Elettronica e informatica, non è affare per donne

L’Ingegneria elettronica e informatica è considerata un percorso tipicamente maschile, ma a fronte di un boom d’iscrizioni negli ultimi anni pure le ragazze che scelgono quest’ambito di studi sono in aumento, anche grazie a programmi d’orientamento specificamente pensati per loro. Per l’anno 2017/2018 sono 76 la ragazze e 317 i ragazzi iscritti alla laurea triennale, che include anche un curriculum in Biomedica su cui si concentrano la maggior parte delle studentesse. Alla magistrale in Ingegneria elettronica e informatica, invece, le ragazze iscritte sono circa il 25% del totale (12 su 47 studenti).
«Siamo ancora in minoranza, eppure la prima programmatrice al mondo fu una donna, Ada Lovelace, che molto prima della comparsa dei computer, intorno al 1830, diede vita al primo algoritmo inteso per essere elaborato da una macchina”, sottolinea Maria Letizia Losso, 24enne triestina al secondo anno della magistrale. «Negli anni ’60 e ’70 erano numerose le donne programmatici: come Katherine Johnson, afroamericana che lavorò al calcolo delle traiettorie di voli tra cui quello del primo americano nello spazio nel 1961 - evidenzia Eric Medvet, docente di Computer Engineering del Dipartimento di Architettura e Ingegneria di Units -. Lo scenario è cambiato negli anni ’80, quando il calcolatore è diventato un gioco per maschi». Lo conferma Maria Letizia: «Sono in molti ad avvicinarsi all’informatica attraverso il gaming, che però è ancora appannaggio principalmente maschile. Ma si tratta solo di una questione culturale, perché nel coding l’approccio è sempre molto personale. Io non sono mai stata una “smanettona”, ma dopo il primo corso di programmazione ho capito che quella sarebbe diventata la mia grande passione». «Per la magistrale due rappresentanti degli studenti su tre sono ragazze e nel mio caso, oltre a questo incarico, faccio anche tutorato». Negli ultimi due anni il Dia, racconta Medvet, ha organizzato anche alcune iniziative d’orientamento pensate per le ragazze. Il 13 novembre inoltre il programma “Coding Girls”, promosso dalla missione diplomatica Usa in Italia, farà tappa a Trieste con un hackathon per ragazze dell’ultimo anno delle superiori: «In queste due iniziative a spiegare il coding sono principalmente donne: avere figure di riferimento femminili è importante - sottolinea Medvet -. Ma parlando di Trieste nel 2018, e non di altri Paesi dove c’è ancora da lavorare molto sulla condizione femminile, se abbiamo poche iscritte a ingegneria informatica è anche un po’ colpa delle ragazze». Quello di Trieste è uno dei pochissimi Dipartimenti d’Ingegneria ad avere un direttore donna, Ilaria Garofolo: «Ciò dimostra che si può fare, anche se a livello di docenti e ricercatrici le donne sono ancora in minoranza schiacciante - commenta Medvet -. Ma il problema è legato a un sistema accademico con uno scarso turnover». —
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