Elezioni 2018, la “seconda vita” degli esclusi dalle liste. Ma c’è chi non molla

TRIESTE. Tornano a fare gli imprenditori, i docenti, i medici. O semplicemente gli appassionati di politica. Qualcuno, con il vitalizio, sopporterà con meno fatica l’uscita dalla scena. L’operazione liste ha prodotto anche la squadra degli esclusi. C’è chi corre solo per servizio e chi non corre per nulla, chi si è tirato fuori volontariamente, come Francesco Russo, e chi è stato fatto fuori, come Massimo Blasoni. Chi ci ha già messo una pietra sopra e chi non si arrende.
Per due uscenti che non hanno chiesto la ricandidatura c’è già una data in agenda: il 23 marzo riprenderanno servizio all’Università di Udine Russo e Gian Luigi Gigli. Il senatore del Pd ha fatto un passo indietro prima che si arrivasse allo psicodramma della composizione delle liste, ma a Trieste già si sussurra, oltre che di una sua ambizione da sindaco, pure che si stia costruendo un futuro nella società di gestione del Porto vecchio, lui che è stato il protagonista della sdemanializzazione. «Collaboro con il sindaco Dipiazza, ma oltre a questo non si va – ribatte però il diretto interessato –. Se mai ci sarà un mio coinvolgimento, sarà a titolo gratuito. L’unica cosa certa è che tra un mese e mezzo riprendo il mio servizio universitario: storia della scuola e politica della formazione».
Anche il centrista Gigli ritorna al suo mestiere: docente universitario e direttore della clinica di Neurologia dell’Ospedale di Udine. «Da sempre sono un uomo pubblico – spiega – e, pur tornando a fare il professore e il medico, continuerò con il giornalismo e rimarrò attento alla necessità di costruire una realtà politica in cui siano rispettati i temi della vita, della famiglia e della giustizia sociale». A nove anni dalla morte di Eluana Englaro, Gigli, nel ruolo di presidente italiano del Movimento per la vita, non ha dimenticato di commentare l’anniversario come «occasione per un rinnovato impegno contro la cultura dello scarto».
Ad annunciare in anticipo che non avrebbero partecipato alla caccia a un nuovo posto in Parlamento sono stati anche Lodovico Sonego e Alessandro Maran. Il senatore transitato in Mdp definisce la politica «un male incurabile che si può lenire solo con l’omeopatia della saggezza», ma fa capire di non essere interessato alle regionali: «Ho servito per vent’anni la Regione con onore e profitto, ma ora basta». Pure Maran parla di «servizio civile terminato», ma aggiunge: «Mi batterò ancora per le mie idee, ma il mio impegno politico continuerà in forme e sedi diverse. Non ho mai smesso, ad esempio, di scrivere su giornali e riviste. Poi, naturalmente, si vedrà. Pare che una rock star come Bon Jovi abbia detto: progetta il tuo futuro, ma con la matita».
Poi ci sono quelli che nel prossimo Parlamento avrebbero davvero voluto entrarci. Stefano Balloch, escluso all’ultimo minuto da Forza Italia, resterà sindaco di Cividale, mentre Massimo Blasoni, cancellato dalla corsa solo qualche giorno prima di Balloch, ha detto «basta così». E, rituffandosi a tempo pieno nella sua attività imprenditoriale nel settore delle case di riposo, lo ha ribadito su Facebook: «Costruire edifici, dare servizi agli anziani, creare occupazione mi paiono cose utili. Forse più utili che andare in Parlamento».
Altri, al contrario, non hanno alcuna intenzione di abbandonare il mestiere della politica. Gianni Cuperlo, che ha rinunciato a un seggio blindato in Emilia, si concentra non sulle poltrone, ma sul progetto: «Ero e rimango un uomo di sinistra e lavorerò perché quel campo ritrovi la sua unità».
Per chi è in lista, le situazioni sono diverse. C’è chi come Riccardo Illy si gioca tutto nel dentro-fuori del collegio e chi ha il paracadute delle regionali, come i vari Franco Iacop, Giorgio Zanin, Paolo Coppola, Silvana Cremaschi, Giorgio Brandolin, in campo in una partita molto complicata come quella del 4 marzo con il vento contro. «Chi ha una candidatura di servizio è libero di puntare alla Regione», conferma il presidente regionale dem Salvatore Spitaleri. Mistero fitto, invece, su cosa farà Gianna Malisani, uscente dimenticata. Lei non lo svela ma, dopo un lungo silenzio, denuncia lo scontento per come sono andate le cose: «Le regionali? Non ci ho pensato, ma non credo. Ci sono modi e luoghi per fare politica fuori dalle istituzioni e da certi partiti». Nel mirino proprio il Pd: «Non so se ci rimarrò. Oggi, al di là del caso personale, mi sento di denunciare la grave rinuncia alle primarie, la scelta di decimare l’ala sinistra e di penalizzare la componente femminile, favorendo le pluricandidature di donne pop vicine al cerchio magico renziano in modo da garantire il posto ai maschi in seconda posizione nei listini».
Infine, dei tre ex grillini ai saluti, solo Walter Rizzetto ci riprova con Fratelli d’Italia, mentre Aris Prodani dice «conclusa» l’esperienza politica. «Ritorno a fare impresa – fa sapere il deputato triestino –, la mia dimensione più naturale, ma in un settore differente dal precedente. Una nuova sfida, molto stimolante». Pure Lorenzo Battista, Mdp, recupera il posto di lavoro di prima, a Italia Marittima. Le regionali? «Non dipende solo da me».
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