Effetto container, spediti via gli “irregolari”

Dopo l’arrivo di “Medici senza frontiere” accelerate le partenze. Trasferiti ieri altri cinquanta, la città si svuota
I container di Medici senza frontiere
I container di Medici senza frontiere

GORIZIA Ah, il potere dei container... Prima dell’arrivo dei moduli abitativi di Medici senza frontiere la situazione, sul versante dell’immigrazione, era a dir poco stagnante. Gli immigrati dormivano all’addiaccio, i volontari impazzivano per trovare soluzioni, la Caritas diocesana lanciava periodicamente l’allarme ma non c’era segno di eventuali trasferimenti. Tutto fermo. Nessuna corriera. Emergenza continua.

Arrivati i container, sono tornati i pullman: mai così tanti a Gorizia in un periodo così ristretto di tempo. Tant’è che qualche maligno abbozza: «Sembra vogliano fare un dispetto a Medici senza frontiera. Sembra vogliano dimostrare che i container non servono».

Una chiave di lettura che, però, viene smentita recisamente dal viceprefetto vicario Antonino Gulletta. Ieri, l’ennesimo trasferimento, nel breve volgere di pochissimi giorni, di altri 50 immigrati da Gorizia al Sud. «Il Ministero dell’Interno, al fine di alleggerire il numero di richiedenti asilo presenti nella provincia, ha autorizzato il trasferimento, organizzato da questa Prefettura in collaborazione con la locale Questura, di 50 profughi di nazionalità afgana e pakistana presso strutture di accoglienza situate nella Regione Campania e Puglia - si legge in un comunicato stampa -. Il trasferimento dei citati profughi è avvenuto nella mattinata odierna a mezzo di idoneo pullman con partenza dal Cara di Gradisca d’Isonzo, con scorta della Polizia di Stato».

“Medici senza frontiere”, a Gorizia villaggio per 100 rifugiati
L'area del San Giuseppe dove Medici sneza frontiere ha sistemato i container

«In pochissimi giorni - spiega Gulletta - hanno lasciato Gorizia 200 persone: 100 la prima volta, poi 50 e ulteriori 50. Perché questa accelerazione? L’iniziativa di “Medici senza frontiere” non c’entra nulla: semplicemente, c’erano troppi richiedenti asilo che dormivano all’addiaccio, al freddo. Il Ministero ha capito che questa situazione non poteva trascinarsi oltre e così è arrivato il nullaosta per il trasferimento altrove di ben 200 persone. Evidentemente le pressioni della Prefettura, che non è mai rimasta immobile, sono serviti. I container di Medici senza frontiere - aggiunge il viceprefetto - serviranno comunque perché i flussi sono inarrestabili. Questa mattina sono arrivati in città altri quindici profughi, a conferma che l’immigrazione non si ferma. Ben venga l’iniziativa dell’organizzazione Msf: anche se non è la soluzione migliore, è preferibile dormano nei container piuttosto che a terra».

Per ora, quantomeno, si può tirare il fiato. «In questo momento, sono un paio di decine gli immigrati senza convenzione. Anche alla Madonnina la pressione si è allentata notevolmente ma dobbiamo tenere la guardia molto alta», ammonisce ancora Gulletta.

Soddisfatto per quest’ultimo sviluppo il sindaco Ettore Romoli. Che non manca di inserire una punta di polemica nel suo ragionamento. «Ringrazio il prefetto Alberti per il suo operato. Mi fa piacere che siano disposti questi trasferimenti: in questa maniera si riequilibra un po’, a livello regionale, la presenza degli immigrati. A questo punto, potrebbero essere anche smantellati i container installati all’esterno del San Giuseppe: rischiano di non servire più».

Continua Romoli: «Non capisco come Medici senza frontiere abbiano pensato di predisporre proprio a Gorizia i moduli abitativi quando nei Balcani ci sono immigrati costretti a dormire dappertutto, all’addiaccio e al freddo. Perché hanno scelto di intervenire solamente nella nostra città?»

Dal canto loro, Medici senza frontiere fanno sapere che la predisposizione del campo di accoglienza è ormai agli sgoccioli e nei prossimi giorni potranno essere accolti i primi immigrati. «Non siamo, però, ancora in grado di dire con precisione quale sarà il giorno dell’apertura. Restano da effettuare ancora alcuni interventi», la sottolineatura del portavoce dell’organizzazione.

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