Ecco Stanko Milic e Ruzzier, “cantine” storiche del Carso

L’ultima nata, nel 2018, quella di Marino Zobin e Franka Zerjal a Mattonaia

Stabilire qual è l'osmiza più vecchia della provincia di Trieste non è impresa da poco: l'origine si perde nella notte dei tempi e ce ne sono alcune storiche, ancora attive, che hanno però avuto delle “interruzioni” di servizio. Fra queste, la più datata pare sia quella di Stanislao Milic, aperta dal nonno Giuseppe, a Sgonico, sin dal 1920. «Forse anche prima!», dice il gestore 72enne, noto a tutti come Stanko. Secono alcuni documenti di famiglia, durante la Grande Guerra, il nonno Giuseppe era stato chiamato alle armi e «arruolato come fabbro sotto l'Austria». Al ritorno, aveva frequentato dei corsi di enologia, di agricoltura e costruito una cantina nuova. Alla riaperura dell'osmiza, dava da bere ai clienti nei fondi delle bottiglie di birra in vetro tagliate col fil di ferro caldo, «perché allora non era mica così semplice trovare dei bicchieri!». Alcune vigne erano state piantate anche prima della guerra, come quella ancora esistente di vitovska, la più antica che si conosca in Carso: risale al 1912, anno di nascita della mamma di Stanko. La casa, il cui cortile ospita anche un centenario gelso, è invece del 1420.

Stanko è un pluripremiato vignaiolo e un assaggiatore certificato di vini, olio, salumi e grappe. Va fiero dei formaggi che serve, come lo Jamar, prodotto dalla figlia al caseificio sociale di Prepotto, di cui è socio. Alleva fino a 8 maiali l'anno ed è uno degli stoici contadini che vendono ancora il proprio vino «a 50 cent a calice, non a 4 euro come ormai fanno tanti». Ad “affiancarlo” nel lavoro ci sono 2 figli e 4 nipoti, due coppie di gemelli.

L'osmiza che vanta, invece, la più longeva attività senza interruzioni è quella di Fabio Ruzzier, a Longera. Anche lui ha “ereditato” il mestiere quarant'anni fa dal nonno, nonostante questo volesse diseredarlo perché contrariato dalla passione del nipote per lo sport, un distraente dalla campagna. Ma Fabio non ha mollato, continuando sia con la marcia, sia con l'agricoltura con ottimi risultati, come testimonia la sua carriera sportiva e la longevità dell'osmiza. Da dieci anni è direttore tecnico della nazionale slovena di marcia e come atleta ha collezionato numerosi titoli mondiali ed europei.

L'osmiza risale al 1930, sebbene in un'altra casa rispetto a quella attuale. Dell'epoca, il signor Ruzzier conserva ancora gli storici bicchieri originali con le effigi di Mussolini. Pare il nonno aprisse sporadicamente anche in tempo di guerra: «solo un giorno o due – racconta Fabio - non servivano grandi permessi in quegli anni: se avevi qualcosa in esubero, mettervi fuori una frasca e via». Oggi l'osmiza, che ha solo tavoli interni, apre per un mese a circa metà gennaio, poi Ruzzier è impegnato fra campagna, sei nipoti, le gare dei suoi atleti in giro per l'Europa e le proprie. A 66 anni si allena ancora 4 o 5 volte a settimana.

Gli esperti sono unanimi invece sulla frasca considerata la più giovane della provincia: è quella di Marino Zobin e Franka Zerjal, a Mattonaia, aperta lo scorso anno, dopo il pensionamento di lui. Avendo finalmente più tempo a disposizione, Marino ha iniziato a riprendersi cura dei tanti terreni di famiglia. Come tanti gestori di osmize, Zobin è “figlio d'arte”: ha appreso il “mestiere” dal padre Luciano, che faceva osmiza a Caresana. Insieme alla moglie, in quel momento disoccupata, hanno pensato quindi di aprirne una nuova.

«Mio marito – racconta Franka - ama questa attività. Prima lavorava in porto ma tornare a lavorare la terra era il suo sogno. A me, d'altra parte, piace molto la cucina, ho esperienze di insegnamento alla scuola alberghiera e di somministrazione di cibo». Il grande scoglio era l'assenza di uno spazio proprio, ma la motivazione era tale che si sono decisi ad affittarne uno, affrontando un notevole sforzo aggiuntivo per allestire il luogo, lo scorso giugno. L'esperimento è andato bene: chiusura anticipata dopo sole 2 settimane perché avevano finito il vino. Il segreto del successo sta anche nel talento di Marino come fisarmonicista. Spesso e volentieri si mette a suonare, magari accompagnato dai numerosi altri amici musicisti che passano a trovarlo. Il repertorio varia dalle canzoni triestine al folk sloveno, ma la passione del “padrone di casa” è la musica tradizionale dalmata. Quest'anno l'osmiza Zobin aprirà in luglio, per aspettare che la giovane figlia Tija finisca gli esami di maturità. —




 

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