«Edilizia ancora a rischio, servono misure di rilancio»

Cgil, Cisl e Uil: recuperata occupazione ma numeri lontani dai livelli pre-crisi. Appello alla Regione, venerdì un sit-in davanti al Consiglio di piazza Oberdan

TRIESTE. Va un po’ meglio, d’altronde sarebbe stato difficile fare peggio. Il settore edile-costruzioni nel Friuli Venezia Giulia ha recuperato posti di lavoro dal 2016 a oggi, ma è ancora molto lontano dai livelli occupazionali di dieci anni fa. Nel 2008 gli addetti erano 14250, nel 2016 erano crollati di quasi la metà a 7500, nel 2018 la modesta risalita a 8650. Riprendono fiato - come si può verificare nel grafico - Trieste, Udine, Pordenone, mentre Gorizia è stazionaria.

Un breve documento della Triplice edile (Fillea-Cgil, Filca-Cisl, Feneal-Uil) suona la carica per riportare l’attenzione istituzionale su un ambito economico strategico, che non è certo guarito dalla crisi seguita al 2008. Per farsi sentire e vedere dal mondo della politica, i sindacati organizzano un sit-in in piazza Oberdan a Trieste, venerdì 15 alle ore 11 davanti al Consiglio regionale. Manifestazioni analoghe si svolgeranno in tutta Italia, ma a Trieste la presenza della Regione autonoma, in grado di intervenire con maggiore efficacia sul doppio registro normativo e finanziario, carica di ulteriore significato la protesta di categoria.

Il cahier de doléance, che i sindacati illustreranno venerdì, è piuttosto articolato, pur nella brevità. Condizioni di lavoro, dumping contrattuale, prevenzione degli infortuni, rilancio delle grandi opere infrastrutturali, sicurezza sismica e idrogeologica, gestione del territorio: la nota sindacale, a forte caratterizzazione friulana specialmente nell’elencazione viario-ferroviaria, stimola la Regione a prendere l’iniziativa sul fronte dell’edilizia privata e dei lavori pubblici.

Nella gerarchia delle priorità Cgil-Cisl-Uil evidenziano come, a una timida ripresa occupazionale, facciano riscontro «irregolarità diffusa» negli appalti e «dumping contrattuale» a detrimento degli imprenditori onesti e dei lavoratori. Per ridare trasparenza ai comportamenti del settore, i sindacati chiedono il ripristino del Durc trimestrale di cantiere, l’obbligatorietà di iscrizione alla cassa edile, la “patente” a punti sul rispetto delle regole anti-infortunio. Determinanti - aggiungono - le verifiche sull’idoneità tecnico-professionale delle imprese e l’attività di controllo da parte delle aziende sanitarie.

Poi si passa al rilancio delle grandi opere, bipartite tra strade-ferrovie e porti-interporti-retroporti. Nel primo contenitore infrastrutturale la Triplice segnala soprattutto l’autostrada Gemona-Sequals, riprendendo lo studio di fattibilità commissionato nel 2011: una realizzazione dalla quale trarrebbero beneficio i mobilieri del Livenza, le zone industriali di San Vito, di Spilimbergo, di San Daniele, di Osoppo, di Majano, di Buja. A nord fondamentale - scrivono i sindacati - la riqualificazione della 52 Carnica e della Variante tolmezzina.

Nel secondo ambito infrastrutturale focus riguardo ai ponti sul Meduna e sul Tagliamento tra Spilimbergo e Dignano. Poi la Triplice pensa al potenziamento della ferrovia Monfalcone-Trieste e della Udine-Cervignano. Auspicato il commissariamento del Porto vecchio triestino per sbloccare i lavori di riqualificazione.

Prevenzione nelle aree a rischio alluvioni, frane, smottamenti, attenzione agli edifici che resistettero al terremoto del 1976 ma che cominciano a invecchiare pericolosamente: la sicurezza del territorio completa il quadro di richieste che venerdì mattina riempiranno piazza Oberdan e saranno destinate all’assessore Graziano Pizzimenti.


 

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