Tutti e tutte, o quasi, si guardano bene dal dichiarare in pubblico “amore eterno” a una candidata che sia una, e viceversa. Soltanto la coppia fissa da anni, formata da Bruno Marini e Manuela Declich, che pesca nel bacino istro-cattolico di Forza Italia, si dice sia pronta a santini “di coppia”. Non li faranno invece, ma di certo faranno campagna all’unisono, quelli che stanno insieme ben oltre la politica: è il caso dei giovani coniugi Marco Prelz e Deborah Matticchio, di Stop Prima Trieste, e degli un po’ meno giovani Peter Behrens e Claudia Cernigoi, di Sinistra Unita. Stop Prima ha scelto di non stampare santini a coppie, come del resto buona parte delle forze in lizza, tra cui ad esempio Startup Trieste di Fabio Carini, che professa libertà per l’elettorato. Libertà sì ma santini a coppie altrettanto sì, al contrario, è l’idea di Un’altra Trieste Popolare, che punta a diffondere appunto dei cartoncini pubblicitari “per due”, con la differenza che le coppie su quei cartoncini non saranno fisse ma varieranno, con buona pace del binomio di ferro tra Paolo Rovis e Lucrezia Chermaz. Qui, come altrove, il “witz” è far convergere sulla candidata o sul candidato ritenuti più forti più partner.

Succederà probabilmente anche nella Lega, dove al capolista Pierpaolo Roberti potrebbe essere costruito attorno un harem di candidate. Forza Italia, per dirne una, pare avere dei ticket già scritti per storica militanza: su tutti quello tra gli ex missini Sergio Dressi e Angela Brandi, anche se a quest’ultima potrebbero finire accoppiati dei giovani di belle speranze come Roberto Dubs e Alberto Polacco. Altre coppie azzurre potrebbero concretizzarsi per affinità personali tra i giovani Piero Geremia e Larissa Velenik e i meno giovani Giovanni Russo e Annalisa Montini Zimolo, mentre il “big” Piero Camber potrebbe ritrovarsi con più partner ma in questo caso si tratterebbe, probabilmente, di un “buon partito” per chi se lo prende. Un po’ come sarebbero considerate, dall’altra parte, le capolista di Pd e Insieme per Trieste Antonella Grim e Maria Teresa Bassa Poropat: la prima segretaria regionale del partitone e donna di punta del “giro” cattolico di Rosato, la seconda presidente uscente della Provincia. In casa Pd - dove inoltre paiono vicini Giovanni Barbo e la numero uno dei giovani “dem” Caterina Conti e qualcuno bisbiglia si stiano “corteggiando” la vicesindaca Fabiana Martini e il capogruppo russiano Marco Toncelli - Grim viene data comunque per “promessa” ad Alessandro Carmi, altro rosatiano doc. Ma forse non solo a lui, come lui forse non lo è solo a lei. L’amore “libero” vige anche qui. Quanto a Bassa Poropat, dicono potrebbe formare con l’altro illyano della prima ora Roberto Decarli una bella coppia, pronta alla sfida intestina con gli assessori uscenti Andrea Dapretto e Elena Marchigiani.

«Questa legge mi lascia perplesso, rischia di penalizzare un candidato solo perché è uomo o donna, è discriminante, sarebbe più giusto imporre il 50% di uomini e il 50% di donne in lista, con obbligo di alternare i generi», non si nasconde il candidato mancino Iztok Furlanic, presidente uscente del Consiglio comunale, mentre Alessia Rosolen, l’unica donna tra i candidati sindaco, si spinge oltre: «La parità di genere non si raggiunge per legge e neanche imponendo questa farsa della preferenza mista. Il problema vero semmai è rimuovere gli ostacoli che impediscono alle donne di far carriera, non solo in politica. Non a caso nei paesi del Nord Europa dove lo stato sociale è più forte, e questi ostacoli sono stati rimossi, la presenza delle donne in politica è ben più alta. Eppoi, spiace dirlo, questa è una finta soluzione. Anche stavolta, anzi più di altre volte, le donne rischiano di trainare il consenso agli uomini».

Se le affinità elettive imposte per legge avranno creato una pari opportunità al contrario, alla fine lo dirà lo scrutinio. Nel 2011 le elette furono sette su 41, il 17%. Onestamente è difficile far peggio.

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