Elena, da Gradisca ai Grammy nel nome di Clara Schumann

L’attrice isontina Mazzon porterà il suo spettacolo agli Oscar della musica Usa. Ora sogna di interpretare il suo “one woman show” di fronte al pubblico di casa

TRIESTE Da Gradisca d’Isonzo, via Londra, al red carpet dei Grammy Awards di Los Angeles. Dai sogni di una ragazzina che nella sua cameretta fantasticava di un futuro sul palcoscenico, alla realtà che supera ogni immaginazione. È la storia di Elena Mazzon, attrice originaria della Fortezza, che ha lasciato l’Isontino nel 2006 per un salto nel buio, a Londra, nel tentativo di provare a sfondare nel mondo del teatro. Una storia di gavetta e sacrifici che è approdata non tanto al lieto fine, ma che pare anzi all’inizio di qualcosa di ancor più grande. Perché “Clara”, lo spettacolo dedicato a Clara Schumann e che Mazzon ha scritto e interpreta sul palco come attrice e pianista in versione one woman show, dopo avere iniziato a girare in Gran Bretagna ha attratto l’interesse d’Oltreoceano. Il suo recitato, accompagnato dalla direzione musicale della pianista classica Stefania Passamonte – anch’essa trapiantata a Londra – è infatti diventato un live album (e un e-book) e questo è valso alle due artiste un invito ai Grammy, gli “oscar” americani al mondo della musica e dell’arte, del 10 febbraio. Al contempo, si è concretizzata anche la possibilità di portare qualche giorno dopo “Clara” al Whitefire Theatre di Los Angeles.

Se sia l’inizio di un successo su larga scala o solamente una favola da vivere fino in fondo, ad Elena Mazzon – 38 anni – importa relativamente. Perché quello che per lei davvero conta è rimanere fedele ai propri sogni, come quella ragazza che quasi quindici anni fa ha preso un aereo per l’Inghilterra. Voleva affinare la lingua e studiare recitazione. «Ma la prima volta non è andata così bene – sorride lei –. Non avevo le idee chiare e dopo un breve periodo trascorso a Manchester e in cui ho fatto la barista, sono rientrata a Gradisca senza alcun risultato. Ma sapevo che non mi sarei arresa facilmente».

Ecco allora la scelta di riprovarci nella ben più vivace Londra, dove situazioni e crocevia artistici sono quotidianamente a portata di mano. L’occasione arriva da una borsa di studio tenacemente inseguita, che le permette di lavorare in un teatro londinese. «Ho fatto di tutto, tranne salire su un palco – ricorda con l’ironia molto british che ormai le è entrata sottopelle –. Lavoravo nella produzione, al botteghino, nei camerini. Ma ho imparato moltissimo». Intanto Elena si mantiene (e lo fa tuttora) insegnando italiano e spagnolo in alcuni istituti e dando lezioni private, ma nel tempo libero non smette di studiare, perfezionarsi, assorbire con gli occhi e con la mente. E soprattutto di inseguire quel palcoscenico che è il suo posto nel mondo. Effettua decine e decine di provini, entra in diverse compagnie, ne fonda una propria assieme ad altri giovani talenti, riceve l’incoraggiamento del noto attore britannico Nathan Osgood, forse il primo a credere in lei. E la perseveranza inizia a pagare.

Arrivano alcune parti alla tv e al cinema – anche per la Bbc e Rai Fiction (“Dad”, “Empathy”, “Anna and Modern Day Slavery”, “Scrubbers”, “I Colori della Gioventù”), alcuni spot, e soprattutto le soddisfazioni a teatro: prima di oggi l’attrice isontina può vantare sette spettacoli al proprio attivo (fra cui una riuscita Miranda in “The Tempest” di Shakespeare), tutti naturalmente in lingua inglese e andati in scena in teatri londinesi e britannici. Fino ad oggi, perché l’ottavo spettacolo nel curriculum di Elena Mazzon è quello che offre le prospettive più importanti.

Anzitutto, perché “Clara” è in tutto e per tutto una “sua” creatura (uno spettacolo scritto e interpretato interamente da lei, con il supporto di un team che vede la già citata Passamonte come direttrice musicale e pianista, la drammaturga Catriona Kerridge come regista e Colin Watkeys che ha dato un contributo alla prima stesura). E poi perché, come abbiamo visto, ha schiuso delle porte inaspettate. «Avevo bisogno di qualcosa di totalmente mio. Conduco una vita normalissima e non nascondo che campare di cultura è difficile anche in Inghilterra – ammette Elena, che dopo aver perso qualche anno fa la mamma, a Gradisca ha ancora la nonna Anna, mentre il papà vive in Veneto –. Ma ho un lavoro diurno che mi paga le bollette e ho la fortuna di fare ciò che amo, rischiando e spesso rimettendoci di mio. Questa libertà non ha prezzo. Non la vivrò mai come un sacrificio. Non mi sento un “talento in fuga” e non provo rancore per l’Italia, ma certamente a Londra è tutto più snello, anche per ottenere finanziamenti ad uno spettacolo. Hai sempre la possibilità di ricominciare. I miei prossimi sogni? Vorrei portare la mia Clara in questa terra di confine e in giro per il mondo. Il suo messaggio di donna e di artista è estremamente attuale». –


 

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