Effetto tagli al Volta di Trieste: studi degli iscritti decisi per sorteggio
Genitori e ragazzi sul piede di guerra all’istituto tecnico Volta: una cinquantina di studenti delle future classi terze saranno obbligati a cambiare il proprio indirizzo di studi o trasferirsi in un’altra scuola per proseguire il percorso prescelto. E se nessuno lo farà spontaneamente spetterà alla scuola decidere, pescando dal mucchio per sorteggio, come in una lotteria a perdere, una mietitura alla “Hunger Games”. La decisione è calata dall’alto: dal Miur infatti sono giunte le indicazioni relative all’organico di diritto, il numero di classi attivabili in regione calcolate in base al numero degli studenti presenti sul territorio, in un’ottica di razionalizzazione della spesa. L’Ufficio scolastico regionale le ha poi redistribuite suddividendole tra le varie scuole: il risultato è che per il 2015-2016 il Volta potrà attivare solo 26 classi che non potranno più essere, come negli anni passati, “articolate” ovvero non potranno contemplare al loro interno la compresenza di diversi indirizzi di studio. Perciò i ragazzi che avevano iniziato i propri studi in una classe articolata di elettronica ed elettrotecnica o di meccanica, meccatronica ed energia o ancora di informatica e telecomunicazioni non potranno proseguire il loro percorso. Dovranno “riorientarsi” per consentire la formazione di classi non articolate e far tornare i numeri: nel caso di indirizzi particolarmente richiesti solo alcuni potranno entrare a far parte della classe corrispondente.
Così, per evitare di formare le classi “pescando” dal mucchio per estrazione, ieri i genitori degli studenti coinvolti in questa spiacevole operazione sono stati convocati in riunione dalla presidente del Consiglio d’Istituto Elena Weber: un centinaio, visibilmente in apprensione, hanno risposto alla chiamata. «Siamo particolarmente preoccupati – spiega Weber – perché queste classi erano già nate articolate: se si cambiano le regole in corso d’opera nulla ci garantisce che negli anni prossimi il problema non si ripresenti nuovamente». E la stessa situazione, sottolinea il presidente del coordinamento provinciale dei presidenti dei Consigli d’istituto, Pierpaolo Gregori, la stanno già vivendo anche molte altre scuole: per questa ragione, dice, verrà organizzata una protesta davanti alla sede dell’Ufficio scolastico regionale. «Mio figlio ama l’informatica e per questo aveva scelto l’indirizzo informatica e telecomunicazioni: ora si trova costretto a cambiare il proprio percorso di studi o ad andare in un’altra scuola. Ma dovrei mandarlo a studiare a Udine o Gorizia con i conseguenti disagi e spese per la famiglia» afferma una mamma esasperata. «Qui non viene garantito il diritto allo studio: ormai su scuola, lavoro e sanità non abbiamo più diritti ma solo doveri» sbotta un’altra madre. Interpellata in merito, la preside dell’istituto, Clementina Frescura, ammette di trovarsi «tra l’incudine e il martello». «Capisco benissimo i ragazzi che hanno già intrapreso un determinato percorso e non vogliono cambiarlo: è in gioco il loro futuro. Noi stessi ci impegniamo molto per orientare al meglio i nostri studenti e la scelta dell’articolazione di studi è vissuta in modo profondo dai ragazzi. Dire loro che ora non possono proseguire il percorso perché non ci sono abbastanza posti banalizza anche il nostro impegno e quello dei genitori». Frescura dice di comprendere la posizione dell’Ufficio scolastico e che negli scorsi giorni qualche piccola apertura c’è stata, risolvendo i problemi delle future seconde, ma che i tagli alla spesa pubblica non dovrebbero ricadere sulle scelte dei ragazzi e che i percorsi di studio unici nel territorio dovrebbero essere tutelati. «Se i ragazzi non volessero cambiare la propria scelta e decidessero di portarla avanti in un altro istituto un termotecnico dovrebbe andare a studiare a Tolmezzo e chi ha scelto elettrotecnica, telecomunicazioni e meccanica finirebbe a Gorizia». «Il paradosso – fa notare Weber - è che tutto si sarebbe potuto risolvere autorizzando la creazione di classi articolate: in termini di spesa sarebbero bastati solo due docenti in più per coprire le 55 ore a settimana necessarie per mantenere tutti gli indirizzi di studio». Qualcosa potrebbe ancora cambiare in fase di assegnazione dell'organico di fatto, ma per ora, ammette Frescura, non ci sono soluzioni alternative: o gli studenti si “riorienteranno” spontaneamente o sarà obbligatorio ricorrere al famigerato sorteggio, o ad altri criteri di selezione. «Ma qualsiasi criterio venga deciso – commenta un genitore – per i nostri figli si tratterà comunque di un’ingiustizia».
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